Allarme per impunità nei casi di maltrattamento animale

REA – 02/07/2025

 

Le riforme che scagionano gli amministratori pubblici

Allarme per impunità nei casi di maltrattamento animale

 

Abbiamo posto attenzione con estrema preoccupazione sulla proposta di riforma della Corte dei Conti, già approvata dalla Camera e ora al vaglio del Senato. Le modifiche alla Legge n. 20/1994, che regolano controllo e responsabilità per danno erariale, rischiano di creare un pericoloso precedente.

Dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio, che ha già depenalizzato alcune responsabilità dei pubblici amministratori, questa nuova riforma potrebbe tradursi in totale impunità per chi detiene il potere. Le conseguenze saranno pesanti per i cittadini, costretti a coprire di tasca propria i danni causati da mala gestione, con ripercussioni sulla qualità dei servizi essenziali.

A questa preoccupante tendenza si aggiunge una totale indifferenza per il maltrattamento degli animali e il loro benessere -sottolinea Gabriella Caramanica, segretario nazionale del partito politico REA, ricordando che- come Partito REA, operiamo da diversi anni in prima linea per la tutela degli animali e, mai come in questi ultimi tempi, stiamo riscontrando un crescente disinteresse da parte delle amministrazioni comunali nonostante ciò che i media continuano giornalmente a portare alla loro attenzione.

Le leggi per la salvaguardia degli animali esistono, ma non vengono applicate- rilancia Caramanica-. Lo vediamo chiaramente a Firenze, dove il divieto di accattonaggio con animali viene ignorato dal sindaco – più volte da noi sollecitato anche con richiesta d’ incontro e a distanza di un anno ancora senza riscontro-  e nel mentre i cavalli destinate al traino delle carrozzelle continuano a morire. Come pure il caso di Ponzano Romano, dove il primo cittadino è responsabile dei cani detenuti in un allevamento abusivo e non interviene nonostante le ripetute richieste di un tavolo tecnico per meglio valutare una soluzione.

A ciò si somma la gestione opaca dei canili, dove i comuni contribuiscono con fondi per il randagismo senza però verificare l’iter dei cani e il loro benessere, affidandoli talvolta ad associazioni dubbie, con rischi di collusione.

Per non parlare delle colonie feline: la maggior parte delle amministrazioni pubbliche ignora i gatti sul proprio territorio, quando sarebbe così semplice realizzare aree attrezzate, provvedere alle sterilizzazioni e sensibilizzare i cittadini sulla necessità di tutelare gli animali randagi.

Purtroppo, siamo in presenza di un sistema che non riconosce ancora il valore degli animali come risorsa, siano essi domestici o selvatici. Eppure, ogni anno, fondi consistenti vengono stanziati a bilancio per la loro tutela. Le riforme in atto non solo mettono a rischio la trasparenza e la responsabilità nella gestione della cosa pubblica, ma riflettono anche un preoccupante disinteresse per il patrimonio pubblico, inclusi gli animali, conclude Caramanica.

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