Antibiotico-resistenza causata da consumo di carne

Nelle ultime settimane due studi sono stati pubblicati sul problema dell’antibiotico resistenza: uno svolto in Italia e resto d’Europa a cura di Altroconsumo, uno in Pennsylvania riguardante invece gli allevamenti di maiali, mucche e vitelli.

[COMUNICATO STAMPA]
NUOVI STUDI IN EUROPA E USA SULL’ANTIBIOTICO-RESISTENZA
CAUSATA DALL’UTILIZZO DI ANTIBIOTICI NEGLI ALLEVAMENTI.
NEI NEGOZI ITALIANI 84% DI POLLI CONTAMINATI CON BATTERI.
4 ottobre 2013

Nelle ultime settimane due studi sono stati pubblicati sul problema dell’antibiotico resistenza: uno svolto in Italia e resto d’Europa a cura di Altroconsumo, uno in Pennsylvania riguardante invece gli allevamenti di maiali, mucche e vitelli.

Tali studi vanno aggiungersi alla mole di dati raccolti negli anni che dimostrano quanto sia preoccupante l’uso e l’abuso di antibiotici negli allevamenti intensivi, prassi ormai consolidata e in continuo aumento. I due nuovi studi confermano la pericolosità di un uso così estensivo di antibiotici, non a scopo curativo ma “preventivo” o di mero promotore dell’accrescimento più veloce degli animali: il problema di base è che in questo modo si sviluppano ceppi di batteri resistenti a uno o più antibiotici, e dunque quando è necessario curare una reale malattia infettiva, che sia negli animali o nell’uomo, gli antibiotici non sono più efficaci, con grave pericolo per la salute umana e con un significativo aumento del numero di decessi.

Lo studio europeo è stato promosso dall’associazione di consumatori Altroconsumo, che ha analizzato 250 campioni di carne di pollo proveniente da negozi diversi in città diverse. Lo scopo era valutare il contenuto di batteri resistenti agli antibiotici nelle carni. Per quanto riguarda l’Italia, il risultato ha confermato il problema: nell’84% dei campioni è stato trovato un ceppo di batterio E. Coli resistente agli antibiotici, quindi pericoloso per la salute umana.

Secondo le dichiarazioni di Altroconsumo, “serve un sistema che lavori maggiormente sulla prevenzione delle malattie animali, per ridurre la necessità di usare gli antibiotici”. Secondo invece il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione – NEIC, non è possibile effettuare alcuna “prevenzione” fino a che il consumo di carne, e quindi il numero di animali allevati, rimarrà agli attuali livelli.

L’uso massiccio di antibiotici è infatti sempre più necessario negli allevamenti, perché gli animali sono tenuti in condizioni di tale affollamento e di sofferenza fisica e psicologica che non sarebbero in grado di sopravvivere senza farmaci e sostanze chimiche di vario genere. Non è realisticamente possibile mantenere gli attuali ritmi di produzione e allo stesso tempo cambiare le condizioni di allevamento in modo da non rendere più necessari antibiotici ed altri farmaci.

Lo studio statunitense sullo stesso tema ha esaminato invece gli allevamenti di maiali, mucche e vitelli e le coltivazioni in campi fertilizzati con concime animale; è stato pubblicato a settembre 2013 sulla rivista scientifica “JAMA Internal Medicine”. In esso i ricercatori spiegano come quasi l’80 degli antibiotici negli USA (ma nel resto del mondo la situazione è analoga) siano usati nei mangimi degli animali d’allevamento. Le deiezioni prodotte da questi animali contengono di conseguenza batteri antibiotico resistenti e vengono poi sparse sui campi coltivati, mettendo la popolazione a rischio di infezioni.

Lo studio ha coinvolto una popolazione di circa 446 mila persone in Pennsylvania ed ha determinato che esiste una correlazione diretta tra il rischio di contrarre infezioni (alla pelle e ai tessuti molli) da uno specifico batterio antibiotico resistente (Staphylococcus aureus) e il fatto di abitare in prossimità di campi concimanti con deiezioni suine oppure in prossimità di allevamenti di mucche e vitelli.

Gli scienziati concludono nell’articolo: “Questi risultati contribuiscono alla crescente preoccupazione per i potenziali impatti sulla salute pubblica degli allevamenti intensivi”.

E’ dunque chiaro come sia necessario cambiare modello alimentare: solo il passaggio a un’alimentazione a base vegetale, iniziando fin da subito con una drastica diminuzione dei consumi di carne, pesce, latte e uova, può eliminare questo problema, che sta costando la vita a un numero sempre maggiore di persone e che, se non risolto in tempo, può portare a catastrofi di portata ben maggiore.

Questa è una responsabilità non solo delle istituzioni, ma anche dei singoli cittadini: ciascuno sceglie “cosa mangiare” e le scelte alimentari sono l’arma più potente che abbiamo come singoli per salvaguardare la salute nostra, della collettività, del pianeta e degli animali.

Fonti:

TM News, Batteri resistenti agli antibiotici nell’84% della carne di pollo, 24 settembre 2013

Joan A. Casey; Frank C. Curriero; Sara E. Cosgrove; Keeve E. Nachman; Brian S. Schwartz. High-Density Livestock Operations, Crop Field Application of Manure, and Risk of Community-Associated Methicillin-Resistant Staphylococcus aureus Infection in Pennsylvania, JAMA Intern Med. Published online September 16, 2013.

Doctor 33, Allevamento intensivo aumenta rischio di antibioticoresistenza, 18 settembre 2013

Comunicazione a cura di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana SSNV e
NEIC, Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione

http://www.scienzavegetariana.itinfo@scienzavegetariana.it
http://www.nutritionecology.orginfo@nutritionecology.org

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *