Residence/Roma: Come il Comune di Roma vuole ridurne i costi

“I residence vanno chiusi è inammissibile spendere dai 2000 ai 3000 euro al mese per lasciare le famiglie nel degrado e in posti molto simili ai CIE.”

 

Roma 6 aprile 2012.

Comunicato Stampa

Residence/Roma: “ Il comune si accorge che costano troppo, così riduce i costi. Come ?

Addebitandoli alle famiglie in emergenza abitativa costrette da anni ad abitare in mini appartamenti di 30 metri quadri. Giusta l’intenzione sbagliata la ricetta. I residence vanno chiusi è inammissibile spendere dai 2000 ai 3000 euro al mese per lasciare le famiglie nel degrado e in posti molto simili ai CIE.”

Dichiarazione Massimo Pasquini, Segreteria Unione Inquilini Roma
Il Comune di Roma nei giorni scorsi ha dato mandato agli uffici competenti di procedere alla riduzione dei costi dei Residence per famiglie in emergenza abitativa. In merito Massimo Pasquini, Segreteria Unione Inquilini di Roma ha dichiarato:

“ Il comune di Roma finalmente si accorge che i costi dei residence sono insostenibili e ha deciso di ridurli. Come ? Addossando una parte dei costi alle famiglie, circa 1900, in emergenza abitativa che da anni vivono, in 13 Residence, in loculi di circa 30 metri quadri al costo da vero “affare” di circa 29 milioni di euro ai quali vanno aggiunti 1,3 milioni di euro di costi di gestione.

L’intenzione è buona, ma la ricetta è in puro stile Alemanno, per ridurre i costi saranno addebitati alle famiglie nei residence una parte dei costi ( acqua, luce, manutenzioni etc). Ora visto che per ogni famiglia il Comune paga mediamente oltre 2000 euro al mese, che per 30 mq fanno circa 70 euro a metro quadro, non si paga così neanche davanti al Colosseo, a parte il Ministro Patroni Griffi, per spendere ancora meno basterebbe dare ad ognuna delle famiglie nei residence 1000 euro al mese per pagarsi un affitto di una casa normale e così facendo il Comune risparmierebbe almeno 15 milioni di euro.

Evidentemente il Comune è in pieno caos mentale e non sa che pesci prendere.

Quello che il Comune continua non intende è che la questione centrale è un’altra: come si chiude l’esperienza triste e degradante dei Residence?

L’Unione Inquilini da tempo propone al Comune di chiudere, o perlomeno avviare la chiusura dei Residence, da una parte aprendo un tavolo con il Prefetto per reperire alloggi adeguati tra lo sfitto degli enti previdenziali privatizzati ad esempio Cassa Forense e Inarcassa, che costerebbero molto meno dei residence, dall’altra con un vero piano casa ma di edilizia residenziale pubblica , fondato sul recupero dell’esistente, sull’acquisto di alloggi da assegnare a canone sociale.

Invece il Comune fa esattamente il contrario: 1) mantiene i residence e non avvia nessuna forma di chiusura degli stessi; 2) scarica sulle famiglie una parte dei costi dei residence; 3) spaccia il social housing come case popolari, ma in realtà si tratta di un piano edilizio di privati, ovvero imprese e cooperative, che costruiranno cementificando l’agro romano, case che per costi di affitto o di acquisto non andranno né alle famiglie dei residence, né, tantomeno, alle famiglie in graduatoria per una casa popolare. Insomma le famiglie dei residence saranno costrette a pagare per stare in “alloggi”, si fa per dire, di 30 mq in condizioni più simili ad un CIE che ad una sistemazione civile.” Intanto i proprietari dei residence guadagnano milioni di euro.”

 

Unione Inquilini
Segreteria di Roma e del Lazio
Via Cavour 101 – 00184 Roma
Tel.06 4745711 – fax 06 4882374
Sito www.unioneinquilini.it

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