“Dare un volto al non voto e farne punto di forza dell’opposizione”

Il grande caos che si sta determinando a livello elettorale ci impone, come comunisti, di definire una posizione che sia all’altezza della situazione e faccia ritrovare la bussola ai compagni e alle compagne che vogliono, senza fini elettoralistici, impegnarsi seriamente.

 

 

DARE UN VOLTO AL NON VOTO
e farne il punto di forza del movimento di opposizione 

 

Aginform logoIl grande caos che si sta determinando a livello elettorale ci impone, come comunisti, di definire una posizione che sia all’altezza della situazione e faccia ritrovare la bussola ai compagni e alle compagne che vogliono, senza fini elettoralistici, impegnarsi seriamente.

Intanto una premessa. La mancanza di una posizione chiara ci espone a due rischi: di permettere che avanzino posizioni strumentali e velleitarie e che, nel contempo, si creino le condizioni perchè appaia all’orizzonte un nuovo salvatore della patria. Detto questo, cerchiamo di analizzare ciò che sta accadendo e motivare il senso della nostra proposta.

Nella contesa elettorale che si sta preparando emergono tre posizioni. Quella che possiamo definire della ‘casta’, cioè delle forze che stanno attorno al governo Monti, che cercano di mantenere il potere attraverso ipotesi di alleanze e di nuove e più consone leggi elettorali funzionali allo scopo.

Questa posizione è seriamente minacciata dai progressi che sta facendo quella che possiamo definire l’ala ‘giustizialista’ che trova in Grillo il suo punto di forza e che si sta allargando verso Di Pietro e figure come Ingroia. Costoro puntano in alto, cercano di dare una spallata alla struttura omertosa e mafiosa che la casta politica esprime. Il resto è tutto da vedere e non è escluso che in caso di forte affermazione si possa arrivare a una crisi istituzionale.

La terza posizione che emerge è quella della sinistra ‘compradora’, cioè di quei soggetti alternativi che pensano solo e sempre ai seggi parlamentari e che stavolta, vergognosamente, si sono divisi in filo PD con Diliberto e in ‘arancioni’ con Ferrero.

Verso costoro confermiamo il nostro giudizio di sempre. Viceversa da un punto di vista oggettivo la posizione dell’ala ‘giustizialista’ deve essere vista in positivo. Essa apre scenari nuovi, come li creerebbe la crisi dell’euro e della UE. In questi scenari però non si può rinunciare ad avere una posizione corretta ed affidarsi ai soli dati oggettivi. C’è bisogno, in altri termini, che si crei un polo di riferimento che utilizzi le contraddizioni esistenti, ma sia anche in grado di definire una prospettiva.

Purtroppo non siamo nella condizione storica di poter intervenire facendo appello alle grandi masse che hanno attraversato le vicende della Resistenza, delle lotte del dopoguerra, dei legami con il socialismo dell’est europeo. Oggi la parte più radicale del popolo italiano si esprime non andando a votare e nelle ultime elezioni siciliane il non voto ha raggiunto, con le schede bianche e nulle, il 58%. Se non interpretiamo questo dato rimarremo legati alle improvvisazioni elettoralistiche e paraistituzionali che non farebbero che aumentare un pessimismo di massa.

Per questo l’obiettivo che dobbiamo raggiungere, attraverso l’organizzazione di un movimento politico astensionista, è quello di dare un volto al non voto. Chi non vota è disgustato dal potere corrotto, chi non vota capisce il significato del teatrino della politica, chi non vota protesta contro gli effetti sociali della crisi e della politica di Monti e dei partiti che lo sostengono. Per aprire veramente una nuova fase dobbiamo dimostrare l’illegalità di questo potere. Solo raggiungendo l’obiettivo di avere la maggioranza coi non votanti e proclamando politicamente il significato di questo risultato diventeremo protagonisti di una nuova fase di lotta all’altezza della situazione. Senza dover correre il rischio di nuovi trasformismi.


Erregi

5 novembre 2012

 

 

tratto da: Aginform

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