Isis-Libia, ‘Che fine hanno fatto i pacifisti?’

“Tra le cose scomparse, travolte dalla storia di questi anni, non c’è solo la sinistra, ma anche un aspetto specifico del suo programma, la lotta contro la guerra. Per essere più precisi le cose scomparse sono due, le due facce di una stessa medaglia, il pacifismo e l’antimperialismo”.

 

Che fine hanno fatto i pacifisti?

 

Tra le cose scomparse, travolte dalla storia di questi anni, non c’è solo la sinistra, ma anche un aspetto specifico del suo programma, la lotta contro la guerra. Per essere più precisi le cose scomparse sono due, le due facce di una stessa medaglia, il pacifismo e l’antimperialismo.

Ambedue queste tematiche hanno attraversato per decenni, dalla guerra in Vietnam alla protesta contro l’installazione dei missili Pershing e Cruise, un percorso fatto di lotte di massa e di grande partecipazione giovanile.

Oggi che il mondo imperialista ha scatenato una guerra che viene definita, non a torto, una nuova guerra mondiale e che l’incendio sta arrivando nel cuore delle metropoli imperialiste non c’è resistenza, non c’è opposizione. Anzi risuona più forte che mai l’appello all’unità nazionale per nuove guerre imperiali. Solo qualche personaggio isolato come lo storico Del Boca o addirittura Romano Prodi avanzano l’ipotesi che ad appiccare il fuoco siano stati coloro che oggi vogliono spegnere l’incendio.

Eppure, nonostante questo, ancora si discute se il compito degli italiani sia quello di assistere i profughi o respingerli. Nessuno a sinistra apre il discorso su chi ha provocato l’esodo. Da quando è iniziata la guerra infinita degli americani e dell’Europa imperialista interi paesi sono stati distrutti e dove potevano finire le popolazioni investite dalla crisi? Gli aiuti umanitari sono diventati il contraltare delle guerre ‘umanitarie’.

Ambedue queste cose sono la base su cui gli imperialisti occidentali poggiano la loro propaganda per convincere i popoli della metropoli della giustezza delle guerre. E oggi con la vicenda Isis siamo alla vigilia di nuove avventure militari che vengono invocate per difendere la civiltà contro le barbarie. Ma chi sono i civilizzati e chi i barbari? Per noi questa è una domanda retorica alla quale dovremmo rispondere con la denuncia dei crimini che la ‘civiltà’ occidentale sta commettendo contro intere popolazioni. Perchè manca il coraggio di questa scelta?

La risposta a questo interrogativo sta nella cultura di una sinistra che ha assorbito la propaganda imperialista e che invece di individuare le responsabilità e la natura delle contraddizioni si occupa dei tagliagole senza accorgersi della regia che ci sta dietro. Il perbenismo e l’opportunismo di quello che è sopravvissuto della sinistra fa aggio sull’impegno antimperialista e sulla denuncia dei veri criminali.

Qualcuno ha anche scritto libri sulla scomparsa della sinistra, ma entrando nel merito della questione, di quale sinistra si parla? Quella che abbiamo conosciuto per molto tempo è praticamente scomparsa e neppure Tsipras è in grado di rianimarla e seppure una qualche resurrezione fosse possibile sarebbe al massimo la riesumazione dei “né con… nè con…”, cioè dell’imperialismo di sinistra che copre le avventure militari degli USA e della NATO.

Il nostro non è pessimismo, ma realismo. Vediamo bene qual’è la situazione da cui dobbiamo partire e con cui dobbiamo fare i conti. Vediamo però anche che l’orizzonte si fa sempre più cupo ed esige risposte. Bisogna prepararsi a un salto politico qualitativo, anche se è difficile individuare i punti di partenza. La farsa di Syriza italiana non è un buon punto di partenza. Bisogna capire e preferire l’originale.

Aginform

16 febbraio 2015

http://aginform.org/

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