Alessandro Di Battista – 24/10/2025
https://alessandrodibattista.substack.com/p/la-disperazione-di-zelensky
Vedete, per capire l’andamento della guerra in Ucraina e la dimensione del suicidio totale dell’Ue è sufficiente notare il cambio di registro e il cambio delle parole utilizzate dai politici europei.
Vi riporto queste dichiarazioni:
“Kiev deve vincere, faremo di tutto per questo”, Ursula von der Leyen, 24 maggio 2022, Davos, Svizzera.
“Kiev deve vincere, non Putin”, Ursula von der Leyen, 29 agosto 2022, Forum strategico di Bled, Slovenia.
“Per far vincere l’Ucraina occorre che i Paesi europei raddoppino gli sforzi militari per aiutare Kiev”, Ursula von der Leyen, 18 febbraio 2023, Conferenza sulla sicurezza, Monaco di Baviera, Germania.
Mario Draghi, il messia, l’apostolo, il Cristiano Ronaldo della politica, si spinse oltre e al MIT di Boston, il 9 maggio 2023, disse: «Kiev deve vincere o per l’Ue sarà la fine. Accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è».
Anche un “pareggio confuso” per il SuperMario mondiale rappresentava un disastro totale. La donna, madre e cristiana seguiva la linea obbedendo oscenamente:
«Non abbiate paura di scommettere sulla vittoria dell’Ucraina e sulla sua integrazione europea», Giorgia Meloni, 26 aprile 2023, Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina di Roma.
«Scommettiamo sulla vittoria dell’Ucraina», Giorgia Meloni, 13 maggio 2023, incontro con Zelensky a Palazzo Chigi.
E lo stesso Zelensky allora parlava di vittoria, di fantomatiche controffensive ucraine e di riconquista dei territori perduti.
Vedete, per capire l’andamento della guerra in Ucraina e la dimensione del suicidio totale dell’Ue (e di chi, come Zelensky, ha pensato di seguire i consigli di Boris Johnson, Biden, Ursula e Commissione Ue), è sufficiente notare il cambio di registro e il cambio delle parole utilizzate dai politici europei.
Nessuno più parla di “vittoria di Kiev”, nessuno più “scommette sulla vittoria dell’Ucraina”, nessuno più indica come obiettivo la riconquista da parte ucraina dei territori in mano a Mosca.
Eppure per anni ci hanno fatto credere che l’esercito russo fosse un’armata Brancaleone, che Putin fosse disperato, che una vittoria di Kiev fosse davvero possibile.
Ieri Zelensky ha chiesto di congelare il fronte. In pratica è passato dalla certezza della vittoria ucraina alla consapevolezza della realtà (”Non abbiamo forze per recuperare Donbass e Crimea”, Zelensky, 18 dicembre 2024) fino alla richiesta di oggi: “congeliamo il fronte adesso”. Cosa significa? Fermiamoci qui, con la Russia che controlla il 21% del nostro territorio, anche perché se si va avanti rischiamo di perdere ancora di più.
Vi invito a leggere questi passaggi dell’editoriale di stamattina di Marco Travaglio: “Ma la vera questione non è quantitativa. È qualitativa: da un anno i russi demoliscono la “cintura fortificata” di 50 km tra Sloviansk e Kostantinovka (Donetsk), creata da Nato e Kiev dal 2014 con trincee, campi minati e città fortificate. E sembrano ormai prossimi a sbriciolarla, con l’ingresso nello snodo logistico, ferroviario e minerario di Pokrovsk e di lì in altre roccaforti fino a Kupyansk (oblast di Kharkiv). Dietro quella linea fortificata non c’è più una trincea: solo steppa indifesa fino a Dnipro e a Kiev. Perciò Zelensky, mentre finge che i russi siano in stallo, continua a implorare gli alleati di fermare Putin”.
Ieri dalla Gruber, un Beppe Severgnini in totale confusione, ha ritirato fuori il mantra del “c’è un aggressore e un aggredito”. Dopo 4 anni di avanzate russe (lente ma inesorabili), dopo 4 anni di pezzi di Ucraina devastati, dopo 4 anni di zero diplomazia, i cantori delle bellezze della Nato e dell’Ue parlano ancora di “aggressore e aggredito”. Chiaramente parlano di questo perché ammettere che la strategia Ue in Ucraina sia stata un suicidio assoluto rappresenterebbe la loro fine politica e giornalistica. Dunque meglio tirare fuori gli evergreen o sostenere che se non ci fosse stata l’Ue Putin avrebbe conquistato tutta l’Ucraina.
A Putin conquistare l’Ucraina non interessa. Voleva sì buttare giù il governo Zelensky in 2 settimane (obiettivo fallito evidentemente), ma non con l’obiettivo della conquista di nuovi territori. Ai russi non mancano territori. Ai russi (che siate d’accordo o meno) manca la percezione della sicurezza e questa si otterrà solo con la rinuncia definitiva da parte ucraina di entrare nella Nato e con la parziale demilitarizzazione dell’Ucraina stessa. Questi restano gli obiettivi principali di Mosca e sono sempre gli stessi. Possiamo tradurli con una bellissima parola, una parola che metterebbe fine alla guerra, una parola che, se fosse stata pronunciata (e perseguita) 4 anni fa, avrebbe permesso a Kiev di mantenere un’integrità territoriale impensabile oggi.
Questa parola è: neutralità!
Fino a che non verrà pronunciata, i russi avanzeranno (altro che congelamento del fronte), gli ucraini perderanno territori e i politici europei perderanno ancor di più la faccia, ammesso che ne abbiano ancora una.

