“Riconvertire fabbriche di bombe si può”

Sappiamo che riconvertire si può: trasformare un’industria a produzione militare in un’industria di successo nel campo civile è possibile. Sono numerosi gli esempi anche nella storia italiana. La mia tesi di specializzazione con cui conclusi il mio corso biennale post-laurea in relazioni industriali era proprio sulla riconversione dell’industria a produzione militare in Toscana.

 

Nella mattinata di sabato 10 marzo si è tenuta a Cagliari una manifestazione in favore della riconversione della fabbrica di bombe RWM di Domusnovas. E’ stata la mia prima uscita pubblica dopo la proclamazione come deputato.
Riassumo qui il mio intervento:

Sappiamo che riconvertire si può: trasformare un’industria a produzione militare in un’industria di successo nel campo civile è possibile. Sono numerosi gli esempi anche nella storia italiana. La mia tesi di specializzazione con cui conclusi il mio corso biennale post-laurea in relazioni industriali era proprio sulla riconversione dell’industria a produzione militare in Toscana.
All’Italia, paese sconfitto nella seconda guerra mondiale, era stata inibita la produzione aeronautica militare, e una proibizione che segnava un limite determinò un’occasione insperata per sviluppare altro.
Uno dei maggiori simboli del disegno industriale italiano, la Vespa Piaggio, era stata progettata da un ingegnere aeronautico, Corradino D’Ascanio, che era stato anche l’inventore del primo prototipo di elicottero moderno, naturalmente militare. Un uomo che odiava le motociclette e amava i velivoli militari si era così  trovato a creare una cosa nuova e utile che tutti volevano avere. I motorini di avviamento aeronautici già prodotti dalla Piaggio divennero così i motori delle Vespa che uscivano dagli stabilimenti di Pontedera e poi da fabbriche sparse in tutti i continenti.
I casi concreti e importanti di riconversione sono numerosi nel mondo e ci confortano. Il punto è che dobbiamo dichiarare guerra alla guerra, e non guerra al lavoro.
Mi impegno a promuovere l’interruzione immediata dell’esportazione di armi da guerra in Arabia Saudita ed in ogni altro paese in stato diconflitto armato o comunque in contrasto con i principi enunciati nella Legge n.185/1990.
È giusto che il mondo sappia cosa fa l’Arabia Saudita contro la popolazione civile dello Yemen, che da due anni viene bombardata indiscriminatamente con un arsenale terrificante, decine di migliaia di vittime innocenti e milioni di sfollati che vanno a ingrossare anche i flussi migratori. Io stesso ho fatto su Pandora TV diversi servizi televisivi sull’argomento, e ogni volta dovevo assistere a immagini raccapriccianti di bambini morti o sofferenti, diventando testimone di un orrore che si depositava nella coscienza. Dall’altro lato mi chiedevo e mi chiedo: è giusto che il prezzo del cinismo delle classi dirigenti occidentali lo debbano pagare i lavoratori di Domusnovas? No, che non debbono pagarlo loro!
Certo, è molto probabile che una scelta intelligente di politica estera mirante a ostacolare le operazioni saudite in Yemen si tradurrebbe in una forte riduzione delle commesse alla RWM con riflessi sul futuro dei lavoratori sardi. Per uscire dalla monocultura delle bombe non bastano chiacchiere. Servono scelte politiche di grande portata. Dopo la Guerra Fredda, quando la Germania fu riunificata, ottenne un programma comunitario per la riconversione economica e sociale delle aree dipendenti dalle produzioni e dalle presenze militari. Furono grandi risorse non solo nazionali, perché internazionali erano state le cause di quel prolungato impatto
militare. Un’analoga scelta di livello europeo occorre anche per il caso RWM, facendo uscire una comunità da una monocultura economica e offrendo alternative occupazionali

Pino Cabras

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *