UE, NATO e basi militari. La guerra in casa

“Ci troviamo riuniti per una discussione collegiale su come rilanciare un movimento di lotta contro guerra e militarismo, indipendente dal pensiero dominante, in un contesto internazionale ad altissima tensione, per la chiusura delle tante basi militari USA, NATO ed italiane”.

 

Assemblea di PISA di PaP

UE, NATO e basi militari. La guerra in casa

CONTRIBUTO di PaP BRESCIA e PROVINCIA  (Beppe Corioni)

Ci troviamo riuniti per una discussione collegiale su come rilanciare un movimento di lotta contro guerra e militarismo, indipendente dal pensiero dominante, in un contesto internazionale ad altissima tensione, per la chiusura delle tante basi militari USA, NATO ed italiane presenti sul nostro territorio e all’estero. Ci chiediamo come legare la lotta contro le aggressioni armate e il militarismo imperante alla guerra sociale ed economica che ogni giorno i padroni, soffiando sul vento razzista, fanno ai poveri: vento che alimenta la proliferazione dei gruppi neofascisti, sempre più legittimati e protetti. È sempre più urgente confrontarci e rilanciare la pratica della solidarietà internazionalista per schierarci con le ragioni di chi lotta contro tutti gli imperialismi. 

Oggi dobbiamo partire da un dato inequivocabile:  i movimenti di protesta contro la guerra sono stati assorbiti e manipolati. Se da una parte ci si mobilita per il riscaldamento globale i pericoli di una guerra nucleare sono appena menzionati. Infatti i pericoli di una possibile guerra mondiale  sono volutamente ignorati da tutti i mezzi di informazione. La guerra oggi viene descritta come uno sforzo umanitario, come uno sforzo per la pace, e c’è chi pensa che dovrebbe  essere concesso il premio Nobel per la pace alla NATO, per averla mantenuta per 70 anni. La realtà viene volutamente capovolta. Le giustificazioni date dai mass madia sono le più svariate e vanno dalla legittimità della Guerra Umanitaria, alla Guerra Giusta, alla Guerra globale al Terrorismo, alla Responsabilità di Protezione, alla Guerra preventiva come mezzo di “autodifesa” (attaccarli prima che ci attacchino). 

Nell’aprile del 1949 l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico ( NATO ) stabilì la dottrina della “Sicurezza Collettiva” ai sensi dell’Art. 5 del Trattato di Washington. Quello che non si dice,  è che di fatto gli Stati Uniti hanno occupato militarmente l’Europa occidentaleutilizzando l’emblema della NATO per installare basi militari statunitensi in tutta Europa. Oggi la NATO è composta da 29 stati membri, la maggior parte dei quali dispone di strutture militari sul proprio territorio con i maggiori schieramenti di forze statunitensi; in Germania con 39 basi e in Italia con 113 basi USA e 12000 soldati. Lo Stato italiano sborsa centinaia di milioni di euro per il funzionamento e la ristrutturazione di queste basi come necessità imposta dagli Stati Uniti che hanno il pieno controllo delle strutture di comando della NATO.  Quella che di fatto è un’occupazione militare viene etichettata come “PROTEZIONE” e i governi degli stati membri della NATO “pagano gli Stati Uniti per occupare i loro paesi.                       Gli Stati Uniti hanno attualmente più di 800 basi militari  ufficiali in 80 paesi.

All’aeroporto militare di Ghedi (Brescia) è schierato il 6° Stormo dell’Aereonautica italiana sotto comando USA con circa 20 bombe nucleari B61 (numero stimato dalla FAS nel periodo antecedente al 2020) e si prepara a divenire una delle principali basi operative dei caccia F-35. 

La notizia che a Ghedi fossero stoccate queste bombe atomiche arrivò il 15 settembre del 2007. I bresciani hanno sempre subìto con indifferenza questa orribile convivenza. Nonostante tutto si costituì un comitato “Via le Atomiche”che denunciò e coinvolse cinque comuni  limitrofi (Ghedi, Botticino, Castenedolo, Borgosatollo, Montirone) facendo manifestazioni e interpellanze al ministro degli interni Massimo D’Alema e della difesa Arturo Parisi per sottoporgli la necessità dell’eliminazione delle testate nucleari. 

Dei problemi delle basi Usa in Italia si era occupato proprio in quel periodo il Servizio Studi Affari internazionali del Senato della Repubblica. Ci fu anche una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare per un’Italia senza atomiche  che superò le 50.000 firme. Questo fu un primo risultato importante del movimento pacifista.

Il 22 giugno 2008 notizie di stampa riferirono di un rapporto interno dell’Air Force Usa preoccupato per le condizioni di sicurezza delle armi nucleari ospitate nelle basi Usa in Europa, compresa quella di Ghedi. Finalmente il 24 settembre 2009 ci fu l’annuncio che le atomiche in deposito a Ghedi sarebbero state rimosse.  La campagna “Via le atomiche” sembrava aver conseguito un primo obiettivo, ma forse c’era l’inganno … Infatti il 30 giugno 2014 fu pubblicata un’inchiesta  negli USA di Hans Kristensen direttore del Progetto di informazione nucleare della Federazione di scienziati americani che attestava come a Ghedi vi fossero stoccati ancora 20 ordigni nucleari B61. Cosi nel 2017  “Donne e uomini contro la guerra,  il CentroSociale28maggio e altre organizzazioni pacifiste” riaprono la questione delle bombe atoniche a Ghedi con una partecipata manifestazione il 20 gennaio 2018 davanti alla base di Ghedi ; sempre nell’indifferenza totale dei bresciani e delle loro Amministrazioni.

Il 24  febbraio 2017 è uscita la notizia del primo F35 consegnato alla base militare di Ghedi. Si ritiene che ogni ora di volo di un F35 abbia un costo di 25 mila dollari.

Il 30 ottobre 2017 sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il bando di gara dal costo di 2,5 milioni di euro per la progettazione definitiva dei rifugi e dei 15  hangar (ciascuna struttura potrà ospitare due F 35) destinati ad accogliere questi nuovi aerei. I lavori dovrebbero essere partiti  a fine 2018: per questo progetto è stata quantificata una spesa complessiva di 60,7 milioni di euro.

Tutti gli interventi saranno concentrati su un’unica area «separata fisicamente dal resto dei fabbricati esistenti nella base tramite recinzione, impianto di videosorveglianza e accessi controllati». Una sorta di «base nella base». il cui accesso sarà vietato allo stesso personale militare dell’aeroporto salvo agli addetti ai nuovi caccia.

L’arrivo a Ghedi degli F35 andrà di pari passo con la loro produzione nello stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, dove la divisione velivoli di Leonardo (ex Finmeccanica) sta assemblando i caccia «italiani» della Lockheed Martin. Inizialmente l’Italia aveva prenotato 131  F35 per una spesa stimata in 12,9 miliardi di euro. Ora, dopo le polemiche, sui costi, la spesa di ciascun velivolo è stata rivista al ribasso e la commessa ridotta a 90 caccia. 

A Ghedi verranno schierati  30 F35 CON 60 BOMBE NUCLEARI le nuove B61-12. L’aeroporto militare in provincia di Brescia si prepara dunque  a diventare una delle principali basi operative per gli F35.  

Caccia dello stesso tipo, armati o comunque armabili con le B61-12, saranno schierati anche nella base di Amendola (Foggia), dove è già arrivato il primo F-35, e in altre basi. Vi saranno, oltre a questi, gli F35 della U.S. Air Force schierati ad Aviano con le B61-12.

Lo schieramento sul nostro territorio di F35 armati di bombe nucleari B61-12 subordina ancor più l’Italia alla catena di comando del Pentagono, privando il Parlamento di qualsiasi reale potere decisionale.

L’Italia è l’unico paese aderente alla  NATO con 2 basi per la conservazione di armi di distruzione di massa atomiche: quella dell’Aeronautica militare di Ghedi e quella statunitense di Aviano (Pordenone). Le bombe sono sorvegliate dalle forze armate statunitensi il collaborazione con l’aeronautica militare Italiana 

I Codici necessari per farle esplodere sono in possesso del comando militare americano, ma in caso di guerra devono essere montate su aerei italiani . La presenza degli ordigni nucleari è un’effettiva violazione del trattato di non proliferazione nucleare.  L’Italia, ospitando armi nucleari statunitensi ed esercitazioni di guerra nucleare, viola il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari ratificato nel 1975. Gli Stati Uniti, quale Stato in possesso di armi nucleari, sono obbligati dal Trattato a non trasferirle ad altri (Art. 1). Italia, Polonia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia, quali stati non-nucleari, hanno secondo il Trattato l’obbligo di non riceverle da chicchessia (Art. 2).

Nonostante gli accordi,che sistematicamente vengono violati,VENGONO EFFETUATE ESERCITAZIONI NUCLEARI che annualmente vengono condotte in un paese a turno. All’Italia è toccato nel 2010 e nel 2013 ad AVIANO, nel 2014 a Ghedi dove si è celebrato il 50° anniversario dello schieramento di armi nucleari statunitensi in questa base con tanto di torta alla panna con le bandierine e una targa commemorativa che loda queste armi terribili “per avere protetto le nazioni libere del mondo”.
In quell’occasione nella base di Ghedi all’esercitazione hanno preso parte Stati Uniti, Italia, Polonia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Vi parteciparono per la prima volta anche gli F16 della POLONIA. Gli F16 polacchi non dovrebbero essere abilitati al trasposto di armi nucleari in missioni sotto il comando della NATO, se fossero coinvolti direttamente nel programma nucleare della NATO, infrangerebbero gli accordi del 1996 che prevedono la non proliferazione delle armi nucleari nei nuovi paesi membri dell’alleanza atlantica. Il trattato approvato dall’Assemblea generale dell’ONU il 1° luglio 1968 ed entrato in vigore il 5 marzo 1970, prevede che gli Stati in possesso di armamenti nucleari si impegnino a non cedere a terzi materiale fissile e tecnologia nucleare. Gli Stati non-nucleari, viceversa, sono tenuti a non mettere a punto armi di distruzione di massa o a non procurarsene. Inoltre, il trasferimento di materiale e tecnologie nucleari utilizzabili per scopi pacifici deve avvenire sotto lo stretto controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).    

La B61-12 nel 2020 sostituiranno le vecchie B61 a caduta verticale. La B61-12 è la nuova bomba all’idrogeno a guida di precisione, il cui costo unitario è previsto in 22 milioni di dollari, si configura come un’arma polivalente, con una potenza media di 50 kiloton (circa quattro volte la bomba di Hiroshima) . Precisa e devastante, può penetrare completamente nel suolo per distruggere i tunnel e le costruzioni sotterranee più resistenti. La B61-12, è un ordigno che potrà essere utilizzato attraverso quattro opzioni di potenza selezionabili al momento del lancio , viene scelta la potenza dell’esplosione a secondo degli obbiettivi da colpire : da 0,3 kiloton, ovvero 50 volte meno potente dell’atomica che distrusse Hiroshima (che era di circa 15 kiloton), da 1,5 kiloton, da 10 e infine da 50 kiloton, ed è una bomba studiata per la tecnologia degli F35.

L’Italia sta diventando la nazione che schiera il maggior numero di ordigni nucleari Usa presenti sul suolo europeo: settanta bombe del tipo B61-12 su un totale di 180 ordigni nucleari.             

Siamo alla congiuntura della più grave crisi della storia. Una terza guerra mondiale con l’uso di armi nucleari sarebbe definitiva per l’intera umanità.

Quello che è in gioco è un processo di guerra globale che utilizza avanzati sistemi d’arma, e su questo il Senato degli Stati Uniti nel 2002 ha approvato il loro uso nel teatro di guerra convenzionale. 

E’ doveroso ricordare che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a favore della PROIBIZIONE delle armi nucleari ai sensi della risoluzione  L.41, eppure questa notizia non è comparsa su nessun mezzo di informazione.

Il 20 settembre 2017 il giorno stesso in cui alle Nazioni Unite viene aperto alla firma il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari,che prevede all’Art.2 la proibizione agli Stati militarmente non nucleari di ricevere armi nucleari, ne avere il controllo su tali armi direttamente o indirettamente, la NATO lo boccia sonoramente. Nella dichiarazione il Consiglio Nord Atlantico formato dei 29 Stati membri sostiene che “Il Trattato non sarà effettivo, non accrescerà la sicurezza né la pace internazionali, ma rischia di fare l’opposto creando divisioni e divergenze”  Cosi facendo la NATO esautora i parlamenti nazionali dei paese membri, privandoli della sovranità di decidere autonomamente se aderire  o no al Trattato ONU sull’abolizione delle armi nucleari .

Nel febbraio 2019 gli Stati Uniti annunciano la sospensione del Trattato INF con la Russia, siglato a Washington l’8 dicembre 1987 da Michail Gorbaciov e Ronald Reagan, ritenendosi liberi di testare e schierare armi della categoria proibita dal Trattato. ( missili nucleari a gittata corta e intermedia tra 500 e 5500 Km con base a terra).  Il piano USA di affossare il Trattato INF è pienamente sostenuto dagli alleati europei della NATO i quali dichiarano il pieno appoggio all’azione degli Stati Uniti così come anche l’Unione Europea che all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2018 vota contro la risoluzione  presentata dalla Russia sulla “Preservazione e osservanza del Trattato INF”, risoluzione respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni.                                                                    

Cosi facendo l’Unione Europea, di cui 21 dei 27 membri fanno parte della NATO, si uniforma totalmente alla posizione della NATO, che a sua volta si uniforma a quella degli Stati Uniti.

Come si può vedere “L’Impero Americano” gioca la carta della guerra dal momento stesso i cui “L’Impero” viene messo in discussione.                                                      

Gli Stati Uniti sono ancora la prima potenza militare al mondo ma non possono dire di essere ancora la prima potenza economica al mondo. La supremazia USA viene messa in discussione dall’emergere di nuovi soggetti come la Cina, l’India, la Russia e altri paesi che si stanno ritagliando enormi fette di mercato globale. L’egemonia del DOLLARO viene messa in discussione, il suo valore è determinato NON dalla reale capacità statunitense, ma dal fatto che esso  costituisce quasi i due terzi delle riserve valutarie mondiali, è la moneta con cui si stabilisce sui mercati globali il prezzo del petrolio, dell’oro, delle altre materie prime e in genere delle merci. Questo ha permesso agli Stati Uniti attraverso la Federal Reserve, la Banca Centrale (che è una banca privata), di stampare migliaia di miliardi di dollari con cui viene finanziato il colossale debito pubblico degli Stati Uniti, circa 23mila miliardi di dollariattraverso l’acquisto di obbligazioni e altri titoli emessi dal tesoro. 

La decisione presa dal Venezuela nel 2017 di sganciare il prezzo del petrolio dal Dollaro e legarlo a quello dello Yuan cinese ha creato un vero e proprio terremoto facendo tremare l’intero palazzo imperiale. Questo era già avvenuto in passato con le dichiarazioni di Saddam Hussein che invitava i paesi della zona mediorientale a vendere il petrolio direttamente in Euro, escludendo il Dollaro, e il tentativo di Gheddafi  di voler creare una moneta Africana in contrapposizione al Dollaro e all’Euro dichiarando in più occasioni di voler costruire “gli Stati Uniti d’Africa”. Entrambi abbiamo visto la fine che hanno fatto.

Per queste ragioni il pericolo di un conflitto mondiale è sempre più imminente, lo dimostra anche l’aumento continuo delle spesa militare mondiale negli armamenti che ha raggiunto i 1739 miliardi di dollari nel 2017  secondo i dati Sipri pubblicati nel 2018. L’Italia attualmente spende nella spesa militare 1,4% del Prodotto Interno Lordo, vale a dire 70 milioni di euro al giorno e , secondo la NATO e gli USA dovrà salire al 2% del PIL vale a dire 100 milioni al giorno. 100 milioni al giorno che verranno tolti dalle spese sociali per alimentare le spese di morte.                                

Nel 2017 in attuazione del trattato di Lisbona nasce la “PESCO” una struttura parallela alla NATO con due strutture di comando. Un Comando per L’Atlantico con il compito di mantenere “libere e sicure le linee marittime di comunicazione tra Europa e Stati Uniti, vitali per la nostra Alleanza Transatlantica”. Un Comando per la mobilità, con il compito di “migliorare  le infrastrutture civili, strade, ponti, ferrovie, aeroporti e porti, cosi che siano adattate alle esigenze militari della NATO, in altre parole i Paese Europei dovranno effettuare a proprie spese lavori di adeguamento delle infrastrutture civili per un loro uso militare. 

La guerra  è un giro d’affari intorno ad armi e armamenti che realizza  ingenti profitti ed aumenta il suo volume anno dopo anno. Il caso del nostro Paese è emblematico: nel 2016 l’export militare italiano ha registrato un aumento del 85% rispetto all’anno precedente. Numeri da capogiro documentati dalla Relazione annuale sul commercio  e sulle autorizzazioni all’esportazioni di armi, nella relazione viene evidenziato un aumento del 58% dell’export militare italiano verso  la penisola Arabica riconducibile sopratutto alle bombe prodotte dallo stabilimento sardo della Rwm Italia Spa di Domusnovas in provincia di Cagliari, ma con sede a Ghedi. La legge 185/90  proibisce al governo italiano di vendere armi a paesi in guerra e che non rispettano i diritti umani. (L’Arabia Saudita non rispetta i diritti umani ed è in guerra in Yemen dove uccide migliaia di civili, e noi gli vendiamo continuamente armi violando palesemente questa legge senza che nessuno prenda provvedimenti contro l’Italia).

 

GUERRA E AMBIENTE

Se da una parte il movimento ambientalista ispirato dalla giovane svedese Greta Thunberg ha portato in piazza migliaia di giovani di tutto il mondo per ribadire l’urgenza di interventi che abbiano un reale impatto sul cambiamento climatico e che garantiscano la sostenibilità ambientale, dall’altra parte non viene minimamente menzionata la corsa al riarmo nucleare e i danni che ne derivano. Non può esistere alcun movimento ambientalista che non metta al primo posto la lotta contro tutte le guerre. Non ha senso impegnarsi per la difesa della salute del nostro orticello se continuiamo a ignorare che in Italia abbiamo decine di bombe nucleari in fase di potenziamento, pronte per essere usate contro popolazioni inermi con rischi per l’esistenza stessa del nostro pianeta.

Infatti i pericoli di una possibile guerra mondiale  sono volutamente ignorati da tutti i mezzi di informazione. Gli interessi economici e geostrategici militari sono sempre stati prioritari rispetto ai valori della difesa dell’ambiente e quindi della vita di intere popolazioni. Basta qui citare solo alcuni esempi di prevaricazione degli interessi bellici su  quelli dell’ambiente e dell’umanità: 

  • Nel mar Baltico dopo la seconda guerra mondiale sono stati gettati enormi quantitativi di armi che in questi anni cominciano a rilasciare micidiali agenti tossici nelle acque del Nord Europa.
  • Oltre a Hiroshima e Nagasaki, circa 2000 bombe atomiche sono state utilizzate a scopi sperimentali, e a causa di questi esperimenti si stima che 400mila persone si siano ammalate di cancro.
  • I 70 milioni di litri di agenti chimici rilasciati dagli aerei e dalle flotte dell’esercito statunitense in Vietnam continuano a fare le loro vittime a quarant’anni dalla fine del conflitto: l’Agente Arancio (un potentissimo defoliante) e la diossina utilizzati per deforestare e “stanare” i vietcong hanno distrutto il 15% delle foreste vietnamite.  
  • Più recentemente in Iraq, con il contributo dell’esercito italiano, 3000 tonnellate di uranio impoverito sono state rilasciate nell’aria e nel suolo iracheni. I costi di bonifica sono elevatissimi e la Us Army   ha pagato e paga un costo altissimo sia in termini umani che in termini economici: 13 miliardi di dollari  vengono spesi ogni anno per risarcire i militari americani contaminati dall’uranio impoverito. Lo stesso si può dire della guerra in Afghanistan tuttora in corso, anche qui con la presenza italiana.                                                                                                            

Non va dimenticato, a questo proposito, che l’Italia è presente col proprio esercito in più di trenta paesi. I governi italiani, tanto quelli di centrodestra quanto quelli di centrosinistra, hanno violato spudoratamente l’articolo 11 della Costituzione  italiana, nata dalla Resistenza Antifascista, in cui si legge che la Repubblica “ripudia la guerra”.

Per la prima volta nella storia dell’umanità, ci è permesso di sedere in una stanza simile alle sale per videogiochi, e con un clic uccidere persone dall’altra parte del pianeta. La guerra è un’attività produttiva e commerciale, e in quanto tale viene alimentata, esportata e resa permanente. Contemporaneamente i corpi delle persone in carne ed ossa, che sotto le bombe perdono ogni giorno la vita, vengono rimossi dalla coscienza collettiva, come se non facessero parte della specie umana.

In questo clima di regime prefascista, in cui si rottamano i fondamentali della convivenza civile, la guerra dovrebbe essere spiegata per quel che è: uno strumento della politica  imperialista!!!

Gli Stati Uniti solo nel 2016 hanno sganciato 26.000 bombe su sette paesi, e dalla fine della Seconda Guerra Mondiale hanno tentato di rovesciare più di 50 governi stranieri; sganciato bombe su oltre 30 paesi; cercato di uccidere più di 50 capi di Stato; soppresso movimenti politici in 20 paesi; interferito grossolanamente nelle elezioni democratiche in almeno 30 paesi. Ebbene sono loro che esportano i loro valori a suon di missili in tutto il mondo.

Lo scenario che si presenta è terribile: se partisse un attacco di USA, Francia, Gran Bretagna e Israele; dall’altra parte risponderebbero Russia, Iran, Siria e probabilmente Cina, e potrebbe scoppiare una GUERRA NUCLEARE … l’ultima!

La guerra ha costi elevatissimi anche nella fase preparatoria, ciononostante è un grande affare visto che gli Stati Uniti,  dalla loro creazione nel 1776, sono stati in guerra il 93% della loro esistenza, vale a dire 222 anni su 240. Con solo 18 anni di pace!!!

I governi imperialisti e terroristi degli USA e le organizzazioni come la NATO sono un pericolo terribile per tutti noi e vanno fermati nel nome del futuro dell’umanità perché l’uno e l’altro non hanno mai rispettato il diritto internazionale e i diritti umani. Ciò non ci deve far dimenticare che anche l’Italia ha le mani che grondano sangue di bambini innocenti. CHI NON SI OPPONE È COMPLICE!!!

 

“Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.”ANTONIO GRAMSCI

 

 

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *