Un anno fa presentammo il nostro settimo rapporto sulla giustizia minorile. Già dal titolo, “Prospettive minori”, avevamo voluto segnalare il pericolo di un ritorno a un triste passato, quando si abusava della carcerazione minorile. Eravamo di fronte al rischio che i minori siano trattati dentro e fuori dagli istituti di pena come gli adulti, spazzando via decenni di riflessioni nel mondo sociale, giuridico e pedagogico.
Purtroppo, questo sta accadendo.
Oggi il sistema della giustizia minorile è in tragico affanno. Il sovraffollamento che in Italia rappresenta una piaga devastante nel mondo della detenzione per adulti è diventato strutturale anche in quella dei minori, attenuato solo dai trasferimenti dei giovani adulti nelle carceri dei maggiorenni. Trasferimenti che, purtroppo, mettono a rischio il percorso di reinserimento sociale di questi ragazzi.
Il dl Caivano ha impresso un approccio totalmente punitivo, aumentando enormemente il numero degli ingressi in IPM, anche in custodia cautelare e per reati, come quelli legati alle droghe, di lieve entità.
Ma il problema non è solo di natura penale, quanto anche di natura comunicativa. Nelle narrazioni dei media sembra di assistere ad un mondo giovanile fuori controllo, mentre i dati ci dicono che sia il numero generale di reati, sia quello degli omicidi, vive una fase oscillante, come abbiamo già assistito negli anni precedenti. Questa narrazione costante però comporta un cambiamento della percezione dei cittadini sul tema, portando a risposte di natura penale e securitaria non necessarie.
A questo tema è dedicata parte di questa newsletter.
Buona lettura,
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone |