Fulvio Grimaldi – 07/04/2025
MONDOCANE: Trump, a la guerre comme a la guerre — IL “PACIFICATORE” APRE IL CAPITOLO YEMEN-IRAN
Trump, a la guerre comme a la guerre
IL “PACIFICATORE” APRE IL CAPITOLO YEMEN-IRAN
OTTOLINA TV – Gabriele Germani intervista Fulvio Grimaldi
Nell’intervista, oltre a ricordi e analisi ricavati dalla mia esperienza in loco (vedi documentario “Target Iran”, cose così:
Dopo Clinton-Bush-Obama-intervallo Trump-Biden, sospiro di sollievo planetario: finalmente un presidente che non ha iniziato guerre e che dice di voler fare la pace con la Russia.
Molto bene, ma con il resto no?
Chi se lo poteva immaginare?
Chi se lo doveva immaginare dal più fanatico e incondizionato sostenitore dello Stato guerrafondaio e terrorista per eccellenza? Quello che, osando un abuso che nessun suo predecessore aveva mai osato, voleva trasferire la capitale da Tel Aviv a Gerusalemme. Quello che non avrebbe vinto né la prima, né la seconda presidenza degli USA senza i milioni (100 stavolta) di Miriam Adelson, miliardaria che rappresenta la crème de la crème dei soldi di una comunità ebraica più generosa con Trump perfino che con Obama. Quello che vorrebbe, con un gentile invito assicurato dalle armi USA, trasferire i palestinesi dalla loro terra nel nulla. E trasformare Gaza, e poi il resto, nel resort “Tappeto di ossa” all’insegna della Stella di David. Alle necessarie e redditizie modifiche dell’assetto attuale ci sta pensando il genero palazzinaro Jared Kushner
E anche quello che si è dato da fare per nettarsi della fama di imbelle pacifista, così riconvertendo anche l’errato modo di pensare e sentire di qualche miliardo di esseri umani. Popoli del mondo sconvolti e indignati da quanto hanno visto e capito di Israele, “democratico e vittima”, grazie al velo di Maya lacerato da Hamas il 7 ottobre.
Quattro settimane di bombardamenti su 40 milioni di civili, tra i più civili e nobili della Terra, ridenominati “obiettivi militari dei ribelli Houthi”. Bombardieri B-2, squadroni di caccia anti-persona, missili da crociera Jassm, bombe plananti Isow, missili Tomahawk, per complessivamente un miliardo di dollari. Ai quali quel popolo, piccolo di statura, ma gigantesco di animo, consapevole del costo della resistenza quanto i gazawi, ha riposto con adunate milionarie di yemeniti per sostenere il loro legittimo governo e la sacrosanta operazione di attacchi al naviglio connesso allo Stato terrorista.
Attacchi che vanno a sostenere la sopravvivenza dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania e, a volte, fanno male perfino a Tel Aviv. E perfino agli USA, quando colpiscono la loro portaerei “Harry Truman” e le flotte vassalle, compresa quella inviata dal nostro ministro, noto commesso viaggiatore dell’industria delle armi.
Polverizzare la più antica civiltà del mondo, l’unica ininterrottamente viva da 2.500 anni negli stessi suoi millenari capolavori architettonici, affinchè cessi di turbare i traffici nel Mar Rosso del capitalismo sionista e imperialista. Punire l’unica nazione (altro che tribù di ribelli baluba) che, nel collasso della solidarietà degli Stati arabi, resta in piedi e con le armi a fianco dei fratelli palestinesi.
E poi passare al bersaglio grosso. Per ora sull’Iran si sono abbattute solo minacce (“Se non accettano l’accordo sul nucleare gli farò male come non mai”) e un tentativo dell’aeronautica israeliana di colpire in casa l’impertinente paese che ostacola il proprio disegno imperialista. Tentativo fallito, alla faccia della propaganda, perché mirato a un paese che vanta la massima potenza militare e tecnologica della regione, compresa quella della difesa aerea e dei missili balistici. Cosa di cui gli israeliani si sono accorti quando droni e missili iraniani hanno colpito, questi sì, due basi dell’aeronautica israeliana, insieme ad altri 20 obiettivi. Come dimostrato dalle immagini satellitari, oltrechè da testimoni indisciplinati.
Israele che, a dispetto del mito della sua invincibilità-impunità, nella guerra del 2006 le ha beccate perfino da Hezbollah, sa che con l’Iran non ci sarebbe partita. Ecco perché da anni implora l’intervento degli USA. Che con Trump hanno finalmente obbedito: Sull’isola di Diego Garcia, in pieno Oceano Indiano, fortificata dai britannici dopo la cacciata di tutto il suo popolo, è arrivato un armamentario che non s’era nemmeno visto a Okinawa. Tra molte altre cose, 7 bombardieri B-2 Spirit per carichi nucleari, invisibili ai radar; 8 bombardieri strategici B-52, 7 di giganteschi aerei da trasporto C-17, 10 aerei-cisterna Stratotanker per il rifornimento in aria, sommergibili classe Ohio con missilistica nucleare.
Sistemata l’economia domestica, grazie agli schiaffi daziari inferti al resto del mondo, c’è il rischio che si vada a conoscere il “nuovo Trump”. Quello che le guerre sì che le inizia. E sarà l’ennesima persa dagli americani. Ci dovranno pensare Ursula e i suoi scudieri. E allora, finalmente, ci verrà da ridere.