“Libia: il modello Ceausescu”

Non dobbiamo farci ingannare dalle bandierine del PRC che sventolano davanti all’ambasciata libica a Roma, nè dall’uso della vicenda libica in chiave antiberlusconiana da parte della sinistra imperialista nostrana.

 

LIBIA: IL MODELLO CEAUSESCU

 

Non dobbiamo farci ingannare dalle bandierine del PRC che sventolano davanti all’ambasciata libica a Roma, nè dall’uso della vicenda libica in chiave antiberlusconiana da parte della sinistra imperialista nostrana, rispetto alla quale dobbiamo esprimere invece in modo chiaro, forte e senza ambiguità il punto di vista comunista che contrasta – e di molto – con la vulgata ‘libertaria’ a cui assistiamo.

Anche se rischiamo di apparire sanguinari e divoratori di bambini, come del resto in passato, cerchiamo di ricondurrre, com’è doveroso, la questione libica alla sua portata reale.

Per prima cosa dobbiamo dire che l’apertura della crisi in Libia ha poco a che fare con una rivolta popolare spontanea contro il regime di Gheddafi. La crisi libica è stata programmata ed orchestrata dalle centrali imperialiste, particolarmente americane e sioniste, che hanno voluto prendere due piccioni con una fava: capovolgere con una mossa sola i risultati dei sommovimenti arabi in corso dandogli un profilo filo-occidentale e liquidare un regime non omologabile a quelli di Mubarak e di Ben-Alì.

Se i ‘libertari’ nostrani avessero un poco di onestà e di buon senso vedrebbero che la ‘rivolta popolare’ è stata seguita, se non preceduta, da dimissioni di ambasciatori e di militari che hanno favorito e pianificato l’azione bellica che ha diviso in due la Libia. Il colpo è riuscito solo a metà perchè Gheddafi ha resistito, anche se sul suo futuro non è possibile fare previsioni.

Dichiarandoci apertamente ‘complottisti’, dobbiamo sottolineare che i governi occidentali, l’UE, l’ONU hanno affiancato il progetto golpista con la preparazione diplomatica analogamente a quanto avvenuto contro la Jugoslavia di Milosevic e l’Iraq di Saddam Hussein.

Anzi, se vogliamo essere più precisi, la tecnica golpista somiglia molto a quella che rovesciò Ceausescu in Romania. L’informazione ‘globale’ ha fatto il resto alimentando e giustificando tutte le interferenze dei buonisti sdegnati dagli orrori dei mercenari libici. I criminali di tutte le guerre e i complotti imperialisti si sono ritrovati a piangere sulla sorte del martoriato popolo libico.

Ma allora bisogna gridare viva Gheddafi, sosteniamo il leader della rivoluzione verde? Ci piacerebbe fare una discussione tra compagni sull’esperienza della rivoluzione libica e della sua involuzione, come dell’involuzioni di altre rivoluzioni, ma questo per noi è possibile fuori dal contesto delle macchinazioni imperialiste anche se queste sono state realizzate con il concorso di settori di popolazioni che avevano buone ragioni di esprimere la loro protesta.

E’ il segno politico degli avvenimenti che va compreso prima di tutto. Siamo ancora al regno della necessità e non a quello della libertà.

Erregi

27 febbraio 2011

http://www.aginform.org/gabri203.html

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