In “Disuguaglianze conflitto sviluppo” Fabrizio Barca tira le somme, dialogando con Fulvio Lorefice, del suo lungo impegno intellettuale, amministrativo e politico sul rapporto tra Stato e formazioni sociali, che lo ha portato a essere Ministro per le politiche di coesione nel Governo Monti (2012/2013).
Antonio Zucaro: Tra Stato e formazioni sociali
Tra Stato e formazioni sociali
La nuova politica secondo Fabrizio Barca
di Antonio Zucaro
In “Disuguaglianze conflitto sviluppo” (Donzelli ed., Roma 2021) Fabrizio Barca tira le somme, dialogando con Fulvio Lorefice, del suo lungo impegno intellettuale, amministrativo e politico sul rapporto tra Stato e formazioni sociali, che lo ha portato a essere Ministro per le politiche di coesione nel Governo Monti (2012/2013). In tale veste ha prodotto una “strategia per le aree interne” attraverso una pratica di confronto con i rappresentanti delle amministrazioni locali e delle organizzazioni sociali presenti nei territori, sperimentata in precedenza, come Capo dipartimento, per i progetti territoriali destinati soprattutto al Sud.
La pratica del confronto “acceso, aperto, informato e consapevole” (secondo la definizione di Amartya Sen) si è poi trasferita nel “Forum disuguaglianze e diversità”, da lui coordinato, che ha messo in relazione un gruppo di ricercatori e un insieme di organizzazioni di cittadinanza attiva, per studiare le criticità crescenti nel corpo della società e produrre ipotesi di soluzione lungo la linea del superamento delle disuguaglianze. Questo lavoro collettivo, iniziato nel 2018 e continuato fino a oggi, ha prodotto documenti programmatici di grande spessore, rinvenibili sul sito.
Da queste esperienze è maturato l’impianto concettuale delineato nel libro, dimostrando le grandi potenzialità di uno stretto rapporto tra lavoro teorico e pratiche sociali, soprattutto in una situazione complessa, e per molti aspetti inedita, come l’attuale.
L’ evidenza delle gravi contraddizioni in atto nella crisi globale, verificate nel confronto con l’associazionismo, hanno prodotto una evoluzione nell’atteggiamento dell’autore, da sempre critico dell’esistente, in direzione di posizioni più nette nei confronti degli attuali assetti di potere, politico ed economico, e delle relative dinamiche di fondo.
Marco Cosentino: Vaccini e tamponi. Chi rischia cosa?
Vaccini e tamponi. Chi rischia cosa?
di Marco Cosentino*
Intervento al Convegno “Pandemia: invito al confronto” del 3 gennaio 2022, organizzato dal Coordinamento 15 ottobre
Il titolo del mio intervento – “Vaccini e tamponi. Chi rischia cosa?” – ha voluto mettere insieme due argomenti che mi stanno particolarmente a cuore e che sono legati da una narrativa opposta e speculare, ossia: sul versante dei vaccini Covid 19 la narrazione è che non si rischia assolutamente nulla, sul versante dei tamponi si dice che il rischio è che si tratti di strumenti che non funzionano – anche se l’anno scorso sono stati invece largamente impiegati per mantenere alti alcuni numeri e soprattutto un allarme sociale e sanitario che tuttora ci sta accompagnando.
Qualcuno ricordava molto opportunamente – ho ascoltato con grande interesse i diversi interventi che mi hanno preceduto – i giuramenti che si pronunciano in varie occasioni. Mi piace dire che anch’io, quando mi sono laureato in medicina, ho pronunciato il giuramento del medico sul testo di Ippocrate; poi da ufficiale medico ho pronunciato un giuramento di cui vado particolarmente orgoglioso e fiero, che è quello di fedeltà allo Stato, alle istituzioni e soprattutto alla Costituzione, alle leggi che ho giurato di proteggere; dopodiché sono diventato ricercatore e professore universitario, ed è l’unica figura che è esonerata dal pronunciare qualunque giuramento verso lo Stato e le leggi. Perché essenzialmente, la cosa importante per chi fa ricerca è restare fedele alla verità dei dati, una verità continuamente e potenzialmente mutevole, sulla base delle migliori evidenze. Quindi, ovviamente, non esiste la Scienza a cui credere, ma esiste un metodo scientifico da praticare quotidianamente alla ricerca della migliore evidenza possibile; quella ‘migliore evidenza’ sulla base della quale deve fondarsi la pratica dell’arte della medicina e che è prevalentemente rappresentata da numeri.
Michele Castaldo: Guerra e Internazionalismo proletario
Guerra e Internazionalismo proletario
di Michele Castaldo
Quando ho scritto Il caos capitalistico riflesso in Ucraina, pubblicato il 3 marzo 2022, ho accennato a una serie di questioni teoriche che sapevo essere presenti nel vasto panorama della sinistra e in modo particolare in quel pulviscolo che si suole definire di estrema sinistra e che comprende un ventaglio di posizioni che si richiamano ai grandi teorici e dirigenti politici che in nome del comunismo si sono battuti contro il capitalismo sia dal punto di vista ideale che politico.
Di questioni teoriche, dicevo che hanno rappresentato e tuttora rappresentano una sorta di « cassetta degli attrezzi » dove ognuno va e prende quello che gli serve per utilizzarlo nel contesto determinato. In certi casi quel ventaglio di posizioni teoriche diviene un tessuto elastico circolare tenuto da un punto centrale fisso, una specie di pilastro ideale, e che è possibile tirare da ogni lato secondo la posizione politica o tattica che si vuole affermare per la soluzione del problema del presente.
È del tutto evidente che in questo modo ogni gruppo politico che si forma per pulsioni sociali si relaziona ad esse attraverso la mediazione degli elementi teorici. Si scatena così una vera e propria “competizione interpretativa” di come usare la cassetta degli attrezzi, ovvero di quale arnese prendere per contribuire a risolvere una questione sociale di qualsiasi tipo. In questo modo si costruiscono modelli ideali stabili per applicarli alla realtà concreta, che però è dinamica, e dunque si finisce il più delle volte per arenarsi in futili ed inutili discussioni.
Rete contro la guerra e il militarismo – Napoli: Crisi ucraina: chi sono i veri responsabili e come combatterli
Crisi ucraina: chi sono i veri responsabili e come combatterli
di Rete contro la guerra e il militarismo – Napoli
La crisi ucraina ha sostituito la pandemia nel bombardamento quotidiano di notizie. Siamo passati dall’ossessiva campagna contro i pericoli del Covid, scomparso improvvisamente dagli schermi, alle immagini, accompagnate da commenti fuorvianti, di distruzione e di notizie terrificanti sui crimini commessi dall’esercito invasore. Agli esperti virologi ed epidemiologi si sono sostituiti specialisti politici e militari che ci spiegano i pericoli che corre la pace nel mondo, la cattiveria (demoniaca o demenziale a seconda dei gusti) del nuovo Zar russo e ci invitano a schierarci a fianco del popolo ucraino immotivatamente aggredito sostenendo gli sforzi del governo per contrastare questa nuova emergenza. Un martellamento a reti unificate da far impallidire i propagandisti di Mussolini e Hitler.
Si tratta di propaganda di guerra che ha come obiettivo quello di farci schierare a sostegno dei nostri valori occidentali contro il dispotismo russo orientale. Come fuori dai denti ci ricorda qualche cronista, qui siamo nel cuore dell’Europa. Non si tratta di afghani, iracheni o siriani e meno che mai di africani, qui si tratta di un Paese e di un popolo fratello che ci somiglia. Nulla a che fare con quegli straccioni né bianchi né biondi arrivati alle frontiere europee, anche provenienti dall’Ucraina, dopo essere scappati da guerre che i governi “democratici” occidentali hanno scatenato contro i loro Paesi e che l’Europa, tanto accogliente ora verso i profughi ucraini, sta ancora adesso lasciando morire di fame e di freddo dietro i fili spinati ed i muri che l’hanno resa una fortezza.
Si tratta di propaganda di guerra del nostro paese, diventato parte attiva del conflitto in atto insieme ai suoi alleati occidentali per giustificare la vera aggressione da essi praticata contro la Russia che dura da decenni e di cui la crisi ucraina costituisce semplicemente il più recente tassello.
Andrea Zhok: Su quelle “3 gigantesche manovre militari della Nato in Ucraina”
Su quelle “3 gigantesche manovre militari della Nato in Ucraina”
di Andrea Zhok
L’altro giorno il prof. Orsini – che nell’Occidente libero sta rischiando di rimanere per strada per aver ricordato fatti ed espresso motivate valutazioni – ha ricordato incidentalmente che l’anno scorso la Nato ha fatto tre gigantesche manovre militari in Ucraina.
(Informazione nostrana sul tema non pervenuta).
Ma non essendo l’Ucraina ufficialmente nella Nato di cosa si sarebbero mai dovuti preoccupare i russi?
Dopo tutto l’adesione alla Nato è stata sì inserita dal 2019 nella Costituzione ucraina, ma senza una data.
Dunque perché preoccuparsi anzitempo?
Riccardo Paccosi: Il collasso della civiltà e della cultura, ogni giorno, sotto i nostri occhi
Il collasso della civiltà e della cultura, ogni giorno, sotto i nostri occhi
di Riccardo Paccosi
Assistiamo, ogni giorno, alla trasformazione di un’ampia parte di popolazione in orda guerrafondaia irrazionale, assetata di sangue, con la bava alla bocca, e non possiamo farci nulla.
Rispetto a un fenomeno del genere, la possibilità di terza guerra mondiale non può essere stato, in sé, il fattore scatenante. Questo lo possiamo affermare con certezza facendo ricorso a quella facoltà intellettiva che gli uomini, gradualmente ma inesorabilmente, stanno dismettendo, ovvero la memoria.
Nelle varie fasi della Guerra Fredda tra USA e URSS, la terza guerra mondiale è stata sfiorata più volte.
Ebbene, in quelle circostanze non accadde mai che nell’occidente venisse impedito di esibirsi agli artisti russi.
Nel 1968, mentre i carri armati sovietici irrompevano a Praga, il violoncellista russo Rostropovich si esibiva a Londra eseguendo brani del compositore céco Dvorak.
Next generation fightCollettivo politico comunista:
Next generation fight
di Collettivo politico comunista
Il 18 settembre un enorme corteo di decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici ha attraversato le strade di Firenze, rispondendo alla parola d’ordine “Insorgiamo” lanciata dagli operai della Gkn in lotta. Una lotta che si è posta come centro di mobilitazione nazionale e di rilancio delle mobilitazioni territoriali, sia per i lavoratori, sia per gli altri movimenti di massa.
La manifestazione è stata una tappa importante, in questa fase si può dire epocale, per la ripresa della lotta di classe nel nostro paese e per riaffermare la centralità del conflitto capitale-lavoro. Risultato immediato è stato il blocco della procedura di licenziamento.
La forza che ha saputo esprimere deriva dall’organizzazione operaia del collettivo di fabbrica e dalla sua dimensione concreta che ha permesso di decretare l’occupazione dello stabilimento, al grido “da questa fabbrica non si muove una vite”. Il prendere materialmente possesso dei mezzi di produzione ha da subito inciso nel rapporto di forza con i padroni. E questo è stato possibile solo grazie all’unità e alla compattezza del collettivo operaio.
Federico Dezzani: Italia prossima Ucraina?
Italia prossima Ucraina?
di Federico Dezzani
A margine della crisi ucraina, è tempo di analizzare la specifica situazione dell’Italia che, insieme alla Germania, sarà la grande perdente delle sanzioni alla Russia. Oltre alla scomparsa del mercato russo e all’esplosione dei costi energetici, l’Italia è sottoposta nel breve-medio periodo a due gravissime insidie: il rialzo dei tassi, con concreta possibilità di default finanziario, e la destabilizzazione del Mediterraneo attraverso la fiammata dei prezzi delle derrate agricole, col concreto rischio di un blackout energetico e di nuove ondate migratorie. La Francia si prepara ad avanzare nella penisola.
Il vuoto al centro del Mediterraneo
Partiamo da alcune basi elementari di geopolitica: come più volte evidenziato, l’Italia è indissolubilmente legata alla Germania, di cui costituisce una proiezione in senso latitudinale in direzione del Mediterraneo. Ciò spiega perché qualsiasi iniziativa geopolitica tedesca di una certa rilevanza (Nord Stream e rapporti privilegiati con Russia e Cina) abbia sempre trovato un corrispettivo in Italia (Sud Stream e Nuova via della Seta).
Damiano Mazzotti: Tiziana Alterio, ‘Il Dio Vaccino’. Segui il denaro e vedrai tutto più chiaro
Tiziana Alterio, ‘Il Dio Vaccino’. Segui il denaro e vedrai tutto più chiaro
di Damiano Mazzotti
Tiziana Alterio è una giornalista indipendente che ha adottato il metodo di Falcone di seguire i soldi per scoprire i veri registi dei grandi affari poco chiari. Il libro “Il Dio Vaccino” è la sintesi molto illuminante delle innumerevoli interrelazioni finanziarie tra la ricerca scientifica, le società editoriali, le multinazionali farmaceutiche e le multinazionali bancarie (prefazione di Mauro Scardovelli, 2021, 267 pagine, euro 23; si può ordinare tramite il sito www.tizianaalterio.it).
La Farmascienza è diventata la nuova religione della società occidentale secolarizzata. Ora è subentrata “la logica ossessiva per cui l’umanità sarà salva quanto tutta la popolazione sarà vaccinata”, che “ha prevalso su tutto, anche sulle evidenze scientifiche delle cure domiciliari che molte vite hanno già salvato” (p. 21). I governi hanno imposto “la logica di una medicina autoritaria” con perniciosi protocolli ministeriali di massa, che non hanno potuto tenere conto delle problematiche e delle differenze individuali, trascurando del tutto le tradizionali cure domiciliari antinfluenzali, che hanno prodotto degli ottimi risultati negli anni passati, con terapie centrate sulle complicazioni sintomatologiche e batteriche derivanti dalla malattia virale.
Anna Lombroso: La Storia messa al bando
La Storia messa al bando
di Anna Lombroso
Ormai è evidente che MicroMega rappresenta plasticamente la discarica dove vengono conferiti i veleni del progressismo neoliberista, i cui sacerdoti si affannano per sollevarci dalla fatica di pensare autonomamente, dandoci l’illusione di acquistare al prezzo di copertina l’appartenenza a un ceto superiore, disincantato, ma ancora intriso di Valori, Principi, Convinzioni che fanno parte del bagaglio intellettuale e morale, stanca dotazione degli illuminati.
Troppo pesante per la gente comune, cui ieri Enzo Marzo, giornalista del Corrierone e autore di un libro, “Le voci del padrone”, che secondo il risvolto di copertina “costituisce un atto d’accusa dello stato di degrado e di servitù del giornalismo italiano”, raccomandava vivamente di smetterla di disquisire del passato, perché parlarne oggi “non fa che aiutare Putin, indebolire la resistenza ucraina e rendere meno efficace la forza deterrente della pressione dell’opinione pubblica mondiale”.
Per suffragare la spericolata tesi fa riferimento a Keynes che abbandonò l’incarico di collaborare alla stesura del Trattato di Versailles perché riteneva troppo severe le misure punitive contro la Germania.
Manlio Dinucci, Tommaso Di Francesco: Un arrivederci ai lettori del manifesto
Un arrivederci ai lettori del manifesto
di Manlio Dinucci, Tommaso Di Francesco
L’8 marzo, dopo averla per breve tempo pubblicata online, la redazione del manifesto ha fatto sparire nottetempo la rubrica L’Arte della guerra anche dall’edizione cartacea, poiché mi ero rifiutato di uniformarmi alla direttiva del Ministero della Verità e avevo chiesto di aprire un dibattito sulla crisi ucraina.
Termina così la mia lunga collaborazione con questo giornale, su cui per oltre dieci anni ho pubblicato la rubrica. Un caro saluto ai lettori, che continuerò a informare attraverso altri canali.
Manlio Dinucci
* * * *
Risposta
È con vero dispiacere, dopo tanti anni di collaborazione con la preziosa rubrica “L’arte della guerra” che riceviamo questo arrivederci. Ma è doveroso, per l’autore, per il manifesto e per i lettori precisare l’ accaduto.
Pierluigi Fagan: La primavera europea
La primavera europea
di Pierluigi Fagan
Sembrerebbe che lo schema delle “primavere di popolo” con cui gli americani hanno cercato di pilotare eventi politici nel mondo arabo, poi Ucraina ai tempi di piazza Maidan, Hong Kong, abbia oggi messo nel mirino un obiettivo davvero impegnativo: l’Europa. Codice colore: giallo e blu.
Nel breve di una giornata all’inizio del conflitto russo-ucraino, tedeschi, francesi, italiani sono passati da un certo sconcerto di contro-piede per quanto stava facendo la Russia, stato di sconcerto che però non prevedeva affatto di rinunciare ai propri interessi, all’allineamento unanime sanzionatorio. Non discuto la logica sanzionatoria, quello che mi ha colpito è la velocità e totalità dell’improvvisa polarizzazione. Può darsi io sia viziato dalla logica realista che si basa su analisi degli interessi razionalmente perseguiti e non capisca come l’enormità di ciò che hanno fatto i russi possa sollevare animi e coscienze. Può darsi. Però da quanto a mia conoscenza è difficile spiegare come il ministro Franco esca dall’Ecofin dicendo che non se ne parlava proprio di escludere la Russia dal SWIFT o Scholz diceva che certo non si poteva toccare il Nord Stream 2 e poche ore dopo la Russia veniva esclusa dallo SWIFT e il Nord Stream diventava “un pezzo di metallo in fondo al mare” come trionfante celebrava la Nuland.
Già, la Nuland, quella di “fuck the UE” ai tempi della rivolta di piazza Maidan nel 2014, la rivoluzione arancione ucraina. La moglie di Robert Kagan, lo storico e politologo neo-con che si definisce “liberale interventista”, lascia il partito repubblicano e diventa un sostenitore della Clinton, scrive nel 2017 che la Terza guerra mondiale avverrà per contrastare l’espansionismo russo e cinese. Ci si potrebbe scrivere un intero post su Kagan, andatevi a fare una ricerchina su Google.
Alessandro Visalli: Circa l’intervista a John Mearshmeier sulla guerra Ucraina
Circa l’intervista a John Mearshmeier sulla guerra Ucraina
di Alessandro Visalli
In guerra la prima vittima è la verità. Ma la seconda è la ragione. Troppo carica di emozioni, la guerra, per lasciare in campo la fredda ragione. Emergono in essa i più radicati spiriti di identificazione di gruppo, belluini, ed emerge l’identificazione dell’altro come inumano. Ne stiamo vedendo gli effetti in una nazione, come l’Italia, che si pensava pacifica e si scopre, in tutti i suoi organi di stampa, essere animata dal più aspro militarismo e da spiriti di guerra. Tutti sembrano volere la guerra, se del caso anche nucleare. Non si può tradurre in alcun altro modo, sotto il profilo decisivo dei fatti e delle conseguenze, la richiesta rilanciata a reti unificate della “no fly zone” sull’Ucraina. Ovvero dello scontro diretto, immediato, tra la potente forza aerea e missilistica russa e la potentissima forza aerea Nato.
Emerge nell’occidente liberale qualcosa di davvero profondo; un cuore di tenebra[1]. Quando Cristoforo Colombo scopre l’America, ci racconta Todorov[2], oscilla tra l’orientamento a pensarli come esseri umani con i medesimi diritti, identici a sé stesso, o differenti e per questo inferiori. In entrambi i casi, scrive l’autore, “si nega l’esistenza di una sostanza umana realmente altra, che possa non consistere semplicemente in un grado inferiore, e imperfetto, di ciò che noi siamo”. Se si guardano con attenzione le due possibili figure dell’alterità del canone occidentale sono entrambe fondate sull’egocentrismo, ovvero sull’identificazione senza nemmeno avvedersene dei propri valori e delle proprie cognizioni e categorie con i Valori e la Ragione in generale. Quindi del proprio io con l’universo.
Sorveglianza e decentralizzazione: disamina delle critiche
Sorveglianza e decentralizzazione: disamina delle critiche
Sul cosiddetto capitalismo della sorveglianza
Il Capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff [1] è un bel libro, però è anche un prodotto furbetto. E’ un degno rappresentante di tutta quella serie di opere (libri, dischi, film, documentari) che in apparenza sembrano schierarsi contro la società in cui viviamo (criticandola apertamente e denunciandone le storture), ma ad uno sguardo più profondo ne fanno un’apologia.
L’autrice descrive con minuzia un nuovo paradigma in cui aziende come Google, Facebook e Twitter si appropriano dell’esperienza degli utenti per trasformarla in dati da vendere agli inserzionisti. Il fine è quello di creare un sistema di advertising sempre più mirato, costruito su misura per gli interessi dell’utente.
L’autrice parla dei presupposti storico/economici che rendono possibile l’affermarsi di questo paradigma. Che teoria economica usa per sviluppare il discorso? Quella teoria economica che nasce ad inizio del Novecento come risposta reazionaria al marxismo: la teoria neoclassica. In realtà, questo non è un grosso problema. C’è un dettaglio più sottile: l’autrice tenta di mascherare la teoria neoclassica da pseudo-teoria marxiana del valore.
Nel capitalismo della sorveglianza sembra non esistano conflitti di classe, sfruttamento della forza-lavoro, estorsione del plusvalore. Da una parte ci sono gli utenti dei social a cui verrebbe estratto il surplus comportamentale (la parte di dati che non viene utilizzata per migliorare i servizi, ma che viene venduta agli inserzionisti). Dall’altra ci sono i cosiddetti capitalisti della sorveglianza (Google e Facebook su tutti) che si arricchiscono alle loro spalle.
Fosco Giannini: Crisi ucraina e “pacifisti”
Crisi ucraina e “pacifisti”
di Fosco Giannini
Crisi ucraina, “pacifisti” e lotta contro la guerra Analisi di una “piattaforma pacifista”
Come racconta ogni emittente televisiva occidentale, come ribadiscono i giornali, i rotocalchi, “il movimento per la pace scende in piazza in tutta Europa, ovunque garrisce la bandiera dell’Ucraina, simbolo della resistenza, della pace e della libertà. Da ogni piazza si leva forte la condanna contro Putin e la richiesta che la Russia ritiri immediatamente il proprio esercito”.
Che la narrazione del mastodontico sistema mediatico nordamericano ed europeo sia artatamente ridotta ad una semplificazione tanto rozza da sfociare nella rimozione della verità e nella menzogna è un dato di fatto che l’intera storia dell’imperialismo ci ha fatto conoscere e ratificato. Che l’inesistente “pistola fumante” – senza imbarazzo e con lo stesso sangue negli occhi di coloro che oggi trasformano Putin in un mostro bipolare – presentata alle Nazioni Unite nel 2003 da Colin Powell, (cioè la “prova”, falsa come Giuda, che Saddam Hussein già possedeva un arsenale di armi nucleari pronto ad essere scagliato contro l’Occidente), sia divenuta un simbolo perenne del cinismo brutale e assassino degli USA e della NATO è una certezza matematica. Come il clamoroso pentimento di Tony Blair nel 2015 (“Io e Bush abbiamo sbagliato a scatenare la guerra contro l’Iraq, poiché non vi era nessuna pistola fumante”) è la prova certa di come l’imperialismo riveli sempre, scientificamente, a posteriori la verità, quando la sua guerra ha già distrutto il nemico che non si genuflette al suo dominio ed è tempo, di fronte al mondo, di rivelare la “sincerità”, la “capacità di ripensamento” e la sostanziale “bontà d’animo” dell’occidentale capitalistico.
Francesco Cappello: La zappa sui piedi…
La zappa sui piedi…
di Francesco Cappello
Già prima della guerra i prezzi del gas in ambito UE erano aumentati in un anno di quasi 10 volte; da gennaio 2021 le quotazioni del greggio sono passate da circa 40 dollari al barile a punte di 70 dollari. Il nostro paese ha subito l’incremento maggiore in ambito Ue (+180%). Nello stesso periodo il prezzo del grano è raddoppiato e quello del mais è lievitato del 40%. C’è stato, più in generale, un incremento enorme del prezzo delle materie prime. In merito all’incidenza dei costi energetici in rapporto al PIL scrive il Sole 24 ore del 6 marzo: “Petrolio alle stelle, cosa succede se si supera la soglia critica del 7% del Pil? Quando la spesa energetica tocca quella soglia, storicamente scatta la recessione: ora siamo già oltre il 5%. Il rischio è globale, ma il conto più salato tocca all’Europa per la sua dipendenza dai Paesi produttori”.
Da un articolo sul NYT abbiamo appreso, nel corso di un’intervista a Manlio Dinucci su byoblu, che nel nostro paese, sulle coste occidentali sarde, è prevista la costruzione di tre nuovi rigassificatori e che i costi del megawattora del gas liquefatto da scisti bituminosi (ambientalmente insostenibile) proveniente dagli USA, è passato dai 15 euro a oltre 100. A proposito delle finte preoccupazioni green dei governi europei sappiamo che si stanno riesumando antiche centrali a carbone e proponendo “nuove” centrali nucleari “sicure”.
ilsimplicissimus: Vaccini, vengono fuori le prime prove del delitto
Vaccini, vengono fuori le prime prove del delitto
di ilsimplicissimus
I primi documenti sugli studi clinici dei vaccini, che la Fda e la Pfizer sono stati costretti a consegnare in base al Freedom information Act, rappresentano un vero scandalo e determineranno una completa perdita di fiducia nella medicina o quanto meno una salutare lezione sui pericoli di privatizzazione della stessa. Le analisi sulla prima tranche di documenti presentati mostrano infatti un panorama desolante che possono essere riassunti nel fatto che le malattie sistemiche nei gruppi di studio clinico erano il doppio tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati:
“Entro sette giorni dopo ogni dose, si è verificato il doppio degli eventi sistemici nel gruppo vaccinato (23%) rispetto al gruppo placebo (11,3%), mentre la febbre grave era 14 volte più comune nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo”.
Inoltre i documenti mostrano chiaramente che il vaccino non rimane nel sito di iniezione, ma si diffonde ampiamente in tutto il corpo.
Damiano Mazzotti: Ermanno Bencivenga, filosofia politica della grande paura
Ermanno Bencivenga, filosofia politica della grande paura
Come restare umani e razionali
di Damiano Mazzotti
Ermanno Bencivenga è un filosofo che lavora negli Stati Uniti e “La grande paura” è il saggio che dimostra la sua grande responsabilità di illustre cittadino e che analizza in modo molto razionale l’eccessivo allarmismo mediatico e l’ambigua gestione politica dell’emergenza sanitaria legata al nuovo Coronavirus (https://www.gingkoedizioni.it, Verona, 2021, 126 pagine, euro 17).
La premessa del professor Bencivenga è molto lineare: l’attuale deriva sociale legata all’emergenza sanitaria e parasanitaria “ha avuto un impatto paragonabile a una guerra mondiale” e “ha accelerato un processo di imbarbarimento della nostra umanità che era già in corso ma, in questa brusca accelerazione, ha acquisito una tragica evidenza” (prologo). La mente dei cittadini e di troppi professionisti della sanità e dei media è stata circondata dalla ragnatela quasi invisibile dell’ideologia assolutista del neoliberismo finanziario, che opera in modo conscio e inconscio, diretto e indiretto (https://www.giornalesentire.it/it/michael-sandel-il-mercato-elimina-i-valori).
Mario Lombardo: Zelensky e gli amici nazisti
Zelensky e gli amici nazisti
di Mario Lombardo
Il massiccio invio di armi al regime di Kiev, per cercare di resistere alle operazioni militari russe, sta sollevando con estrema urgenza, anche se non per governi e media occidentali, il problema dei destinatari di questi equipaggiamenti, visto che lo stato e le forze di sicurezza ucraine sono pervasi da elementi apertamente neo-nazisti e di estrema destra in genere. Lo stesso presidente, Volodymyr Zelensky, nonostante le origini ebraiche e una carriera politica decollata grazie alle promesse di pacificazione con Mosca, ha da tempo accettato l’influenza neo-nazista sul suo governo, tanto da rendere insignificanti le rassicurazioni occidentali circa la natura democratica delle forze su cui si baserebbe la “resistenza” anti-russa.
Un’analisi recente pubblicata dal sito di informazione alternativa The Grayzone Project ha riepilogato le tappe dell’evoluzione dell’atteggiamento di Zelensky dopo la sua elezione nel 2019. Il suo nettissimo successo alle urne contro il presidente uscente, Petro Poroshenko, era dovuto in primo luogo a un’agenda basata sulla “de-scalation delle ostilità con la Russia”, visto il pesante fardello che il conflitto alimentato dall’Occidente nelle regioni orientali ucraine rappresentava per la popolazione di questo paese.
coniare rivolta: Occhio non vede, cuore non duole: il sussidio nascosto della BCE alle banche
Occhio non vede, cuore non duole: il sussidio nascosto della BCE alle banche
di coniare rivolta
Con la fine ormai prossima della sospensione del Patto di Stabilità, il dibattito sulla spending review e sulla riduzione della spesa pubblica che finanzia scuole, ospedali e pensioni si fa sempre più insistente, aprendo la strada al ritorno dell’austerity di matrice europea. Come sempre, tuttavia, vi sono diversi settori che superano indenni questo dibattito, a partire dal comparto bancario.
A offrirci lo spunto, qualche tempo fa Minenna (Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) dalle pagine del Sole24Ore e Imperatore da quelle del FattoQuotidiano discutevano degli arbitraggi delle banche europee sui tassi di policy negativi della BCE – ossia operazioni di acquisto e rivendita di attività finanziarie sui mercati che sfruttano le differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto certo, senza che il soggetto che la pone in essere corra alcun rischio. Questi arbitraggi avrebbero fruttato alle banche in questione vari miliardi, regalati loro dalla BCE, in barba a tutta la retorica che stampare moneta per finanziare la spesa è male.
Fernanda Mazzoli: Gli indifferenti, sempre loro!
Gli indifferenti, sempre loro!
di Fernanda Mazzoli
Il combinato disposto di analfabetismo politico ed atrofia etica corrode in profondità la linfa vitale dell’esistenza collettiva
In uno degli ultimi giorni della Comune, un insorto replicò ad un tale il quale, arrestato come sospetta spia dei Versagliesi, rivendicava la propria innocenza e totale estraneità ai fatti, ricorrendo all’argomento che mai si era interessato di politica, che proprio per questo lo uccideva. Ed aggiungeva, dopo che il presunto traditore gli era stato tolto dalle mani per essere ascoltato dal Comitato di salute Pubblica:
«La gente che non si occupa di politica!…: Ma sono i più vigliacchi e i più furfanti! Aspettano, ‘sti tipi, per sapere su chi sbaveranno o chi leccheranno dopo il massacro!».[1]
Le parole dell’ignoto combattente delle barricate di Montmartre, che odiava gli indifferenti mezzo secolo prima di Gramsci, accompagnano da qualche tempo le mie giornate come un ritornello sconsolato o un commento tanto risolutivo quanto laconico all’attuale stato delle cose.
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Franco «Bifo» Berardi: Rassegnatevi/2
Fabio Mini: Guerra in Ucraina, invio di armi e propaganda