Bergamo vince, l’Aler costretto a risarcire gli assegnatari

L’ALER a partire dal 2007 ha sostituito le caldaie a gasolio con una nuove a gas metano in alcune decine di caseggiati di case popolari in tutta la provincia di Bergamo.

 

Comunicato Stampa

11 dicembre 2015

BERGAMO. UNIONE INQUILINI VINCE VERTENZA SU SERVIZIO RISCALDAMENTO. ALER COSTRETTA A RESTITUIRE 300.000 EURO AGLI INQUILINI

L’ALER a partire dal 2007 ha sostituito le caldaie a gasolio con una nuove a gas metano in alcune decine di caseggiati di case popolari in tutta la provincia di Bergamo.
Purtroppo l’Azienda che gestisce l’edilizia residenziale pubblica ha illegalmente addebitato agli inquilini le spese di sostituzione della caldaia. L’addebito è costato a centinaia di inquilini più di 300.000 euro di costi aggiuntivi.
Questa azione è contro la legge. Infatti il Codice civile prevede che le spese di manutenzione straordinaria siano totalmente a carico della proprietà.
Per questo Unione Inquilini di Bergamo, con il sostegno dell’avvocato Valentina Mattiozzi, ha vinto una causa legale “pilota” avviata contro l’ALER. Ne è seguita una lunga e difficile trattativa con i vertici dell’Azienda di Bergamo che ha avuto una positiva conclusione solo dopo il recente cambio di gestione ai vertici.
Unione Inquilini sta tenendo in questi giorni diverse assemblee per comunicare che l’ALER restituirà circa 300.000 euro ingiustamente sottratti agli inquilini.
Il positivo risultato dimostra che solo con la lotta unitaria, di tutti gli inquilini, si può efficacemente resistere contro gli aumenti incontrollati dei fitti e delle spese accessorie in genere e si può garantire che i servizi nelle abitazioni siano erogati da ALER ad un prezzo proporzionato alla loro qualità ed al reddito delle famiglie.
L’unico rammarico è rivolto verso ALER che, nonostante sia un ente pubblico, ha dimostrato una grande irresponsabilità sociale, sperperando inutilmente soldi che appartengono alla collettività, e un grande disprezzo nei confronti di inquilini, quelli delle case popolari, che hanno rischiato di peggiorare ancora di più le loro già precarie condizioni economiche e sociali.

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