“La verità sull’Ungheria del 1956”

Il 60° anniversario di quella che viene definita la rivolta ungherese ha dato lo spunto a più di un personaggio della ‘sinistra’ italiana di fare dichiarazioni sull’avvenimento con l’esplicita intenzione di ricordare che loro sono stati sempre dalla parte del popolo ‘insorto’.

 

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La verità sull’Ungheria del 1956

Il 60° anniversario di quella che viene definita la rivolta ungherese ha dato lo spunto a più di un personaggio della ‘sinistra’ italiana di fare dichiarazioni sull’avvenimento con l’esplicita intenzione di ricordare, a quanti potessero dubitarne, che loro sono stati sempre dalla parte del popolo ‘insorto’. E’ il caso in particolare di Achille Occhetto e Alberto Asor Rosa. Manca all’appello Mario Tronti impegnato nel comitato per il SI a Renzi.

A fondo pagina rinviamo a una cronaca degli avvenimenti che mette in chiaro la dinamica dei fatti. I quali, in partenza, vanno valutati nel contesto politico scaturito dalla denuncia kruscioviana dello stalinismo e dalla riconciliazione con la Jugoslavia di Tito che ambiva ottenere una rivincita contro le democrazie popolari dell’Est europeo che lo avevano condannato nel 1948 su decisione del Cominform di cui Togliatti era il più accreditato dei membri e candidato alla segreteria.

Esiste quindi un nesso importante tra XX Congresso del PCUS e gli avvenimenti di Ungheria che furono, è bene ricordare, contemporanei ai fatti di Poznan in Polonia.

Fu appunto Kruscev a dare fuoco alle polveri pensando, da cialtrone quale era, che le sue denunce potessero essere gestite politicamente, con l’aiuto di Tito magari, nei paesi a democrazia popolare.

Queste denunce invece agirono in un tessuto molto delicato, che andrebbe analizzato seriamente da un punto di vista di classe. Tutti i paesi dell’Est europeo furono sì liberati dall’armata rossa ma, fino alla liberazione, erano stati dominati da borghesie reazionarie e fasciste che avevano fatto dell’antisovietismo e dell’anticomunismo il loro cavallo di battaglia. Costruire il socialismo in quel contesto non era cosa facile. Inoltre la liberazione coincideva con l’espropriazione dei capitalisti e degli agrari e l’instaurazione di un’economia socializzata e di un potere popolare, quindi milioni di espropriati lavoravano per la rivincita.

A capire quel contesto non fu però la sinistra ‘democratica’, bensì i servizi occidentali che attraverso la costituzione di reti spionistiche agivano sulle contraddizioni e sulle classi revanchiste, in Ungheria come in Polonia, nella RDT come in Cecoslovacchia.

Questa è la vera lezione da trarre dai fatti ungheresi del 1956.

Aginform
27 ottobre 2016

L’incredibile rivolta fascista e antisemita di Budapest 1956 – La verità sui fatti di Ungheria che i media ufficiali hanno sempre nascosto – massacrati ebrei e comunisti in modo orrendo. Budapest 1956 come Berlino 1933

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