“Una buona notizia, la Siria resiste”

Sembrava ormai a portata di mano la vittoria dei mercenari a servizio dell’imperialismo occidentale e dei paesi arabi reazionari in Siria, ma i conti non sembrano tornare.

 

 

Una buona notizia, la Siria resiste

 

Sembrava ormai a portata di mano la vittoria dei mercenari a servizio dell’imperialismo occidentale e dei paesi arabi reazionari in Siria, ma i conti non sembrano tornare.

Eppure, come ci hanno spiegato nelle pagine di Repubblica in questi giorni, la guerra contro il governo siriano era organizzata e diretta dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Turchia e ovviamente dagli USA e da Israele, quindi Assad avrebbe dovuto avere i giorni contati. Invece la guerra si prolunga e le truppe mercenarie retrocedono e vengono colpite duramente. Lo schema Libia si sta bloccando.

A questo punto dobbiamo interrogarci sulle ragioni della capacità di resistenza della Siria e su quelle che saranno le conseguenze di una sconfitta sul campo dei mercenari. Sul piano tecnico militare c’è il fatto che non essendo stato possibile finora un intervento diretto delle potenze imperialiste e dei loro alleati regionali la struttura militare siriana non è stata distrutta dall’aviazione e dai missili e quindi le forze mercenarie non possono organizzare marce trionfali verso Damasco. Devono conquistarsi il terreno a prezzo di duri combattimenti e, se si esamina la logica con cui esse hanno operato finora, si può dedurre che la loro non è stata un’avanzata, ma una concentrazione dell’attacco su alcuni punti, tra cui Aleppo, che veniva presentata come una nuova Bengasi. Nessun territorio liberato dunque, ma sortite dentro i centri abitati nella speranza di poter ottenere un risultato strategico che però è mancato. Anche perchè la capacità operativa dell’esercito siriano non è venuta meno, dimostrando in questo modo che Assad non è poi così isolato se riesce a mantenere livelli operativi che presuppongono efficienza tecnologica e supporto di materiali. E probabilmente non si tratta solo di questo. Difatti è ormai evidente che la Siria è diventata qualcosa di diverso da uno scontro locale, la sua resistenza ha dimensioni di portata non solo regionale, ma internazionale.

Di tutto questo, ovviamente, la sinistra imperialista non discute illudendosi ancora una volta di essere il culo del mondo, mentre in realtà i fatti che contano si svolgono altrove.

Erregi

26 agosto 2012

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