“Fuga dal MUOS: quale via d’uscita?”

La stazione MUOS (Mobile User Objective System) di Niscemi fa parte di una rete mondiale di telecomunicazioni militari degli Stati Uniti, composta da altre tre stazioni simili (due negli USA e una in Australia) e da una flotta di satelliti. Niscemi è diventata il più importante snodo delle telecomunicazioni militari USA in Europa, Africa e Medio Oriente.

 

La stazione MUOS (Mobile User Objective System) di Niscemi fa parte di una rete mondiale di telecomunicazioni militari degli Stati Uniti, composta da altre tre stazioni simili (due negli USA e una in Australia) e da una flotta di satelliti. Niscemi è diventata il più importante snodo delle telecomunicazioni militari USA in Europa, Africa e Medio Oriente. Inizialmente la realizzazione era prevista nell’aeroporto militare di Sigonella, ma venne spostata presso la stazione di telecomunicazioni militari US-Navy NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) di Niscemi, a causa delle possibili interferenze delle forti emissioni elettromagnetiche sul volo degli aerei militari. La stazione NRTF di Niscemi opera sin dal 1991 ad appena 4 Km dal centro della cittadina omonima: le emissioni del MUOS andrebbero quindi ad aggiungersi a quelle del NRTF.

Quali sono i quattro principali argomenti contro il MUOS a Niscemi?

  1. La presenza dei vincoli ambientali di inedificabilità assoluta del SIC (Sito di Interesse Comunitario) “Sughereta di Niscemi”.
  2. La certificazione antisismica assente e l’edificazione in zona effettivamente ad elevata sismicità.
  3. Le emissioni elettromagnetiche nocive per l’uomo e il traffico aereo.
  4. La già rilevante presenza di altre fonti di inquinamento elettromagnetico e chimico.

L’unica possibile soluzione, essendo il complesso NRTF-MUOS un rischio per l’ambiente e la popolazione, è la rimozione del manufatto e la smilitarizzazione della zona.

Invece, notizia giudiziaria recente, una richiesta di confisca del MUOS è stata rigettata dal Tribunale di Caltagirone. Il pubblico ministero aveva chiesto la confisca e l’abbattimento della base per ripristinare la riserva naturale, dato che il sistema satellitare USA non avrebbe mai dovuto essere autorizzato perché nell’area (un SIC) vige appunto l’inedificabilità assoluta.

Era una sentenza tristemente prevedibile. Difficile che una installazione militare statunitense, funzionante ed essenziale per gli USA, venga abbattuta perché non rispetta un criterio di inedificabilità. Sussiste de facto una sorta di franchigia per le installazioni militari, specialmente per quelle già costruite. Il difetto sta allora alla fonte, in chi ha permesso l’approvazione e costruzione prima del complesso NRTF e poi del MUOS. Ancora più a monte, l’intero sistema di alleanze/sudditanze/servitù militari italiano è fermo al secondo dopoguerra. Qui però non si tratta neppure dell’ormai obsoleto Patto Atlantico, bensì di una base militare straniera fuori dal controllo dello Stato Italiano, che è intervenuto soltanto in fase autorizzativa, e più recentemente in ogni procedimento legale, nei quali casi ha agito come se si trattasse di una base sua.

All’inizio degli anni 90, quando iniziò la costruzione della base NRTF, la legislazione italiana per la protezione dalle radiazioni elettromagnetiche era ad esempio molto carente, e non venne effettuata nessuna valutazione preliminare. Al più recente tempo del MUOS, però, la situazione è molto diversa: le evidenze scientifiche sugli effetti nocivi dei campi elettromagnetici hanno continuato ad accumularsi, tanto da portare al riconoscimento come possibili agenti cancerogeni da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia ha varato, a partire dal 2001, una nuova legislazione conservativa; in base ad essa, nei dintorni di Niscemi – data l’attuale situazione con superamento dei limiti di legge – non solo occorre negare autorizzazioni per ulteriori impianti, ma bisogna anzi ridurre le emissioni dell’esistente, secondo la procedura di “riduzione a conformità” prevista per legge (DPCM 8.7.2003).

Un impianto ad alta tecnologia in zona sismica

La verifica della conformità dell’impianto alla progettazione antisismica non è stata mai richiesta dalle autorità, né prodotta dai proponenti; in maniera alquanto naif, l’ambasciata USA sostiene che l’impianto si spegnerebbe automaticamente in caso di inclinazione delle parabole a meno di sei gradi sull’orizzonte. Manca una analisi del rischio, effettuata con metodi probabilistici, indispensabile in situazioni del genere. Ad esempio: qual è la probabilità di accadimento di un terremoto che possa danneggiare l’installazione ed i suoi sistemi di sicurezza? Quali sarebbero, oltre ai danni per la popolazione, i danni materiali che deriverebbero da questi incidenti, gravi e meno gravi? E quale l’affidabilità del MUOS come componente importante di un sofisticato sistema bellico?

Il MUOS sorge effettivamente in zona sismica: secondo la Legge (DPRS/15.01.2004), il Comune di Niscemi è classificato in “Zona 2 – Elevata pericolosità”. Questa collocazione si è resa necessaria sia per il contesto tettonico che per la storia sismica, che riporta eventi di notevole intensità (terremoto 1693 e terremoto di Santa Lucia del 1990). È insomma pacifico che il MUOS, autorizzato senza alcuna certificazione antisismica, sorge in una zona ad elevata sismicità non soltanto ex lege, ma anche de facto. Questo aspetto soltanto imporrebbe l’immediata rimozione dell’installazione, anche da spenta, per tutelarla. La messa in funzione, in zona sismica, appare fuori discussione.

Un vulnus in un’area di elevato interesse naturalistico

La base NRTF/MUOS sorge all’interno della Riserva Naturale SIC “Sughereta di Niscemi”: la normativa Comunitaria prescrive che si debba dimostrare la “non incidenza” sulla riserva naturale, che in questo caso è impossibile da dimostrare visto che vige in essa l’inedificabilità assoluta per tutelare l’ecosistema. Nel SIC occupato in parte dalla Base vi è la presenza dominante della Sughera (Quercus suber). Si tratta dell’ultima sughereta naturale del Mediterraneo, un relitto olocenico di bosco per di più popolato da esemplari millenari, tuttora non perfettamente censiti. La Sughereta di Niscemi è un vero e proprio monumento naturale, un reperto prezioso che è obbligatorio tutelare. E’ stata poi rilevata la presenza di numerose specie di uccelli protette ed a rischio, per le quali la Legislazione italiana richiede tutela.

Noi siamo grandi ammiratori delle bellezze naturali degli Stati Uniti e mai ci è capitato di vedere, ad esempio nel Grand Canyon o nel Parco di Yellowstone, la presenza di installazioni che ne minaccino l’esistenza.

Una conclusione ed una via d’uscita.

I governi italiani in questi decenni hanno sempre fortemente voluto la costruzione del MUOS, come dimostrazione di efficienza e fedeltà al potente alleato. Le ricadute positive restano però solo a livello dei governi: la presenza della base non provoca alcun “indotto”. Ad esempio, gli approvvigionamenti giungono da lontano, e ai militari americani è proibito frequentare la zona. Un ulteriore rischio “indotto”, invece, è quello di fare dell’area di Niscemi un possibile obiettivo sensibile per un attacco terroristico, o per un bombardamento in caso di conflitto.

Il movimento di opposizione al MUOS ha provocato, a partire dal 2011, diverse difficoltà alle autorità statali e militari, sia con manifestazioni e occupazioni, sia mediante azioni legali ed in sede di parlamenti, dal regionale, agli italiani, all’europeo. Anche le ultime tre amministrazioni comunali di Niscemi (oltre a molte altre nei comuni vicini) si sono dichiarate contrarie alla presenza del MUOS nel loro territorio. Molte di queste azioni sono in corso, e la partita è tutt’altro che conclusa.

Tutto ciò non è bastato a smuovere le autorità politiche italiane, come a nulla è servito fare appello – a destra – all’indipendenza nazionale, oppure – a sinistra – alle istanze pacifiste e di ripudio della guerra che sono tra l’altro nella nostra Costituzione.

La via d’uscita potrebbe stare nell’importanza del MUOS nello scacchiere bellico mondiale: più volte è stata dimostrata l’insicura collocazione della base, dove i manifestanti si sono facilmente introdotti, danneggiando simbolicamente, in un caso, anche una delle parabole. Più volte le manifestazioni ed i blocchi dei NOMUOS (da citare uno per tutti lo straordinario fenomeno delle “Mamme NOMUOS”) hanno interrotto le comunicazioni ed i rifornimenti di uomini e mezzi alla base.

Secondo noi, questo, insieme alle continue azioni legali, parlamentari ed amministrative ad ogni livello, potrebbe convincere gli Stati Uniti a spostare il MUOS in altro luogo più sicuro: ma forse occorre una spinta più forte, a livello nazionale. Questa potrebbe aversi con l’avvento al governo italiano di un movimento politico che si sia distinto per l’opposizione alle grandi opere inutili e imposte, sia a livello locale che nazionale: non si tratta quindi di nessuno dei partiti che sono stati al governo negli ultimi anni.

Non proprio tutte le promesse fatte in campagna elettorale vanno mantenute, ma nemmeno vanno tutte disattese. Dopo sette anni di lotta ininterrotta – avendo sempre il governo nazionale contro – ci aspettiamo ora un fulmine che improvviso rassereni il cielo.

Bibliografia minima

M. Coraddu; E. Cottone; A. Levis; A. Lombardo, F. Marinelli, M. Zucchetti, Electromagnetic Fields (EMF) Biological and Health Effects and the MUOS Case, Fresenius Env. Bull. 24,5a (2015) 1896-1903.

Antonio Mazzeo, Il MUOStro di Niscemi. Per le guerre globali del XXI secolo, Editpress, Firenze, 2014. ISBN 9788897826279.

La minaccia del MUOS e il disprezzo per i cittadini. Colloquio con Massimo Zucchetti di Giuseppe Montalbano, Micromega online, 2013, http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-minaccia-del-muos-e-il-disprezzo-per-i-cittadini/

Massimo Zucchetti, Politecnico di Torino

(12 aprile 2018)

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