“No-TAV e No-Global”

La ripresa della lotta in Val di Susa contro la costruzione della direttissima Torino-Lione mette ancora una volta in risalto lo spessore di questo movimento che rappresenta un riferimento fondamentale per ripensare come si dovrebbe impostare lo scontro su tutte le questioni essenziali che stanno sul tappeto.

 

 

NO-TAV e NO-GLOBAL

 

La ripresa della lotta in Val di Susa contro la costruzione della direttissima Torino-Lione mette ancora una volta in risalto lo spessore di questo movimento che rappresenta un riferimento fondamentale per ripensare come si dovrebbe impostare lo scontro su tutte le questioni essenziali che stanno sul tappeto.

Non si tratta, ovviamente, di mettere tutte le situazioni sullo stesso piano, ma la coerenza nel perseguire gli obiettivi è elemento essenziale per cambiare le cose e, aggiungiamo, per spazzare via la ritualità che certi movimenti esprimono solo con l’intenzione di essere autorefenziali.

Ci viene in mente, a proposito di questo discorso, l’esempio di quei leader, alcuni assunti anche nei consessi parlamentari, che si misero a capo del movimento NO-GLOBAL. Bertinotti e Agnoletto, ricordiamoci, furono i teorici più autorevoli del “movimento dei movimenti”, da loro definito più importante ancora della lotta di classe del ‘900. Poi ovviamente le cose andarono per un’altra direzione. Sia Bertinotti che Agnoletto cessarono di teorizzare sul movimento dei movimenti, come anche sulla storia del sub-comandante Marcos. Rimasero gli epigoni, che cercarono di tenere in piedi il giocattolo, per definire anche (Piero Bernocchi ci perdoni) un’identità organizzativa e politica. Anche qui, però, la storia, in piccolo, si è ripetuta.

Perchè mettiamo in evidenza la differenza tra la storia dei NO-TAV e quella dei NO-GLOBAL? Per recriminare? No. Il motivo è un altro: è la condanna fino a 14 anni di carcere inflitta dalla Cassazione ad un gruppo di ex giovani che a Genova si batterono contro il G8, quell’associazione di criminali e ladri internazionali che pianifica lo sfruttamento e le guerre.

Perchè dunque non si coglie il dato drammatico della vendetta di questo stato ‘democratico’ che commina decine di anni di carcere a chi si è battuto contro l’associazione criminale G8? Dove sono i leader che si sciacquavano allora la bocca col movimento NO-GLOBAL e adesso sono al sicuro nelle istituzioni ‘democratiche’? Dove sono oggi gli epigono del movimentismo che non sanno e non vogliono, se non con vuote parole, capire la lezione delle condanne della Cassazione?

Erregi

22 luglio 2012

 

 

http://www.aginform.org/index.html

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