Avviso ai naviganti 161 – 31 ottobre 2025
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Contro il DDL Gasparri e la prostituzione del nostro paese agli imperialisti USA e sionisti
Estendere e precisare la denuncia nominativa degli agenti dell’Entità sionista operanti in Italia
Centinaia di migliaia di lavoratori, studenti, pensionati si sono mobilitati contro il genocidio a Gaza e la complicità del governo Meloni con esso. Sono scese in piazza, hanno bloccato porti, stazioni, autostrade e tangenziali, hanno occupato scuole e università, hanno scioperato disobbedendo alle leggi antisciopero, hanno fatto saltare divieti, leggi sicurezza e zone rosse, hanno spinto anche la CGIL a scioperare e manifestare insieme all’USB e agli altri sindacati alternativi e di base, hanno indotto numerose amministrazioni locali a prendere posizione e, in alcuni casi, anche ad adottare misure pratiche e sospendere rapporti e accordi con istituzioni e aziende sioniste.
La posta in palio adesso è far valere i metodi di lotta, le alleanze e in generale le posizioni conquistate con gli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre e con la manifestazione nazionale del 4 ottobre anche nella lotta contro la legge finanziaria e le altre misure antipopolari del governo Meloni, contro la chiusura di aziende, contro lo smantellamento della sanità e della scuola pubblica, contro la devastazione dell’ambiente e le grandi opere speculative, contro il riarmo e le operazioni in cui il governo infogna il nostro paese nella Terza guerra mondiale, fino a cacciarlo e sostituirlo con un governo di emergenza popolare. L’occupazione dell’aeroporto di Firenze al termine della manifestazione indetta il 18 ottobre dal Collettivo di Fabbrica della ex GKN per la riapertura della fabbrica e l’appello di lavoratori e delegati di vari sindacati perché il 28 novembre sia una giornata di sciopero unitario contro la finanziaria del governo Meloni sono un segnale in questa direzione. “Cosa succederebbe se quelle migliaia di lavoratori, oltre che manifestare contro il genocidio, ancora in corso, e per la pace, decidessero di bloccare tutto anche per i salari dei lavoratori (che sono i più bassi d’Europa) e per ottenere che le risorse economiche, invece di essere destinare alla speculazione bellica, fossero investire nei servizi pubblici?” scrive USB Livorno nel suo comunicato del 21 ottobre. Suonerebbe la campana a morto per il governo Meloni!
Per scongiurare questo pericolo, Meloni e i suoi hanno fatto leva sull’esaltazione del “piano di pace” di Donald Trump e sulla denigrazione delle organizzazioni sindacali che hanno promosso le mobilitazioni contro il genocidio a Gaza dicendo che “si occupano della Palestina anziché dei lavoratori italiani”. Adesso approfittano del fatto che la marea della mobilitazione di massa è calata per colpire. Tramite l’agente sionista Maurizio Gasparri, il governo ha depositato un disegno di legge che equipara l’antisionismo all’antisemitismo per rendere perseguibile l’antisionismo, come ben illustrato dalla relazione dell’avvocato Arturo Salerni nella video-conferenza organizzata da USB lo scorso 23 ottobre. Il DDL Gasparri va a braccetto con la repressione contro chi ha fatto blocchi e occupazioni, con i provvedimenti contro le organizzazioni sindacali che hanno fatto carta straccia della legge antisciopero 146/1990 e dei richiami della Commissione di Garanzia, con le intimidazioni contro la relatrice ONU Francesca Albanese, con le azioni dei fascisti e dei picchiatori sionisti.
Rafforzare la denuncia nominativa degli agenti dell’Entità sionista operanti in Italia è un ingrediente della lotta per far saltare il DDL Gasparri e spezzare la macchina del genocidio
Rafforziamo la denuncia della complicità del governo Meloni con il genocidio a Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania e del suo asservimento agli imperialisti USA e sionisti. Rafforziamo la denuncia nominativa degli agenti dell’Entità sionista operanti in Italia: sono l’ingranaggio della macchina del genocidio che ha sede in casa nostra. Diamo un volto e un nome agli agenti e organismi dell’Entità sionista: spezzarne l’anonimato impedisce o comunque rende loro più difficile agire nell’impunità.
Facciamo appello a continuare ad inviarci i nominativi degli agenti sionisti operanti nel nostro paese così da sviluppare ulteriormente la mappatura pubblica: la clandestinità del (nuovo)PCI ci protegge dalle ritorsioni, consente di poter andare fino in fondo nel dare loro nomi e cognomi. Questa denuncia è stata uno degli ingredienti dello sviluppo della mobilitazione a sostegno del popolo palestinese. Le sanzioni economiche e le intimidazioni contro Francesca Albanese, diventata il principale megafono di questa azione di denuncia, sono una riprova che questo genere di iniziative nuocciono allo Stato sionista d’Israele e in Italia alimentano la mobilitazione a sostegno della Resistenza del popolo palestinese e contro il governo Meloni, complice dei sionisti.
Dare un nome e un volto ai picchiatori della struttura paramilitare interna alla Comunità Ebraica di Roma!
Dall’uscita dell’Avviso ai Naviganti 145 del 22 agosto 2024 che conteneva una prima lista, nel giro di poco più di un anno la denuncia della capillare infiltrazione degli agenti sionisti nel nostro paese è diventata una pratica a cui contribuiscono anche esponenti autorevoli della società civile e perfino una parte dei media borghesi. Riportiamo in appendice l’articolo pubblicato il 12 ottobre da Il Fatto Quotidiano, che denuncia l’esistenza in seno alla Comunità Ebraica di Roma (CER) di un organo paramilitare dedito a minacce, aggressioni e spedizioni punitive contro esponenti e militanti del movimento di solidarietà con il popolo palestinese. A quanto scritto dagli autori, aggiungiamo che:
– l’impunità di cui gode l’organizzazione paramilitare sionista affiliata alla CER non è casuale né il risultato di disattenzione delle Forze dell’Ordine come dà a intendere l’articolo, ma è la conseguenza dell’extra-territorialità di cui gode la CER nel nostro paese, al pari delle agenzie militari degli imperialisti USA-NATO;
– l’agente sionista Riccardo Pacifici, già presidente della CER, di cui l’articolo parla in termini generici, è il capo di fatto dell’organizzazione paramilitare collegata alla CER, come si evince anche dal ruolo svolto in alcune azioni pubbliche intraprese dalla CER stessa, ad esempio i fatti del 25 aprile 2024 a Roma. In quell’occasione capeggiò infatti la carica contro gli antifascisti e gli antisionisti radunati a Porta San Paolo condotta da alcune centinaia di sionisti, con un servizio d’ordine dotato di armi da fuoco che vennero esibite a scopo intimidatorio contro i militanti ANPI che presidiavano la piazza.
Avanti nella lotta per liberare il nostro paese dagli agenti sionisti e dai servi della NATO!
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“Tra gli ebrei della capitale ci sono cento picchiatori”
di Vincenzo Bisbiglia e Alessandro Mantovani
C’è “un centinaio di picchiatori” tra gli ebrei romani, gente “che sa picchiare, a volte agisce spontaneamente e a volte in modo più organizzato”, ragiona un investigatore. Dall’interno della Comunità li ridimensionano a 40, qualcuno a “25 psicopatici, che hanno memoria se non della violenza politica degli anni di piombo almeno degli anni Novanta”, quando nel 1992 gli ebrei chiusero a suon di botte la sede dei neofascisti di Movimento Politico in via Domodossola. Sono ambulanti, urtisti, commercianti, tassisti e anche ragazzi delle scuole ebraiche e universitari. Qualche ultrà dell’Olimpico, più romanisti che laziali. Polizia e carabinieri sembrano conoscerli uno per uno.
Anche nella Comunità sono preoccupati, almeno in privato. A Roma la tensione è alta e non svanirà solo per il primo accordo su Gaza. “Se non facciamo tutti un passo indietro c’è il rischio che ci scappi il morto” è la frase che ti senti ripetere. Gli ebrei sono spaventati, si sentono “stuprati sui muri di Roma” per dirla con uno di loro che più moderato non si può, ora anche intimiditi e indispettiti dalle manifestazioni oceaniche per i palestinesi. Senz’altro tendono a vedere l’antisemitismo pure dove non c’è, spesso in buona fede. E allora, come si dice a Roma, chi mena per primo mena due volte.
Questo centinaio di esagitati l’abbiamo visto il 25 aprile del 2024 a Porta San Paolo, luogo storico della Resistenza romana dove ogni anno c’è tensione perché un pezzo della sinistra non vuole gli ebrei, troppo legati a Israele. Arrivarono in trecento, lanci di bombe carta e di scatole di legumi (piene) sui manifestanti, grida feroci tipo “ti devono stuprare come a Gaza” rivolti alle ragazze pro palestinesi, almeno un paio di armi improprie (un martello) sequestrati. Quest’anno per fortuna la Questura ha separato le due manifestazioni. Qualche giorno dopo, il 7 maggio 2024, alla Sapienza vicino alla facoltà di Fisica hanno vandalizzato la targa in memoria di Sufian Tayeh, rettore dell’Università islamica di Gaza, ucciso in un bombardamento: identificati dalla polizia dieci appartenenti alla Comunità, tra i 20 e i 24 anni.
Gira da giorni un elenco di fatti e fatterelli per lo più non gravissimi, attribuiti con certezza variabile a persone della Comunità. Si conclude col noto episodio del 2 ottobre al liceo artistico Caravillani, che ha l’ingresso in comune con una sinagoga a Monteverde, quartiere a forte presenza ebraica. I ragazzi gridano “free Palestine” e venti adulti, che sono al Tempio Beth Michael in un giorno per noi feriale per lo Yom Kippur, vanno ad affrontarli, poi addirittura tornano all’uscita: insulti alle ragazze, “puttana”, spintoni e manate, perfino una ciocca di capelli strappata a un ragazzino peraltro ebreo. Poi le scuse di Riccardo Pacifici, ex presidente della Comunità, che non sarà un capo militare ma è un punto di riferimento dell’ala oltranzista. Il giorno stesso tocca ad Andrea, uno dei Medici per Gaza, aggredito da tre persone non identificate dopo un’iniziativa pro palestinese allo Spallanzani. È al Portuense, che confina con Monteverde e Marconi dove pure gli ebrei sono tanti – è tutto relativo, gli ebrei sono sempre pochi – e dove sulla saracinesca del panificio kosher di uno di loro è poi comparsa la scritta “ebrei di merda bruciate tutti”. Chissà chi l’ha fatta, ci saranno antisemiti anche a sinistra, ma a Roma i fascisti non mancano.
L’elenco comincia dalla sera del 24 ottobre 2023, poco dopo gli attacchi del 7 ottobre e l’avvio della sanguinosa reazione israeliana che ha seminato morti a Gaza fino a tre giorni fa. Comincia a Fiumicino dove atterra Karem Rohana, classe 1988, logopedista italo-palestinese che sui social si chiama Karem_from_Haifa e per molti ebrei anche civilissimi è “un provocatore”. Sui social quella sera mette pure l’ora di arrivo del suo aereo perché qualcuno vada a prenderlo. Lo seguono presumibilmente dall’aeroporto, quando si ferma in via Ostiense per bere qualcosa con un’amica, lo raggiungono da dietro e lo pestano, lo prendono a calci pure a terra: 10 giorni di prognosi, poi scoprono una frattura alla mano, devono operarlo e i giorni diventano, racconta Rohana, 61. Se ne vanno su due Smart, nessuno prende le targhe. La Procura ha chiesto l’archiviazione del fascicolo, iscritto per lesioni aggravate dalla finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso. Le indagini della Digos non sono bastate.
Si indaga invece a 360 gradi per il pestaggio, pesantissimo, di Gabriele Rubini detto Chef Rubio, avvenuto il 14 maggio 2024 ai Castelli Romani. Roba da professionisti, almeno sei o sette. Frattura dell’orbita facciale e una profonda ferita al cranio provocate pare da una martellata.
Nessun dubbio sulla matrice ebraica per l’aggressione del 4 agosto dell’anno scorso a Giovanni Barbera, dirigente di Rifondazione. Sfondata la vetrina della federazione romana del partito in piazzale degli Eroi al Trionfale: l’uomo, 40 anni, portava una kippah e brandiva un manganello, i carabinieri l’hanno identificato e denunciato. Nessun dubbio anche sulla matrice del raid notturno del 21 febbraio 2025 al Liceo Manara di Monteverde, a due passi dal Caravillani: uno striscione “Fate gli antifascisti ma avete reso la scuola juden free”, le stelle di David sui muri e il cancello sigillato col silicone. Con tanto di rivendicazione della Brigata Dario Vitali, intitolata – ha scritto il giornalista Valerio Renzi, esperto della destra romana – a un giovanissimo soldato ebreo “che si fregiò di gesti di ‘eroismo’ nella Grande Guerra, ma anche un fascista della prima ora”.
Quella stessa notte, sempre nella zona Ovest di Roma, c’è anche il primo attacco alla Garbatella: divelto il monumento Handala che raffigura un bambino palestinese in via delle Sette Chiese, dove ogni anno commemorano l’attivista statunitense Rachel Corrie, uccisa a 23 anni a Gaza da un bulldozer israeliano nel 2003; danni anche al centro sociale “La Strada”. Garbatella e La Strada sono stati presi di mira altre tre volte nell’aprile 2025 con lo sfregio a un altro monumento e poi a maggio e ancora la notte del 13 settembre con le bombe carta contro l’ingresso, accompagnate da scritte contro Alessandro Di Battista. Non è una zona di particolare presenza ebraica come Monteverde, Marconi o piazza Bologna, dove peraltro si segnalano inseguimenti di ragazze con la kefiah vicino alla sinagoga di via Padova. È un quartiere in cui la sinistra nata nel movimento governa da anni l’VIII Municipio, un tempo con Massimiliano Smeriglio oggi assessore in Campidoglio e ora con Amedeo Ciaccheri. Lì c’è La Strada e anche Casetta Rossa, dove ogni anno decine di ebrei romani festeggiano la loro Pasqua anche con i palestinesi, ci sono percorsi comuni sulla memoria della Shoah e dell’antifascismo, il ponte nuovo che collega il quartiere a Ostiense e intitolato a Settimia Spizzichino, l’unica ebrea romana sopravvissuta ai lager. Si direbbe che prendono di mira chi è stato più vicino agli ebrei, quasi li considerassero traditori.
Ci sono poi minacce e insulti sui social contro Maya Issa, 25 anni, studentessa di Scienze Politiche nata in Italia da una coppia di palestinesi, il volto più noto dei Giovani palestinesi che due anni fa manifestavano con qualche centinaio di romani per Gaza e pian piano si sono tirati dietro mezza città. “Nel 2024 mi minacciavano, messaggi come ‘ ti aspettiamo sotto casa’ o ‘ti ammazziamo’, ora mi insultano nei commenti sui social: ‘Terrorista, ti devono revocare la cittadinanza’”, racconta. Non ha ancora sporto denuncia, “lo farò” assicura, ma la polizia, che interloquisce abitualmente con lei in piazza, sa tutto. Chi passa all’atto in genere non lo scrive sui social, però c’è il rischio di far venire l’idea a qualcun altro.
Nel quartiere ebraico che tutti ancora chiamano Ghetto o ex Ghetto non è successo nulla, il Gruppo sicurezza della Comunità fa il suo lavoro e certo non controlla le bande. Di tutto questo avremmo voluto parlare col presidente degli ebrei romani, Victor Fadlun, uomo di pace appartenente alla componente tripolina – gli ebrei scacciati dalla Libia dopo che Muhammar Gheddafi prese il potere nel 1969 – che nella memoria hanno più il conflitto con gli arabi che l’antifascismo europeo. Fadlun è stato eletto nel 2023 e rieletto, trionfalmente, nel 2025, con una maggioranza che comprende anche amici di Pacifici e ha emarginato altre componenti democratiche. Non è stato possibile, Fadlun ha riflettuto un po’ sulle domande del Fatto e poi venerdì è calato il sole. Shabbat. Ci saranno altre occasioni

