“La liberazione dal caimano”

A forza di colpi di scena, seguiti regolarmente dai sermoni equidistanti di Napolitano e chiesa cattolica e dal balbettio del PD, aumentano lo sconcerto e i rischi.

 

 

LA LIBERAZIONE DAL CAIMANO
non è una questione etica, ma di risposte reali

A forza di colpi di scena, seguiti regolarmente dai sermoni equidistanti di Napolitano e chiesa cattolica e dal balbettio del PD, aumentano lo sconcerto e i rischi.
Ad alcuni settori di benpensanti di sinistra le ultime vicende del Rubygate sembravano tali da dare la stoccata finale al governo della mafia, del malaffare e della destra sfrenata alla Santanchè. Invece, il Caimano e i suoi mercenari, trovatisi stretti in un angolo, hanno dovuto necessariamente rispondere alzando il livello dello scontro e lo stanno facendo senza esitazioni e ad ogni costo. Tanto per cominciare hanno rifiutato di accettare i giudici e deciso di portare altrove l’esame dei fatti, il tutto reclamando il diritto di poter dire il falso a nome del governo, garantiti da una raccogliticcia maggioranza parlamentare, dagli organi di informazione televisiva che operano anche con le minacce e dall’uso sfrenato delle strutture di potere.
Questo modo di procedere sta a dimostrare che abbiamo di fronte gente che non esiterebbe ad affrontare una guerra civile pur di restare al potere.
C’è consapevolezza di tutto questo? Certamente una parte del settore antiberlusconiano se ne rende conto ma, stando ai sondaggi su Napolitano, in molti si affidano ai sermoni.
Che senso ha di fronte alla criminalità al potere appellarsi al buon senso delle parti? A chi si chiede il buonsenso, ai criminali? Un Presidente della Repubblica che invece di imporre il rispetto delle regole fa leva sulla buona fede di interlocutori che mentono spudoratamente copre la criminalità politica. E’ bene dirlo, il Presidente della Repubblica non ci sta difendendo in nessun modo. Che dire poi di un PD esangue, segnato simbolicamente dalle primarie di Napoli, che di fronte alla criminalità al potere invoca passi indietro di Berlusconi e come argomento principe usa l’opinione pubblica mondiale per dimostrare che bisogna cambiare governo.?
Di fronte agli ultimi, drammatici sviluppi della situazione, chi ha la responsabilità principale di rispondere ci lascia soli ad affrontare la fase finale di una svolta che porta l’Italia a divenire un paese a regime reazionario. E’ ineludibile questo esito? Non necessariamente.
Allora bisogna che ci muoviamo presto e bene. Intanto non dobbiamo pensare che il fronte democratico laburista, quello di Santoro e Landini per intenderci, possa essere decisivo. Lo si è visto con lo sciopero del 28 dei metalmeccanici che è stato un po’ come il 22 dicembre degli studenti. Che sta un po’ nella logica, “ce le hanno date, ma noi gliene abbiamo dette tante!”
Anche se viene dato di pensare a Tunisia ed Egitto, la situazione è diversa. Ma possiamo fare riferimento al nostro luglio ’60. E presto.

Erregi

28 gennaio 2011

 

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