“Per la rinascita della sinistra popolare”

Lo scontro che si è aperto tra il governo gialloverde e l’ancien régime è diventato feroce e si è trasformato in una guerra totale. Le truppe entrate in campo non sono solo quelle dell’esercito elettorale sconfitto il 4 marzo, ma si è messo in movimento tutto il blocco […] della ‘sinistra’ padronale.

 

Per la rinascita della sinistra popolare

Lo scontro che si è aperto tra il governo gialloverde e l’ancien régime è diventato feroce e si è trasformato in una guerra totale. Le truppe entrate in campo non sono solo quelle dell’esercito elettorale sconfitto il 4 marzo, ma si è messo in movimento tutto il blocco, tanto della destra padronale, con il seguito di giornali, televisioni ed ‘esperti’ economici quanto, possiamo dire, della ‘sinistra’ padronale, quella che si esprime con Repubblica e La7 e con i tecnici ‘democratici’ che consigliano di non parlare di nazionalizzazioni e di non disturbare le relazioni con l’UE.

Nell’agone troviamo tutta quella che politicamente si definisce sinistra, completamente schierata col fronte padronale. L’attacco principale però proviene dalle truppe del Nazareno, Forza Italia e PD che, essendo impresentabili come partiti, mandano avanti i guastatori: giornalisti, esperti, amministratori locali. Poi c’è l’esercito dei buonisti che dopo essere stati i fautori di guerre in mezzo mondo, con gli USA e la NATO, ora si sono scoperti sostenitori degli immigrati, a prescindere da ciò che si muove attorno a questo fenomeno e nonostante siano loro stessi con le guerre ad aver favorito l’emigrazione. Sono le truppe ausiliarie del cosiddetto ‘fronte repubblicano’, quello della nuova destra che, sentendosi mancare la terra sotto i piedi, tenta la prova di forza finale cercando di far dimenticare che Jugoslavia, Libia, Iraq, Afghanistan, Yemen, Somalia sono stati devastati dalla NATO e dai suoi alleati, tra cui l’Italia. Sono quelli che sostengono, con l’UE, la guerra in Siria e non mancano di schierarsi con i nazisionisti israeliani e il genocidio dei palestinesi. Sono quelli che invocano i diritti umani quando servono per giustificare i bombardamenti devastanti sulle popolazioni e il neocolonialismo verso i popoli martoriati. A sostenere il ‘fronte repubblicano’ troviamo anche, con il ruolo di ascari, il movimento degli ‘alternativi’ che da decenni rappresentano la base del trasformismo della sinistra radicale e usano le cortine fumogene dell’ideologia per nascondere il loro vero ruolo.

Se il 4 marzo Berlusconi e Renzi hanno avuto la sconfitta che conosciamo è perchè milioni di italiani hanno detto no a questi signori. Da qui è nato il governo giallo-verde e il contratto tra Lega e 5 Stelle. Una delle operazioni in corso delle truppe sconfitte il 4 marzo e dei loro ascari sta nel far credere che il governo in carica sia un governo di destra. Ebbene, dobbiamo avere il coraggio di dire che non è il governo della destra, ma una risposta di massa allo sfrenato liberismo e lassismo che ha caratterizzato l’Italia di questi anni e possiamo dire che è l’inizio del cambiamento.

Questo cambiamento non va in linea retta, subisce pressioni interne e internazionali e pulsioni anche negative, ma da questo bisogna partire per evitare innanzitutto che questo tentativo venga travolto e cominci la rimonta della destra vera, quella che fa capo a Renzi e Berlusconi e al fronte repubblicano che si va costruendo. Il tempo stringe e non dobbiamo attendere che il nemico ingrossi le file. I ‘nazareni’ hanno capito la lezione e stanno affilando le armi e intessendo collegamenti. Il fronte repubblicano nascerà da questo connubio.

Che fare dunque ?

Il primo compito che abbiamo è proprio quello di chiarire a livello di massa che non c’è di fronte a noi un governo di destra, ma l’inizio di un cambiamento anche se contradittorio. Nostro dovere dunque è spingere la gente a partecipare allo scontro in atto ma sul versante giusto. Soprattutto tra le nostre file, tra i compagni e le compagne, dobbiamo fare in modo che questa cosa venga capita. Non dobbiamo consegnare alla destra, al fronte repubblicano e ai suoi ascari, un patrimonio di lotte e di intelligenza politica confondendoci con le sue urla. Questo patrimonio deve essere utilizzato in tutt’altra direzione. Da qui nasce l’esigenza di capire come muoversi, chiarire la situazione, ma anche intervenire. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche.

Lo scontro di questi mesi ci ha già fornito un buon numero di occasioni per prendere iniziative, ma queste occasioni non sono state utilizzate. Lo scontro che si è aperto con l’Europa, ad esempio, sulla questioni degli sbarchi sarebbe stata un’ottima occasione per rovesciare le parti. L’Europa ‘democratica’ non vuole saperne di immigrazione dopo avere aggredito i paesi da cui vengono i profughi. Perchè non siamo scesi in piazza contro questa Europa, le sue guerre, i suoi crimini? Bisogna cominciare a farlo, questo è il nostro compito di internazionalisti e non quello di parlare di integrazione di nuovi schiavi a servizio del capitale. Questi candidati alla schiavitù occidentale devono essere incoraggiati ad affrontare lo scontro coi neocolonialisti e con la borghesia compradora e a liberare i loro paesi dallo sfruttamento imperialista e dalla miseria.

Ci sono state molte altre occasioni, dalla sanità alle pensioni, dalla scuola alla giustizia per dare un contributo alla chiarezza su come il governo sta operando. Ma l’unica voce che si è sentita, a proposito del Decreto Dignità, è stata quella della Confindustria e quella del fronte padronale sul crollo del ponte Morandi.

Quando ci decidiamo ad entrare in ballo? Lo diciamo sopratutto a quelli che hanno capito che qualcosa non quadra nella storiella del governo di destra. A recitare la parte è rimasto solo un desolante Martina che, dal fronte dei criminali di guerra, tira la volata alla destra politica e confindustriale. Ma ci sembra che arranchi come un disco spezzato che dice sempre la stessa cosa.

Osare combattere, osare vincere era l’incitazione del presidente Mao. E questo ci sembra il momento di raccoglierla.

Sappiamo che questa scelta deve fare però i conti con due cose: la mancanza di un retroterra organizzato e l’assenza di un pensiero forte. Chi pensa però che si possa affrontare la situazione con un lavoro a latere, prescindendo dai tempi politici, rischia di arrivare quando i buoi sono scappati, lasciando la piazza alla destra, agli ascari del fronte repubblicano e agli imperialisti di sinistra pro UE.

Aginform
24 agosto 2018

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