[Scuola] “Diciamo no a questo contratto! Mobilitiamoci!”

I sindacati confederali hanno firmato l’ipotesi del nuovo contratto “Istruzione e Ricerca” per il triennio 2016-2018. E’ ora di scendere in piazza contro questa ipotesi di contratto per far sentire la voce del nostro no. La prima occasione per farlo è lo sciopero indetto da tutto il sindacalismo di base per venerdì 23 febbraio a sostegno della mobilitazione delle maestre diplomate magistrale. Successivamente lunedì 26 febbraio alle ore 18:00 a Roma.

 

Venerdì 9 febbraio, dopo una notte di trattative, i sindacati confederali hanno firmato l’ipotesi del nuovo contratto “Istruzione e Ricerca” per il triennio 2016-2018. Una firma arrivata senza nessun reale coinvolgimento dei lavoratori del settore esclusi dalla trattativa e dalla stesura della piattaforma rivendicativa. Il nuovo contratto prevede, per quanto riguarda la parte economica, degli aumenti al di sotto degli 85 euro medi lordi promessi nell’intesa precedente al referendum del 4 dicembre, e, per la parte normativa, l’inclusione nel contratto del bonus premiale dei docenti. Rimane inoltre non concordata la parte relativa alle sanzioni disciplinari che è stata rinviata ad una specifica sessione negoziale. Vi è inoltre un peggioramento sulla mobilità rispetto a quanto previsto dalla legge 107 per i docenti che andranno su una scuola, i quali dovranno rimanere lì per almeno tre anni prima di poter scegliere una nuova sede. Un contratto deludente dopo anni di attesa, che non recupera la perdita salariale dovuta all’inflazione e al blocco degli scatti e che determina un arretramento della posizione dei lavoratori, rendendoli più ricattabili e deboli nei confronti del dirigente-manager.

Se gli aumenti per la fasce più basse saranno di quasi 85 euro lordi è solo grazie all’artificio contabile della perequazione che sposta gli aumenti delle prime due mensilità sui mesi successi del 2018, terminando alla fine di quest’anno. Il grosso del bonus di merito (a regime 160 milioni su 200) andrà sul fondo di miglioramento dell’offerta formativa, rimanendo vincolato alla valorizzazione del merito dei docenti, che sarà contrattato sia a livello nazionale che di scuola. Tuttavia l’interpretazione di questo punto non è univoca. Per i sindacati in questo modo saranno contrattati le attività da compensare e gli importi da attribuire. Per il MIUR, che non è parte delle trattative ma il soggetto che è la controparte dei sindacati nei posti di lavoro, questi contratteranno solo i massimi e minimi importi assegnati, i criteri verranno decisi dal comitato di valutazione e i destinatari da parte del dirigente scolastico. Due posizione di certo non coincidenti; saranno poi i rapporti reali di forza a stabilire quale delle due prevarrà in quanto non vi è una sostanziale chiarezza nel contratto.

Quello firmato è un contratto negativo per i lavoratori della scuola, che accetta la compressione salariale portata avanti dai governi negli ultimi decenni, accentuando la differenziazione salariale della categoria. Nella migliore delle ipotesi i bonus premiali, necessari per integrare i bassi salari, si otterranno lavorando di più. Nella peggiore delle ipotesi saranno elargiti su basi discrezionali da parte dei dirigenti, recependo i meccanismi perversi della legge 107 all’interno del contratto. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza una sostanziale passività della categoria, che ha delegato ai sindacati il proprio destino. Le condizioni per ottenere di più ci sarebbero potute essere se la trattativa fosse stata sostenuta da un’adeguata mobilitazione, tanto più che il governo ha cercato fino all’ultimo l’accordo per dare una “mancetta pre-elettorale”. Era dovere del sindacato mobilitare i lavoratori già da questo autunno, durante la stesura e approvazione della legge di bilancio, quando i giochi sulla parte economica si sono definitivamente chiusi, e non arrivare a febbraio senza aver sostanzialmente fatto nulla. La CGIL sostiene di voler far ratificare questo accordo ai lavoratori tramite una consultazione degli iscritti. Crediamo che tale consultazione debba essere trasparente e reale, e aperta a tutti i lavoratori, poiché l’ultima parola sulle proprie condizioni di lavoro spetta ai lavoratori stessi, i quali devono potersi esprimere mediante delle assemblee capillari in ogni scuola.

Tuttavia non possiamo limitare la nostra opposizione a commenti su facebook o solamente a firmare petizioni, o limitarla ai momenti di discussione, ma è tempo di mobilitarsi. E’ ora di scendere in piazza contro questa ipotesi di contratto per far sentire la voce del nostro no. La prima occasione per farlo è lo sciopero indetto da tutto il sindacalismo di base per venerdì 23 febbraio a sostegno della mobilitazione delle maestre diplomate magistrale. Ma non possiamo limitare la nostra mobilitazione ad una sola giornata. Per questo terminato lo sciopero incontriamoci per discutere su come rilanciare il nostro protagonismo lunedì 26 febbraio alle ore 18:00 alla libreria Anomalia in via dei Campani 73 a Roma.

Lavoratori autoconvocati della scuola

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