Alessandro Di Battista – 19/04/2025
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Il 19 aprile 1948 si tennero le prime elezioni della Repubblica Italiana. Oggi, 77 anni dopo, ci troviamo con una classe politica che della Repubblica ha tradito tutto: il senso, il coraggio, la dignità.
Quando ero più giovane credevo che l’onestà fosse la dote principale per chi fa politica. Ma crescendo ho capito che non basta. È una precondizione, certo. Ma ciò che davvero distingue un politico degno da un burattino è il coraggio. Il coraggio di dire no, di alzarsi in piedi, di andare controcorrente anche quando tutto rema nella direzione opposta.
Guardate oggi il Parlamento: un deserto di voci. Salvo rare eccezioni la maggior parte dei parlamentari si trasforma via via in pezzi di arredamento del palazzo. Magari c’è chi entra con le idee giuste ma poi, per tutta una serie di ragioni, inizia a contaminarsi con il palazzo stesso.
Un tempo, nonostante l’Italia fosse un Paese sconfitto e umiliato dalla guerra, vi erano politici che non si facevano dettare l’agenda da Washington o Bruxelles. Quantomeno non così.
Aldo Moro, negli anni Sessanta, si rifiutò di offrire qualunque supporto agli USA impegnati in Vietnam. Nessuna base, nessun appoggio. L’Italia, almeno formalmente, difendeva una posizione autonoma. Fanfani, durante la crisi di Suez, da Ministro degli Esteri tenne una linea indipendente, più vicina alla Santa Sede che agli interessi atlantici. Nel 1985 Andreotti, da Ministro degli Esteri, appoggiò Craxi nella crisi di Sigonella, quando si trattò di difendere la sovranità italiana contro le pretese imperiali degli USA.
Oggi invece? Oggi abbiamo una Presidente del Consiglio che non si riconosce più nemmeno allo specchio. Giorgia Meloni, che un tempo si proclamava erede della destra sociale, è oggi l’esecutrice perfetta dei voleri americani. Il suo silenzio su Gaza non è solo complicità: è tradimento. Tradimento verso se stessa, verso la sua storia politica. Una parte considerevole del Movimento Sociale Italiano, il partito dove militò una giovane Giorgia Meloni e ancor di più il Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del MSI, sostenevano la causa palestinese. Poi, politici conformisti, Meloni inclusa, hanno pensato che senza il sostegno a Washington e Tel Aviv, difficilmente sarebbero arrivati al potere. Dunque hanno tradito.
Oggi vediamo Giorgia Meloni volare a Washington per promettere fedeltà assoluta a Donald Trump. Lo fa dopo aver eseguito, senza fiatare, gli ordini di un altro Presidente americano: Joe Biden. La verità è semplice. La Meloni va dove soffia il vento. E mentre lei si inchina, noi svendiamo tutto: dignità, autonomia, sovranità. Ci raccontano che lo fanno per l’interesse nazionale. Ma l’unico vero interesse è quello degli Stati Uniti d’America. Loro fanno affari. Noi paghiamo il conto.
Ragionateci bene. Cosa ci portiamo a casa dalla visita di Meloni alla Casa Bianca? Un tour di Trump a Roma, forse. E poi?
Cosa si portano invece gli Stati Uniti dall’accoglienza riservata a Meloni? Investimenti italiani per 10 miliardi di euro negli USA, l’acquisto di armi americane – quindi il finanziamento diretto delle loro industrie belliche – e, naturalmente, il gas statunitense.
Intanto Trump stringe accordi sulle terre rare in Ucraina e prepara l’uscita dalla guerra. Pensateci. La guerra in Ucraina è servita a giustificare un piano europeo da 800 miliardi per comprare armi. Ma da chi le compreremo? Anche dagli USA. La rottura con la Russia ha spezzato le nostre forniture energetiche. Ma da chi compreremo adesos il Gas? Dagli USA!
Questa non è politica estera. È servitù. È una Repubblica smarrita.
Inoltre è tutto dannatamente ipocrita. Vedere il vice-presidente USA pregare a San Pietro mentre le bombe Made in USA fanno a pezzi centinaia di bambini e neonati al giorno ci mostra il livello orrendo della politica di oggi. Ahimè, sopratutto, quella occidentale.