Nigeria: minori e donne vittime di abusi sessuali nelle prigioni dello stato del Borno

Una ricerca condotta dal Amnesty International ha accertato casi di violenza sessuale nei confronti di donne e minori da parte di agenti di sicurezza e altri detenuti nelle strutture penitenziarie di alta sicurezza nello stato del Borno, in Nigeria.

 

COMUNICATO STAMPA

NIGERIA: MINORI E DONNE VITTIME DI ABUSI SESSUALI NELLE PRIGIONI DELLO STATO DEL BORNO

Una ricerca condotta dal Amnesty International ha accertato casi di violenza sessuale nei confronti di donne e minori da parte di agenti di sicurezza e altri detenuti nelle strutture penitenziarie di alta sicurezza nello stato del Borno, in Nigeria.

Gli strazianti episodi sono avvenuti nelle prigioni di massima sicurezza di Maiduguri e Giwa, dove migliaia di civili, arrestati per sospetta complicità con il gruppo armato di Boko haram, sono detenuti. La ricerca condotta da Amnesty International ha inoltre accertato che numerosi minori sono detenuti illegalmente, insieme agli adulti, nel penitenziario di Maiduguri.

“Si tratta di un altro inquietante caso di violazione dei diritti umani perpetrato a danno dei civili nel contesto del fenomeno di Boko haram, nella Nigeria nord orientale”, ha dichiarato Osai Ojigho, direttore di Amnesty International Nigeria.

“Non è accettabile che i minori siano esposti a un trattamento così vile, mentre sono sotto la tutela del governo, così come è intollerabile che le donne, ancora una volta, debbano sopportare il peso dell’abuso da parte delle forze di sicurezza che dovrebbero proteggerle”.

Minori detenuti e vittime di abusi nel carcere di Maiduguri

Un gruppo di ricercatori di Amnesty International ha visitato la prigione di Maiduguri all’inizio di questo mese, per verificare le accuse mosse dal detenuto Charles Okah – inizialmente documentate da Sahara Reporters – secondo il quale vi sono bambini detenuti illegittimamente e vittime di abusi presso tale penitenziario.

Okah ha sostenuto che tre minori detenuti nel braccio della morte erano tra le molte vittime di abusi sessuali.

Amnesty International ha ottenuto documentazione del tribunale che conferma come almeno 68 bambini sono detenuti nella prigione di Maiduguri.

L’organizzazione si è anche rivolta a ex detenuti minorenni della prigione di Giwa Barracks, i quali hanno effettivamente riconosciuto 39 di questi minori come loro ex compagni di detenzione a Giwa; si tratta di una lista che include i nomi dei tre minori detenuti nella stessa area in cui sono ospitati i prigionieri nel braccio della morte, stando al rapporto di Okah.

“Il governo ha finora fallito nel proprio compito di proteggere questi minori, in violazione della Convenzione sui diritti del fanciullo” afferma Osai Ojigho.

“Il governo nigeriano deve garantire l’immediato trasferimento di tutti i bambini dalla prigione di Maiduguri e rilasciare coloro che non sono stati imputati per un reato effettivo. I minori sospettati di avere commesso dei reati dovrebbero essere detenuti in strutture dedicate. La detenzione di minori insieme agli adulti è inaccettabile”.

Amnesty International ha intervistato un detenuto presso la prigione di Maiduguri e un ex guardiano, i quali hanno entrambi confermato la diffusione del fenomeno dell’abuso di minori nel penitenziario. Il detenuto ha in particolare confermato di essere stato testimone di abusi di minori da parte di adulti.

“Non è un segreto cosa accade in prigione con i piccoli”, ha detto il detenuto, che ha parlato con Amnesty International attraverso un intermediario per tutelare la propria identità.

La fonte ha anche riferito ad Amnesty International che a volte gli era stato possibile ascoltare cosa accadeva nei bagni e ciò aveva confermato la sua intuizione al riguardo degli abusi su minori.

“A volte vedi un minore andare in bagno e un adulto seguirlo a ruota. Quando il ragazzo esce, non hai bisogno che ti venga detto cosa gli è successo”.

L’ex guardia della prigione di Maiduguri, che era troppo impaurita per incontrare Amnesty International personalmente, ha confermato di essere al corrente della situazione.

Stando alle sue dichiarazioni: “Le condizioni li (nella prigione) non sono buone per i minori ed è difficile fermare quello che succede. L’unico modo è che siano tirati fuori da li. Cosa puoi aspettarti quando tieni nello stesso posto ragazzini e adulti”.

Amnesty International ha anche documentato l’aggressione sessuale ai danni di un ragazzo di 16 anni da parte di un detenuto nella prigione di Giwa Barracks, all’incirca nel mese di gennaio del 2018, sei mesi prima che tutti i minori fossero rilasciati.

A quel tempo, i minori erano detenuti in celle confinanti con quelle degli adulti: le interazioni erano dunque inevitabili. Un ex detenuto ha dichiarato ad Amnesty International di avere visto un detenuto adulto “che tentava di togliere i pantaloni” a un ragazzo mentre dormiva.

“Un ragazzo che se ne è accorto ha svegliato il compagno che dormiva e, al mattino, è stato fatto rapporto alle guardie”, ha detto il testimone. Per quanto noto, il detenuto adulto è stato conseguentemente spostato presso un’altra cella, ma nessuna altra misura è stata presa per proteggere i minori. Questo episodio è stato confermato ad Amnesty International dalla vittima e da altri 15 ex detenuti.

Subito dopo la pubblicazione del rapporto di Okah, il governatore dello stato del Borno ha annunciato di avere istituito un gruppo di indagine e che avrebbe nel giro di una settimana reso noto il resoconto e adottato misure. Tuttavia, nessun aggiornamento è stato dato sullo stato dell’arte dei lavori del gruppo investigativo. Amnesty International ha provato a contattare telefonicamente il procuratore generale dello Stato del Borno, senza ottenere risposta. Un sms inviatogli è altresì rimasto senza risposta. L’organizzazione ha anche inviato un’email e un sms al portavoce del governatore dello Stato del Borno, senza ottenere riscontro.

“La detenzione di minori con adulti, nella consapevolezza della loro esposizione ad abusi, è deprecabile. Lungi dal proteggere i minori dagli abusi, le autorità nigeriane hanno creato l’ambiente propizio”, ha detto Osai Ojigho.

“Le autorità devono assicurare indagini sollecite, indipendenti e imparziali e che ogni ufficiale di prigione o membro dell’esercito accertato responsabile di violazione dei diritti umani sia consegnato alla giustizia”.

Donne violentate a Giwa Barracks
I ricercatori di Amnesty International hanno inoltre recentemente saputo di violenze sessuali sulle donne da parte dei militari nella prigione di Giwa Barracks.
Tre ex detenute hanno indipendentemente l’una dall’altra dichiarato di essere state testimoni di queste aggressioni e hanno identificato 10 tra i soldati responsabili – tra cui cinque che prestavano servizio presso l’ospedale della prigione. Due di queste ex detenute hanno dichiarato di essere a loro volta state violentate.

Stando alle testimoni, almeno 15 detenute sono state vittime di violenza da parte di soldati che pretendevano prestazioni sessuali in cambio di cibo, sapone, oggetti di prima necessità e la promessa di libertà.

Una ex detenuta ha detto ad Amnesty: “Le riconoscevamo, le donne che andavano con i soldati. Avevano sempre oggetti che noi non avevamo, come sapone, detergente e assorbenti. Alcune donne .. avevano fino a 15 assorbenti ciascuna (dati dai soldati). I soldati portavano alle loro “fidanzate” anche pane, bibite e altro cibo.

Una vittima ex detenuta ha spiegato che anche se i soldati non usavano la forza per costringerle ad avere rapporti, non era per loro possibile in quelle circostanze rifiutarsi. Una donna ci ha detto che aveva un “fidanzato soldato” per sopravvivere alla detenzione e avere maggior cibo. Ci ha riferito di avere conoscenza di altre donne nella stessa situazione.

Un’altra ex detenuta ha dichiarato che i soldati promettevano la libertà a chi avesse accettato di avere rapporti, cosa che poteva accadere nell’ipotesi di una gravidanza in cui il padre fosse stato il soldato.

“Poiché erano i soldati a chiamare le detenute che dovevano essere rilasciate, per loro era facile sostituire i nomi. Le donne sapevano che una fidanzata di un soldato era incinta di due mesi. E in effetti la notte prima del giorno in cui alcune donne sarebbero state rilasciate, il soldato contraffece dei documenti per lei e il giorno dopo il suo nome era inserito tra quelli delle donne che dovevano essere rilasciate”, ha spiegato la ex detenuta.

L’anno scorso, una ex detenuta a Giwa Barracks ha raccontato ad Amnesty International delle violenze sessuali presso la prigione.

Amnesty International ha avviato una indagine nel maggio del 2018 ma non è chiaro se sia stata portata avanti.

“Anche nel caso in cui le detenute siano apparentemente consenzienti, questi atti costituiscono stupro, perché i soldati approfittano di una condizione ambientale nella quale alle detenute non rimane altro se non fare sesso con loro” dice Osai Ojigho.

“I soldati hanno un enorme potere sulle donne; controllano quasi tutta la loro vita quotidiana nelle prigioni; possono sia disporre punizioni ingiuste e arbitrarie, come fornire cibo e medicine di cui hanno disperatamente bisogno. Molti abusano di questo potere. È un comportamento riprovevole per il quale i soldati coinvolti devono rispondere”.

“Queste ultime testimonianze seguono un percorso di violazioni che abbiamo ripetutamente documentato nelle prigioni nigeriane. È arrivato il momento che il presidente Buhari agisca”.

Il 23 marzo 2019 Sahara Reporters ha rivelato dettagli di un rapporto di trenta pagine reso dal testimone oculare Charles Okah, che descriveva una serie di violenze sessuali ai danni di donne e minori nella prigione. Stando ai media, ci sono almeno 106 minori tra gli 11 e i 17 anni in stato di detenzione.

Un comitato del governo dello Stato ha visitato la prigione dopo la sua inaugurazione, per indagare su quanto riportato nel rapporto. Alcuni agenti sono stati arrestati ma rilasciati il giorno dopo. Da quel momento in poi, non si è più saputo nulla. Amnesty International sta facendo pressione sul governo dello Stato del Borno perché i risultati dell’indagine siano resi pubblici.

Le autorità della prigione di Maiduguri hanno respinto le accuse di episodi di violenza sessuale nella struttura, dicendo che il gruppo di indagine non avrebbe trovato alcuna prova.

L’Ufficio relazioni con il pubblico del sistema delle prigioni nigeriane ha detto che non può rendere pubblico il rapporto per ragioni di sicurezza, perché esso conterrebbe dati sensibili.

È stata comunque confermata la detenzione promiscua di minori e adulti.

Stando all’ufficiale che ha reso la dichiarazione “In ragione della natura dei crimini commessi, possono essere persone che non dovrebbero essere li. Maiduguri è una situazione inusuale determinata dalla emergenza di Boko Haram”.

Nell’aprile del 2019 Amnesty International ha intervistato un detenuto adulto e una ex guardia della prigione di Maidugiri, insieme a 18 ex detenuti di Giwa Barracks, 15 ragazzi e tre donne. Ha anche parlato con parenti dei detenuti nella prigione di Maiduguri, funzionari del tribunale e fonti al corrente di quanto accade all’interno della prigione, tra le quali un ex dirigente della prigione.

Roma, 30 aprile 2019
 

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *