L’esempio spagnolo: basta bombe di precisione all’Arabia. E l’Italia?

Stop a 400 bombe di precisione all’Arabia Saudita. La Spagna ha confermato la decisione di voler sospendere la vendita di armi al regime di Riyad, impegnato nella guerra in Yemen, in cui spesso i civili sono stati sterminati proprio da materiale bellico proveniente dall’Europa.

 

L’esempio spagnolo: basta bombe di precisione all’Arabia. E l’Italia?

Stop a 400 bombe di precisione all’Arabia Saudita. La Spagna ha confermato la decisione di voler sospendere la vendita di armi al regime di Riyad, impegnato nella guerra in Yemen, in cui spesso i civili sono stati sterminati proprio da materiale bellico proveniente dall’Europa. Il governo di Pedro Sanchez ha fermato una commessa di 400 bombe di precisione per un valore complessivo di 9,2 milioni di euro.

Il contratto risaliva al 2015, quando il precedente esecutivo di Madrid, guidato dal popolare Mariano Rajoy, aveva concordato la cessione di queste bombe. Ma il 16 agosto scorso l’attuale ministra della Difesa, Margarita Robles, aveva fatto intendere di essere intenzionata a intervenire: perché quelle armi avrebbero potuto colpire anche dei civili, secondo quanto emerso nel lungo conflitto yemenita. Dal 2015, anno di scoppio della guerra, oltre 6mila civili sono morti (fonte Amnesty International), oltre alle centinaia di migliaia costretti ad abbandonare le loro case.

Dalla Spagna arriva un esempio importante, che in Italia dovrebbe risultare come un modello da seguire: ma dalle nostre parti il dibattito è stato messo sott’acqua, così le bombe made in Italy che continuano a rimpinguare l’arsenale saudita. Perché il governo del ‘cambianiente’ sta seguendo la stessa rotta tracciata dai predecessori, cassando completamente l’argomento dall’agenda politica.

Affare saudita armato

La Spagna è tra i Paesi che ha venduto più armi all’Arabia Saudita. Secondo Amnesty International, solo nel 2017, il volume di affari è stato di 270 milioni di euro. Una cifra che sale a 900 milioni, se si parte dal 2015. In quest’ottica il blocco delle 400 bombe è solo una piccola parte, ma pur sempre il pezzo iniziale. Il sito Publico, in un articolo, ha anche denunciato qualche stortura, che viene definita una “contraddizione” da Luis Arbide, militante pacifista: secondo quanto rivelato, infatti, altro materiale bellico, come le munizioni usati per l’artiglieria terrestre, sono partiti dai porti di Santander e Motril, direzione Riyad. Ma anche in questo caso il governo spagnolo ha garantito di studiare la questione e porre rimedio in tempi brevi.

La notizia dello stop alla commessa di 400 bombe è stata accolta positivamente in Yemen, soprattutto dai ribelli Houthi (gli sciiti bombardati dai sauditi). La mossa è stata letta come qualcosa di importante “per evitare gli abusi” della coalizione guidata dalla dinastia saudita.

E l’Italia?

La Spagna, insomma, si muove con decisione: il balzo in avanti è evidente. In Italia, invece, le speranze di cambiamento del nuovo governo sono già state tradite: il Movimento 5 Stelle – che nella scorsa legislatura si era impegnato a incalzare il governo per interrompere la vendita di armi all’Arabia – è diventato improvvisamente afono sulla questione. Nessun parola, nessuna previsione di interventi.

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