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Roma, ‘urgente dare assistenza a migranti forzati più vulnerabili’

“Nella città di Roma vi è l’urgenza di predisporre dignitose misure di assistenza per tutti i migranti forzati più vulnerabili, indipendentemente dalla destinazione finale del loro viaggio”.


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Roma capitale dei rifugiati. 
Urgente dare assistenza ai migranti forzati più vulnerabili.


Nel presentare i dati sulle attività socio-sanitarie realizzate nell’ultimo anno in favore dei rifugiati in condizione di precarietà a Roma, Medici per i Diritti Umani (MEDU) ritiene utile evidenziare alcuni nodi critici che sono in buona misura specchio di quanto avviene a livello nazionale. Nel corso degli ultimi dodici mesi l’unità mobile di MEDU ha fornito assistenza e orientamento a oltre mille persone di quarantadue nazionalità diverse, costrette a vivere sulla strada o in tende, baracche e insediamenti precari della città. Il 56% di essi erano richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o migranti forzati in transito verso altri paesi europei. Questi ultimi, tra cui donne e bambini, sono il gruppo che in questo momento vive le condizioni di più drammatica vulnerabilità. Contrariamente a quanto paventato da più parti negli ultimi giorni, nella città di Roma non esiste un allarme sanitario legato all’arrivo di profughi ma vi è piuttosto l’urgenza di predisporre dignitose misure di assistenza per tutti i migranti forzati più vulnerabili, indipendentemente dalla destinazione finale del loro viaggio.

 

Di notte dormiamo a turno nelle baracche, per dare i posti a tutti,
 soprattutto alle donne e ai bambini”

Testimonianza di un rifugiato, Roma, Giugno 2014

 

 

Roma, 19 giugno 2014. I migranti forzati – ossia tutti coloro che fuggono dal proprio paese a causa di  guerre, violenze e persecuzioni –  hanno diritto a ricevere protezione, ancor prima che in base al diritto internazionale e alla legge italiana, per un elementare principio di umanità. Nel corso di quest’anno stiamo assistendo a un forte incremento del numero di migranti forzati che giungono nel nostro Paese, in particolare di coloro che –  provenienti da Eritrea, Siria, Somalia – affrontano un viaggio estremamente rischioso nel Canale di Sicilia con imbarcazioni di fortuna. Di fatto oggi questo tratto di mare del Mediterraneo rappresenta la rotta più pericolosa del mondo. Dall’inizio del 2014, con l’operazione Mare Nostrum in corso, sono oltre cinquantamila i migranti giunti dalle coste del Nord Africa nell’Italia Meridionale e in particolare in Sicilia. E’ un dato evidente che questa umanità accomunata dal medesimo destino di violenze subite, sia nei luoghi da cui fugge sia durante il percorso per raggiungere l’Europa, ha pieno titolo a ricevere protezione da parte delle comunità internazionale, ed è altrettanto palese che all’interno di  questa umanità vi siano coloro la cui meta finale del viaggio è l’Italia e coloro che dal nostro territorio sono in transito verso altri paesi europei.Entrambi questi gruppi di persone hanno  diritto a ricevere l’assistenza e la protezione che le loro condizioni di sofferenza e vulnerabilità richiedono.

Nel presentare i dati sulle attività socio-sanitarie realizzate nell’ultimo anno (luglio 2013-giugno 2014) in favore dei migranti forzati in condizione di precarietà a Roma, Medici per i Diritti Umani (MEDU) ritiene utile evidenziare alcuni nodi critici che, seppur direttamente riscontrati nella capitale, sono in buona misura specchio di quanto avviene a livello nazionale. Nel corso degli ultimi dodici mesi, il Camper per i diritti, l’unità mobile di assistenza socio-sanitaria di MEDU,  ha fornito informazioni e orientamento ad oltre mille persone senza dimora,  realizzato 804 visite  mediche a 635 pazienti di 42 nazionalità differenti. I medici e gli operatori di strada volontari di Medici per i Diritti Umani hanno operato prevalentemente presso le stazioni di Termini e Ostiense, la tendopoli di Colle Oppio, la comunità-baraccopoli di Ponte Mammolo (vedi foto) e il “Centro di prossimità” di Tor Marancia (vedi foto). Il 56% dei pazienti senza dimora visitati negli insediamenti informali era rappresentato da  migranti forzati tra i quali il 43% era richiedente asilo o già titolare di protezione internazionale e il 13% era costituito da migranti che non avevano ancora presentato richiesta di protezione internazionale o erano in transito verso altri paesi europei. Per quanto riguarda i migranti forzati, gli operatori di MEDU hanno prestato assistenza a pazienti provenienti da Asia, Africa occidentale e Corno d’Africa ed in particolare da Afghanistan, Mali, Eritrea, Costa d’Avorio, Gambia, Pakistan e Ghana. Oltre i due terzi dei migranti forzati visitati aveva un età inferiore ai trent’anni, il 4% era minore d’età, il 30% aveva un età compresa tra i trenta e i cinquanta anni e solo il 2% superava i cinquant’anni.
 

 

I profughi di  differenti nazionalità non sono presenti in modo uniforme negli insediamenti raggiunti dal Camper per i diritti di MEDU ma si distribuiscono in contesti specifici. I migranti provenienti dall’Asia sono stati assistiti in modo particolare presso il “Centro di prossimità” di Tor Marancia, una tensostruttura provvisoria con standard minimi approntata dal Comune nel 2012 per accogliere i migranti forzati che giungono nell’area di Ostiense, per la quasi totalità afgani, dopo anni di insediamenti spontanei e operazioni di sgombero. I cittadini afgani ospitati nella struttura si dividono in modo pressoché uguale tra coloro che sono richiedenti o  già titolari di protezione internazionale in Italia e coloro che ancora non hanno fatto richiesta d’asilo o sono in transito verso i paesi dell’Europa del Nord. Presso le grandi stazioni ferroviarie sono stati raggiunti prevalentemente migranti forzati provenienti dall’Africa occidentale a Termini e ancora profughi dall’Afghanistan ad Ostiense. La tendopoli spontanea di Colle Oppio, sgomberata a febbraio, ospitava prevalentemente migranti dell’Africa occidentale mentre presso la Comunità Pace, baraccopoli presente da molti anni nei pressi di Ponte Mammolo, si trovano soprattutto cittadini provenienti dall’Eritrea. In questo insediamento sono presenti sia rifugiati che vivono da molto tempo a Roma sia migranti forzati appena arrivati in Italia e in transito verso altre destinazioni europee. Tra di loro, a differenza degli altri insediamenti menzionati  dove sono presenti quasi esclusivamente uomini, vi è un numero significativo di donne e bambini. 

Ma qual è l’attuale situazione dei migranti forzati a Roma? Secondo i dati dell’ufficio immigrazione del Comune, nel corso del 2014 il sistema di accoglienza SPRAR è stato potenziato fino a raggiungere una disponibilità di circa 2.600 posti  (2.439 le persone in accoglienza al 12 giugno) e  i tempi d’attesa per l’ingresso nelle strutture si sarebbero ridotti nell’ultimo anno da quattro mesi a due settimane. Nonostante ciò sono  ulteriormente aumentati rispetto al 2013 sia  la percentuale di rifugiati senza dimora  assistiti dall’unità mobile di MEDU sia, soprattutto, il numero di migranti forzati costretti a vivere – spesso in assenza dei servizi più essenziali e in condizioni di grave vulnerabilità – sulla strada o in insediamenti precari come baraccopoli, tendopoli, edifici occupati e  insediamenti spontanei. Sono certamente in questo momento oltre 2.500 le persone che a Roma vivono in tali condizioni in insediamenti come Ponte Mammolo e gli edifici occupati di Anagnina (Selam Palace), Collatina e Via Curtatone. Sul fronte dell’accoglienza istituzionale,  permane peraltro una grave carenza di posti specificamente dedicati ai rifugiati vittime di traumi psichici e/o con disturbi psichiatrici che nell’intera provincia di Roma sono solo dodici. 

Sembra dunque emergere un’apparente contraddizione tra un sistema di accoglienza istituzionale che, seppur con una serie di criticità ancora rilevanti,  si rafforza e una situazione attuale che vede aumentare il numero di migranti forzati che vivono in condizioni di grave precarietà nella capitale. A questo proposito si possono fare tre ordini di considerazioni. Da una parte l’entrata a regime dei nuovi posti all’interno dei centri di accoglienza è avvenuta solamente negli ultimi mesi e pertanto i dati dell’ultimo anno relativi all’attività di MEDU non hanno ancora registrato alcuna diminuzione nel numero di rifugiati senza dimora assistiti che sono addirittura lievemente aumentati. Inoltre i grandi insediamenti informali che ospitano i migranti forzati della capitale – una sorta di sistema parallelo e spontaneo di inserimento nella società italiana –  testimoniano in modo plastico i fallimenti e le insufficienze delle misure di accoglienza/integrazione istituzionali che si sono susseguite negli anni. Troviamo dunque in questi luoghi persone titolari di protezione internazionale che vivono da lungo tempo in queste condizioni di emarginazione ed esclusione; una situazione dunque di ghettizzazione cronica da cui è evidentemente molto più complesso poter rientrare. Bisogna infine considerare il nodo critico più attuale, e cioè la presenza a Roma come in altri grandi centri urbani italiani, di migranti forzati in transito verso altri paesi europei, spesso sbarcati solo da pochi giorni, che trovano come unico rifugio spazi alloggiativi (garage, baracche, stanze fatiscenti)  all’interno dei grandi insediamenti urbani informali, spesso drammaticamente inadeguati e già al limite della capacità ricettiva. Si tratta dei migranti più vulnerabili, spesso donne e minori, già provati nel fisico e nella psiche da viaggi drammatici  e dalle violenze subite. 

Il quadro sanitario dei rifugiati assistiti dall’unità mobile di MEDU è quello di una popolazione giovane con problemi di salute legati, nella gran parte dei casi, alle pessime condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie in cui sono costretti a vivere in Italia, alle condizioni estreme del viaggio oppure alle torture e  ai trattamenti inumani e degradanti subiti nel proprio paese o durante il tragitto per raggiungere l’Europa (vedi le testimonianze raccolte da MEDU in Sicilia). In tutta evidenza, gli ultimi due fattori risultano più rilevanti nei migranti in transito appena sbarcati in Italia. Questo è senz’altro il gruppo di popolazione più vulnerabile e bisognoso di sostegno ma al medesimo tempo anche quello  che nella sua condizione di invisibilità riceve un’ assistenza scarsa o nulla da parte del sistema di protezione istituzionale. Spesso in questi casi, la solidarietà nasce esclusivamente all’interno delle comunità di connazionali che vivono da tempo in condizioni di precarietà all’interno degli stessi insediamenti informali. Presso uno di questi luoghi, i migranti hanno raccontato agli operatori di MEDU di aver predisposto  turni di sonno all’interno delle baracche per permettere anche ai nuovi arrivati il riposo notturno, e in special modo ai bambini e alle donne. Negli ultimi giorni del resto anche a Roma sono stati lanciati da più parti allarmi circa le possibile conseguenze sanitarie per la cittadinanza causate dell’arrivo di un numero sostenuto di migranti appena sbarcati in Italia e provenienti in particolare dall’Africa sub-sahariana. A questo proposito Medici per i Diritti Umani intende ribadire con chiarezza che non è una popolazione di migranti con un’ età media inferiore ai trent’anni a portare con sé malattie o problemi sanitari quanto piuttosto la mancata predisposizione di adeguate misure di accoglienza a poter provocare problemi di salute individuali e collettivi altrimenti gestibili e prevenibili. Del resto, la tutela della salute può essere realmente garantita solo cominciando ad assicurare standard alloggiativi ed igienico-sanitari dignitosi.

L’attuale contesto dunque vede l’Italia fronteggiare un’emergenza umanitaria nel canale di Sicilia e un flusso importante, ma non eccezionale (soprattutto se comparato con quanto accade negli altri principali paesi europei), di profughi provenienti da zone di guerra o da paesi soffocati da feroci dittature. Se da un lato è facilmente prevedibile che tale flusso andrà aumentando nei mesi estivi è altrettanto necessario prendere atto che i migranti in arrivo si dividono tra chi è in transito e chi decide di rimanere. In molti casi i migranti forzati in transito sono proprio quel gruppo di popolazione più drammaticamente vulnerabile e sprovvisto di assistenza. A queste persone è possibile dare un’adeguata assistenza come ha avuto modo di riscontrare Medici per i Diritti Umani nella sua esperienza sul campo.  Del resto, non si può non ricordare che questa situazione paradossale, in cui in una stessa città possono convivere a pochi chilometri di distanza, all’interno di un centro di accoglienza oppure in una baracca fatiscente, persone che hanno alle spalle le medesime sofferenze e possiedono gli identici requisiti per accedere alla protezione internazionale, è in buona parte conseguenza del regolamento europeo Dublino sulle ripartizioni delle domande di asilo tra i vari stati membri che, malgrado la recente riforma, continua a dimostrare gravi inadeguatezze. Medici per i Diritti Umani si rivolge dunque al governo e alle istituzioni  locali affinché, con i dovuti criteri, vengano rapidamente messe in atto misure di assistenza e accoglienza dignitose per tutti i migranti forzati presenti nella città di Roma, indipendentemente dalla destinazione finale del loro viaggio. 

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Medici per i Diritti Umani (MEDU) organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, fornisce dal 2006 assistenza e orientamento socio-sanitario ai rifugiati in condizioni di precarietà nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti nelle città di Roma e Firenze.

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-- La salute è un diritto di tutti. Medici per i Diritti Umani onlus
 
www.mediciperidirittiumani.org

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