“Prove di stato di emergenza”

A ferragosto l’Italia si è trovata improvvisamente militarizzata. Esercito, carabinieri, polizia e perfino i vigili urbani sono stati impiegati in una gigantesca operazione di esibizione muscolare.

 

Prove di stato di emergenza

A ferragosto l’Italia si è trovata improvvisamente militarizzata. Esercito, carabinieri, polizia e perfino i vigili urbani sono stati impiegati in una gigantesca operazione di esibizione muscolare per dare all’Italia vacanziera l’impressione di sicurezza dovuta a un governo vigile, pronto a contrastare ogni possibile iniziativa di terroristi islamici.

La messa in scena dal punto di vista della efficacia dello spiegamento militare per contrastare azioni terroristiche appariva per certi versi ridicola, ma lo scopo vero non era la capacità di reazione ad eventuali attacchi. Il vero scopo a cui la mobilitazione militare tendeva è abituare gli italiani a convivere con uno stato di emergenza permanente che è funzionale alle guerre in corso provocate dagli imperialisti occidentali e che prevedono, tra l’altro, il controllo armato del territorio metropolitano dei paesi belligeranti.

Per capire meglio di che si tratta bisogna rendersi conto che la guerra in atto continuerà, ed è possibile che gli scenari vadano ampliandosi e di molto. Gran parte di questi scenari dipendono dagli esiti della grande guerra mediorientale.

I fautori delle guerre imperialiste hanno dunque la necessità di assicurarsi il controllo delle popolazioni metropolitane e questo non avviene solo con la propaganda menzognera di televisioni e giornali e con l’uso del buonismo ‘umanitario’ degli imperialisti di sinistra, ma anche con il controllo militare del territorio, cittadini compresi.

E’ bene che ci si renda conto per tempo che, dopo la fase dell’onda lunga dei profughi che ha invaso l’Europa, ora siamo entrati in una seconda fase caratterizzata da un vero e talvolta presunto scontro militare dentro l’Europa con le forze in campo, quelle jiadiste e i loro sponsor che devono reggere il ruolo per cui sono nate e non rispondono spesso automaticamente al grande fratello che le guida.

In questo contesto, per quanto ci riguarda, ciò che ci deve preoccupare è l’azione combinata che si produce tra il processo di militarizzazione e la reazione emotiva dell’opinione pubblica. Manca un movimento contro la guerra che sia in grado di mettere in difficoltà l’imperialismo italiano ed europeo, di denunciare i crimini dei governi UE e di mettere in risalto che il ruolo ‘umanitario’ della sinistra imperialista serve solo a mascherare le responsabilità, rende possibile l’organizzazione della repressione sul territorio e giustifica la continuazione delle guerre.

La domanda è: quando si riuscirà ad invertire la rotta?

Ci si rende conto che le esortazioni moraliste e genericamente pacifiste non reggono. Anche la generosa opera di controinformazione sulle guerre e i complotti imperialisti, che pure viene condotta da numerosi e qualificati addetti ai lavori, non riesce a rompere il muro delle complicità. A nostro parere finchè il progetto contro le guerre e contro la militarizzazione del territorio non diventerà militanza quotidiana organizzata non potremo superare le barriere delle menzogne e della propaganda imperialista.

Siamo ancora fermi alla discussione su ‘accoglienza sì’ e ‘accoglienza no’. La questione della responsabilità per l’esodo di milioni di persone non sta ricevendo risposta e la posizione più avanzata è quella sull’integrazione. Negli anni ’60 il movimento antimperialista dei popoli oppressi si definiva Movimento o Fronte di liberazione e non lottava per l’integrazione, ma contro la metropoli imperialista.

Aginform
19 agosto 2016

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