Fulvio Grimaldi – 18/04/2025
MONDOCANE: All’ombra della Palestina
All’ombra della Palestina
VIOLENZA – NON VIOLENZA, THIS IS THE QUESTION
Vittima fa fico, lotta meno
“Mondocane video”, canale Youtube di Fulvio Grimaldi
Dove si parla di due mie interlocutrici palestinesi, coraggiose e bravissime giovani donne di Gaza che fanno le giornaliste. Hanno visioni contrapposte su quanto va succedendo nella loro massacrata Striscia, e le loro opinioni toccano una questione centrale della storia umana: violenza-non violenza. Nell’occasione si fa un breve excursus nella storia della Resistenza palestinese, dai dirottamenti del FPLP alle Intifade, ad Hamas, vincitore delle ultime elezioni del 2006 tenute dal collaborazionista Abu Mazen dell’ANP.
Una sostiene le buone ragioni di Hamas e la necessità della lotta armata, ormai unica soluzione lasciata dal colonizzatore genocida, anche a costo degli inenarrabili sacrifici imposti alla popolazione. L’altra sostiene forme di resistenza, purchè non siano quelle di Hamas, ormai insostenibili per civili stremati oltre ogni limite.
Lo spunto per questa discussione l’hanno fornito le recenti manifestazioni contro Hamas di cittadini vuoi esasperati, vuoi rassegnati, vuoi manipolati. Tutto sommato, come sostiene una delle corrispondenti da Gaza, non più dello 0,001 della popolazione, da porre al confronto con le decine di migliaia che sono accorse a sostenere i combattenti di Hamas nelle ripetute occasioni della riconsegna dei coloni prigionieri catturati il 7 ottobre.
Il 7 ottobre della narrativa di Israele e Hamas fondata sulle menzogne e viene così descritto dal giornalista d’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz e dal suo video consegnato alla TV Channel 13, con cui ha ripercorso tutte le storie inventate dal testimone Rami Davidian, centrate sui presunti stupri di massa, scoprendolo colpevole di totali falsità. Personaggio questo, smentito anche da testimoni israeliani dei Kibbutz attaccati il 7 ottobre che già avevano dimostrato false alcune delle menzogne più grossolane, come la decapitazione di 40 neonati, poi gettati nei forni (palese richiamo ad altri “forni”) e mai esistiti. Neppure polizia e anatomopatologhi hanno trovato prove di stupri.
Al si là della pratica sistematica dell’inganno e delle falsità che sappiamo strutturale nella comunicazione sionista, resta il punto di partenza: violenza e non violenza. E, a seguire, se agli oppressi convenga la compassionevole solidarietà ai soggetti in quanto vittime, che a me pare vada poi essenzialmente a beneficio dell’autoassoluzione di chi, costretto all’inerzia, guarda da fuori, oppure un militante sostegno politico, materiale, e non solo, a chi combatte con le armi.
Come i popoli nel processo di decolonizzazione, dall’Algeria al Vietnam e come da noi nella lotta partigiana antinazifascista. Rivolta armata sancita legittima dal Diritto Internazionale come esemplificata nella Carta dell’ONU e, dunque, dalla comunità umana. Che, peraltro, riduce la non violenza assoluta a disarmo unilaterale e complicità con l’oppressore.
Personalmente, prescindendo da forme di lotta armata valleitaria, fuori contesto, fuori razionalità e fuori consenso popolare, spesso pesantemente infiltrate e manipolate, come le abbiamo conosciute direttamente, concordo con una massima, non so se assunta a principio dagli ebrei del ghetto di Varsavia sotto assalto tedesco, o da Che Guevara: MEGLIO MORIRE IN PIEDI CHE VIVERE IN GINOCCHIO.