La scia di sangue continua: a Esperia duplice omicidio e suicidio

Un’altra strage, con un bilancio di tre morti, causata armi legalmente detenute. Il bollettino si aggiorna ancora. Questa volta il dramma si è verificato a Esperia, paese in provincia di Frosinone: Gianni Paliotta, ex ferroviere in pensione, ha ucciso il figlio di 27 anni e la figlia di appena 19 anni, prima di rivolgere la pistola contro se stesso.

 
La scia di sangue continua: a Esperia duplice omicidio e suicidio con arma legalmente detenuta
 
 
Un’altra strage, con un bilancio di tre morti, causata armi legalmente detenute. Il bollettino si aggiorna ancora. Questa volta il dramma si è verificato a Esperia, paese in provincia di Frosinone: Gianni Paliotta, ex ferroviere in pensione, ha ucciso il figlio di 27 anni, che si trovava lì per le vacanze estive, e la figlia, di appena 19 anni, prima di rivolgere la pistola contro se stesso, esplodendo l’ultimo fatale proiettile.

È l’ennesima storia di sangue che macchia questo 2018 e diventa la peggiore strage di questa estate, caratterizzata dalle aggressioni “a piombini” contro migranti,  dopo che solo qualche giorno fa a Venarotta, in provincia di Ascoli, un altro pensionato, di 74 anni, aveva cercato di uccidere la moglie a colpi di fucile (regolarmente detenuto): solo l’intervento del figlio ha evitato il peggio, facendo finire tutto con uno spavento. Ma senza vittime.

Anche l’arma del duplice omicidio e del suicidio a Esperia era legalmente detenuta: nulla aveva lasciato immaginare che il pensionato potesse rendersi protagonista di una strage del genere. Così continuava a custodire quella pistola usata per la strage.

Scrive Clemente Pistilli su La Repubblica, raccontando il fatto:

A fare la terribile scoperta è stata la moglie dell’ex ferroviere, Filomena De Angelis, un’insegnante di 58 anni, appena tornata nella loro casa all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e piazza Consalvi, dopo aver sbrigato una commissione alle Poste. Il pensionato, stando sempre alle prime indagini, fino a questa mattina non avrebbe tra l’altro mai mostrato dei segni di squilibrio e non avrebbe mai avuto problemi con le forze dell’ordine, tanto che continuava a detenere regolarmente la pistola poi utilizzata per la strage familiare.

Secondo quanto ricostruito, la famiglia non aveva avuto problemi al suo interno: nessuna segnalazione di litigi o di tensioni particolari. Anzi di recente la figlia 19enne aveva superato un momento di grossa difficoltà: era stata sottoposta a un trapianto di reni, grazie alla donazione della madre, consentendo al nucleo di riprendere una vita normale. Un quadro perfetto per ripartire. Almeno così è stato, fino a che quella pistola presente in casa non ha distrutto un’intera famiglia. L’ennesimo tragico caso che dovrebbe risultare di ammonimento per la circolazione di armi.

 

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