“Aasia Bibi torni finalmente in libertà”

Accolta con favore la decisione della Corte suprema del Pakistan di confermare la sentenza di assoluzione per Aasia Bibi, la contadina cristiana condannata a morte nel 2010 per blasfemia. Amnesty International: “Aasia Bibi deve finalmente tornare in libertà e il suo incubo deve finire”,

 

COMUNICATO STAMPA
 
LA CORTE SUPREMA DEL PAKISTAN CONFERMA LA SUA DECISIONE. AMNESTY INTERNATIONAL: “AASIA BIBI TORNI FINALMENTE IN LIBERTÀ”

 
Accogliendo con favore la decisione della Corte suprema del Pakistan di confermare la sentenza di assoluzione per Aasia Bibi, la contadina cristiana condannata a morte nel 2010 per blasfemia, Rimmel Mohydin, responsabile delle campagne di Amnesty International sull’Asia meridionale, ha rilasciato questa dichiarazione:
 
“Aasia Bibi deve finalmente tornare in libertà e il suo incubo deve finire. Dopo nove anni dietro le sbarre per un reato non commesso, è difficile considerare il verdetto di oggi come una sorta di giustizia. Ma almeno questo le dovrebbe consentire di riunirsi con la sua famiglia e di cercare riparo in uno stato di sua scelta”.
 
“Le autorità pachistane devono respingere e indagare sui tentativi di intimidire la Corte suprema. Devono proteggere le minoranze religiose, i giudici e gli altri rappresentanti del governo da ogni minaccia di violenza”.
 
“Il vergognoso ritardo nel ripristinare i diritti di Aasia Bibi rende ancora più necessario l’annullamento, nei tempi più rapidi possibili, delle leggi sulla blasfemia e di ogni altra norma che discrimini le minoranze religiose e ponga le loro vite a rischio”.

 
Ulteriori informazioni
 
Alla fine di ottobre del 2018 la Corte suprema aveva assolto Aasia Bibi da ogni accusa e ordinato il suo rilascio immediato. Di fronte alle proteste e alle minacce di parte dell’opinione pubblica, il governo aveva fatto un passo indietro, impedendo ad Aasia Bibi di lasciare il paese fino a quando la Corte suprema non avesse esaminato la richiesta di revisione del caso. Da allora, la donna era rimasta sotto protezione.
 
Le leggi sulla blasfemia sono vaghe, generiche e coercitive. Vengono usate per prendere di mira le minoranze religiose, compiere atti di violenza e perseguire vendette private. Le persone accusate, spesso sulla base di prove inesistenti, fanno fatica a veder riconosciuta la loro innocenza mentre gruppi di facinorosi minacciano le forze di polizia, i testimoni, i procuratori, gli avvocati e i giudici.
 
Roma, 29 gennaio 2019
 

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