“Riflessioni di fine anno. Chi ne è uscito con le ossa rotte?”

“Se non ci fosse stata la trovata dei sindaci PD sul decreto sicurezza, i toni dell’offensiva della ‘sinistra’ nella lotta contro l’attuale governo si sarebbero abbassati di molto. Anche questa nuova sortita, comunque, rischia di dimostrarsi un boomerang contro chi l’ha provocata.”

 

Riflessioni di fine anno
Chi ne è uscito con le ossa rotte?

Se non ci fosse stata la trovata dei sindaci PD sul decreto sicurezza, i toni dell’offensiva della ‘sinistra’ nella lotta contro l’attuale governo si sarebbero abbassati di molto. Anche questa nuova sortita, comunque, rischia di dimostrarsi un boomerang contro chi l’ha provocata.

Atteniamoci però ai fatti, cioè al risultato di fine anno con l’approvazione della legge di bilancio. Da questo punto di vista, cioè dalla capacità di tenuta politica del governo Conte, il risultato è stato notevole. Parliamo ovviamente dal punto di vista politico cioè dello scarto tra previsioni ed esito. Della parte tecnica parleremo più avanti. Dunque come sono andate le cose?

La previsione che facevano i rottami del 4 marzo, le istituzioni mediatico-finanziarie ad essi collegate con l’appoggio determinante dell’UE, della BCE e del FMI, era che l’urto della finanza internazionale sullo spread e sulla borsa avrebbe determinato il crollo del governo giallo-verde. Su questa previsione i rottami del 4 marzo e i loro ascari sono andati all’attacco in modo violento, consapevoli che un successo del governo Conte avrebbe distrutto ogni velleità di ripresa e accelerato la loro decadenza. Era dunque una questione di vita o di morte.

Le scene che si vedevano in parlamento erano però più che altro grida di disperazione che andavano aumentando quanto più si vedeva che non riuscivano a bloccare la determinazione dei leaders giallo-verdi. I quali si sono dimostrati all’altezza della situazione e hanno condotto la partita con molta abilità.

E’ vero, c’erano le sparate salviniane contro l’UE, ma c’era anche chi era consapevole che Bruxelles non poteva tirare troppo la corda senza provocare un patatrac di tutta l’architettura europea. Giocando su questa consapevolezza, Conte e Tria hanno offerto una via d’uscita accettando la mediazione sulla legge di bilancio e sui controlli futuri, ma consentendo ai giallo-verdi di portare a casa i due obiettivi strategici, almeno dal punto di vista del rapporto elettorale con gli italiani, sulle pensioni e sul salario di cittadinanza.

Qualcuno, di ‘sinistra’, cerca di recuperare facendo i conti della serva, ma è evidente che quando si vede l’albero e non la foresta non ci si accorge che l’elemento principale della battaglia verteva sul fatto che si trattava di infrangere i principi ultraliberisti su cui le leggi di bilancio erano impostate fino al 2018, con l’austerità a senso unico e la logica di utilizzare le risorse pubbliche per lo sviluppo di ‘investimenti’ che portano alla deregulation nei rapporti di lavoro e all’aumento della disoccupazione e della precarietà. Il Jobs act renziano era stato il culmine di queste scelte.

Per avere un resoconto equanime di come la legge di bilancio è stata impostata e approvata basta leggere il Fatto Quotidiano e il resoconto degli avvenimenti parlamentari di questi ultimi mesi riportato da Marco Travaglio sul suo giornale. In particolare nel numero del 4 gennaio, a vicenda parlamentare conclusa, viene data una pagella sui vari provvedimenti che corrisponde, più o meno, a ciò che è lecito poterne dire per ora, nel bene e nel male, ma mostrando abbastanza chiaramente chi ne è uscito con le ossa rotte. A partire dal PD e dai suoi ascari.

Aginform
6 gennaio 2019

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