Opinione pubblica contraria allo sviluppo dei cosiddetti “robot killer”

Nei 26 Paesi esaminati nel 2018 tramite sondaggio, più di tre persone su cinque (il 61%) si oppongono allo sviluppo di sistemi d’arma che siano in grado di selezionare e attaccare obiettivi senza l’intervento umano.

 

Il 61% della popolazione di 26 Paesi contro i “killer robots”. Anche 58% degli italiani contrario.

La maggioranza della popolazione è contraria ai “robot killer” in Cina (60%), Russia (59%), Regno Unito (54%) e Stati Uniti (52%) così come avviene anche in Italia con il 58% rilevato dal sondaggio.

 

Nei 26 Paesi esaminati nel 2018 tramite sondaggio, più di tre persone su cinque (il 61%) si oppongono allo sviluppo di sistemi d’arma che siano in grado di selezionare e attaccare obiettivi senza l’intervento umano.
Due terzi (66%) di coloro che osteggiano sistemi di armi autonome letali hanno come maggiore preoccupazione il “superamento di una barriera morale perché le macchine non dovrebbero essere autorizzate ad uccidere”.
Più della metà (54%) degli oppositori ha dichiarato di essere preoccupata che tali sistemi d’arma non potrebbero rispondere a criteri di responsabilità e controllo.

 Opposizione crescente alle armi completamente autonome

Un’indagine quasi identica in 23 paesi effettuata dalla stessa società di ricerca nel gennaio 2017 aveva rilevato che il 56% degli intervistati era contrario ai sistemi di armi autonomi letali: l’opposizione a tali armi è dunque cresciuta fino al 61% in circa due anni.
La maggioranza della popolazione è contraria ai “robot killer” in Cina (60%), Russia (59%), Regno Unito (54%) e Stati Uniti (52%) così come avviene anche in Italia con il 58% rilevato dal sondaggio.

I risultati di questo recente sondaggio mostrano che l’orientamento dell’opinione pubblica è contrario allo sviluppo dei cosiddetti “robot killer”. Eppure un piccolo gruppo di Stati, nel corso della recente (novembre 2018) riunione della Convenzione annuale sulle armi convenzionali (CCW) all’ONU dai Ginevra, ha usato le regole del consenso per ostacolare un significativo progresso diplomatico su tale tema. Russia, Israele, Corea del Sud e Stati Uniti hanno dichiarato durante la riunione che non avrebbero sostenuto i negoziati per un nuovo Trattato. Attualmente 28 Stati hanno fatto passi diplomatici significativi per arrivare ad un divieto preventivo sulle armi completamente autonome: Austria, Brasile e Cile hanno formalmente proposto la negoziazione urgente di “uno strumento giuridicamente vincolante per assicurare un significativo controllo umano sulle funzioni critiche” dei sistemi di armamento. Il prossimo ciclo di conferenze CCW si svolgerà a Ginevra dal 25 al 29 marzo 2019.

Mary Wareham, Coordinatrice internazionale della “Campaing to Stop Killer Robots”, ha dichiarato: “La finestra di tempo che ancora abbiamo per impedire lo sviluppo di armi completamente autonome si sta chiudendo velocemente. Questo sondaggio mostra che l’opposizione pubblica sta aumentando e con essa l’aspettativa che i Governi agiscano in modo deciso e con urgenza per affrontare questa preoccupazione diffusa”. Una preoccupazione ben presente nell’opinione pubblica italiana che da gennaio 2017 a dicembre 2018 ha visto crescere dal 54% al 58% l’opposizione ai “robot killer”, con solo il 20% in qualche modo a sostegno di questi sistemi d’arma. “E’ un dato che dovrebbe far riflettere anche il nostro Governo – sostiene Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo – che invece negli ultimi incontri internazionali si è mosso solo a ruota di altri Paesi e solo per sostenere iniziative riguardanti dichiarazioni politiche non vincolanti. E’ però giunto il momento di scelte coraggiose e di una capacità di visione politica in prospettiva che contribuisca a mettere al riparo i popoli di tutto il mondo dai rischi connessi allo sviluppo di armi capaci di scegliere obiettivi e decidere attacchi in maniera autonoma e incontrollata”.
I risultati del sondaggio evidenziano come il 68% degli italiani che si oppongono alle armi completamente autonome percepisce il superamento di una barriera morale (le macchine non dovrebbero poter decidere della vita e della morte di una persona), ma robuste motivazioni sono anche le possibili problematiche tecniche (43%), l’impossibilità di attribuire responsabilità (41%), l’illegalità di base di tali sistemi (33%).
 
“La nostra sicurezza condivisa dipende anche dal mantenere un controllo umano significativo sull’uso della forza – conclude Mary Wareham – ora è il momento per la leadership politica internazionale di avviare negoziati per un nuovo Trattato che proibisca i sistemi d’arma completamente autonomi. I risultati di questo sondaggio mostrano inoltre che le opinioni pubbliche nelle nazioni spesso identificate come le più favorevoli ai robot killer, come gli Stati Uniti e la Russia, in realtà si oppongono allo sviluppo di queste armi”.

Il sondaggio effettuato da Ipsos è stato commissionato dalla Campaign to Stop Killer Robots e condotto durante il mese di Dicembre 2018

Fonte: Campaign to Stop Killer Robots – Rete Disarmo – 22 gennaio 2019

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