Com’era prevedibile, siamo arrivati all’obbligatorietà del Green pass. Va a sommarsi agli altri dispositivi di protezione (e non a sostituirli). E lo si vuole presentare come fonte e garanzia di libertà. Si conferma, e con ancor più rigidità, che la democrazia non può più consistere nella libertà, ma nella liberazione e, in primo luogo, proprio del “liberarsi della libertà”. Ormai infatti la “libertà” non è altro che la “salute”. E la salute non è altro che la capacità di produrre e consumare.
Il Green pass non ha alcun valore sanitario (per questo sarebbe stata sufficiente una certificazione vaccinale): il suo compito è ricattare chi non si sarebbe vaccinato, di controllare chi si è vaccinato, di “tenere aperti” i luoghi della produzione e del consumo, compresi quelli dell’industria culturale, scuola e spettacoli. Con la consueta lucidità, Alessandro Baricco ha delineato la situazione attuale: La chiglia che abbiamo costruito. Personalmente, il mio punto di resistenza di cui lui parla, non è sui vaccini. Anche se resto critico su varie questioni (Big Pharma e brevetti, monocultura vaccinale a discapito di altri tipi di cure, disinvestimenti sulla sanità territoriale). Per me, la fine di ogni società aperta (anche soltanto liberale, alla Popper) risiede nella digitalizzazione totalitaria e, in particolare, nella diffusione di devices orientati alla socializzazione virtuale e alla gamificazione del mondo. Il Covid ha soltanto accelerato il processo, e il Green pass – ben più pericoloso del vaccino – giunge nel bel mezzo di un processo già in corso da tempo, e a cui – mi pare – ben pochi si sottraggano, compresi gli stessi cosiddetti no-vax. Questo è per me incomprensibile e mi allontana dalle loro proteste.
Anche perché, nel tentativo, destinato al fallimento, di evitare il fascismo delle èlites finanziarie, apriranno proprio ad esse la strada dei nuovi governi guidati da partiti esplicitamente (e non più solo implicitamente, come oggi) di destra. Così come già accadde nei primi decenni del secolo scorso.
Ci troviamo quindi schiacciati tra due possibili neofascismi, senza una terza possibilità. Nella società immunizzata, caratterizzata dall’esonero e dall’esenzione rispetto agli obblighi etici e sociali (soprattutto per coloro che ci dominano), veniamo ulteriormente colpiti da obblighi da cui non possiamo esentarci, pena la perdita del lavoro, del denaro e dell’inclusione. Solo pochi eroi o pochi eremiti si stanno rifiutando apertamente, a costo dei loro interessi. Tutti gli altri stanno silenti o cercano di limitare i danni, chiedendo limitazioni o ripensamenti. O proseguono a protestare nelle piazze e sui social. Ovviamente, senza alcun risultato. La decisione è presa, e non si torna indietro. I tempi delle mediazioni e delle argomentazioni sono trascorsi da tempo. Le democrazie liberali lasciano il passo, definitivamente, alle postdemocrazie liberiste. È un segnale chiaro sul nostro prossimo futuro.
Enrico Euli (ricercatore alla Facoltà di Studi Umanistici dell’Università di Cagliari)
22 Settembre 2021
Obbligati a immunizzarci – Comune-info