Forum Italiano dei Comunisti – 11/04/2025
COGLIERE L’OCCASIONE PER APRIRE UN GRANDE DIBATTITO SULLA SINISTRA E SUL RUOLO DEI COMUNISTI IN ITALIA
Riprendiamo qui la discussione sul 5 aprile non per ripetere le cose già dette, ma per porre la questione di fondo che le sta dietro e che consiste non tanto nel riconoscimento, incontestabile, del risultato quanto della novità politica che riguarda questioni di più lunga prospettiva.
Non si tratta quindi solo delle 100.000 persone scese in piazza, ma del segnale politico, che non è solo questione di numeri. Quando Conte ha indicato l’appuntamento per scendere in piazza contro il riarmo e le spese militari e ha deciso di non aderire alla chiamata alle armi del 15 marzo a Roma, è stato chiaro che qualcosa stava cambiando nei rapporti politici e col discorso ai Fori imperiali è andato oltre, lanciando una sfida alla Meloni e non solo, ma anche rilanciando la sua leadership a sinistra che supera il dibattito stantio sul ‘campo largo’ e pone sul tappeto le questioni essenziali: la guerra e le politiche sociali.
Non è un caso che, vigliaccamente e significativamente, sia Landini che la Schlein abbiano evitato l’appuntamento.
Chi ha capito invece il segnale ne ha tratto le necessarie conclusioni e tra questi, ovviamente, ci siamo anche noi del Forum. Da tempo del resto andavamo dicendo che, sotto l’incalzare della destra, la situazione italiana stava producendo l’opinione diffusa che la battaglia contro di essa vada condotta, come una sorta di linea del Piave, contro il riarmo e sulla difesa dei principi costituzionali violati da un governo neofascista, raggruppando tutto lo schieramento che condivide questi obiettivi. Una sorta di fronte costituzionale in nuce che non ha ancora un volto ben definito, ma rappresenta l’area che ha il potenziale per cambiare il corso delle cose e che il 5 aprile ha dimostrato di volersi esprimere. Questo bisognava capire. E su questo abbiamo insistito e possiamo ben dire di aver visto giusto.
Conte è diventato dunque, concretamente e almeno per adesso, il punto di sintesi di questo processo, che va ben oltre la questione 5 Stelle come partito? E’ presto per dirlo, ma ora necessariamente da qui bisogna partire sia per la delicatezza della posta in gioco sia per rendere concreto il percorso che può cambiare le cose.
Su questo ragionamento bisogna essere espliciti, per aggirare anche il fastidio di quelli abituati a dire, “vedete avevamo ragione noi a diffidare”. Qui non si tratta di diffidare, ma di sporcarsi le mani e partecipare per spingere in avanti un processo che è al tempo stesso movimento e coscienza collettiva dell’obiettivo comune da raggiungere.
Quanti passi in avanti si potranno fare e quali delusioni potremo incontrare? Non bisogna avere paura, bisogna saper mantenere la giusta direzione di marcia e sapersi misurare con tutti i passaggi tattici necessari.
Soprattutto c’è un dibattito e un chiarimento da fare in tutta l’area della sinistra e tra i comunisti. La prospettiva di un fronte politico costituzionale spazza via, necessariamente, tutte quelle consorterie che da decenni, dietro il nome di ‘comunisti’ o di ‘antagonisti’ hanno occupato il teatrino della politica minoritaria senza che all’orizzonte apparisse un qualche risultato politico o elettorale capace di incidere sulla situazione. Purtroppo questo è avvenuto perchè le premesse erano sbagliate e anche su queste dunque dobbiamo ritornare a discutere.