[SinistraInRete] Contropiano – Jonathan Martin: La morte improvvisa del “soft power” Usa

Rassegna 18/02/2025

 

Redazione Contropiano – Jonathan Martin: La morte improvvisa del “soft power” Usa

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La morte improvvisa del “soft power” Usa

di Redazione Contropiano – Jonathan Martin

soft power usa morte.pngIl polverone sollevato da Trump e Musk è tale da confondere un po’ tutti gli osservatori, specie quelli ancora fermi alle giaculatorie “liberal” che contestano la rozzezza dei due tycoon ma naturalmente non ne rallentano neanche per un attimo la spinta eversiva.

E’ utile, in questa situazione, tenere d’occhio quanto accade su una scala magari più limitata, ma controllabile, in modo da intravedere meglio la portata della ristrutturazione reazionaria della superpotenza, le sue conseguenze immediate, i suoi rischi, anche di suicidio.

Nei giorni scorsi abbiamo tenuto un faro di attenzione su UsAid – una complessa e articolata Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) – improvvisamente chiusa per decisione dei due nuovi “boss”.

Stiamo parlando di un programma mondiale di intervento Usa, con un budget di circa 50 miliardi, che copre (copriva?) sia iniziative “umanitarie” vere e proprie sia spazi di manovra per la Cia, “formazione” di giornalisti e finanziamento di testate definite però “indipendenti” operanti in decine di Paesi, fino a operazioni “creative” come la distribuzione di contraccettivi in Afghanistan o campagne pro-Lgpt un po’ in tutto il mondo. Tutto documentato, non chiacchiere…

Insomma: è un’agenzia tuttofare, corrispondente all’immagine che Washington ha voluto dare di sé al mondo fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

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Carlo Lucchesi: Sinistra, centro e destra ieri e oggi. E domani?

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Sinistra, centro e destra ieri e oggi. E domani?

di Carlo Lucchesi

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altredirezioni.jpgPer capire quanto sia cambiata la politica nel giro di un paio di decenni, approssimativamente gli ultimi del secolo scorso, basta mettere a confronto cosa contrapponeva fino a quel periodo le maggiori forze politiche con ciò che le contrappone ai nostri giorni.

 

Ieri

Per quanto si possa sostenere a giusta ragione che il PCI non aveva l’obiettivo della rivoluzione e che la DC era un coacervo di forze che rendevano difficile coglierne un’identità definita, non si può negare che, in ultima istanza, l’oggetto più profondo del conflitto che ruotava attorno a questi due grandi partiti era l’alternativa fra socialismo e capitalismo. Ciò è vero anche se non era chiaro a nessuno, neppure al gruppo dirigente del PCI, che cosa potesse essere concretamente il socialismo che si evocava. Non a caso era concepito come il graduale compimento di un lungo processo di transizione di cui si indicavano soltanto le primissime tappe, per altro del tutto compatibili con il capitalismo. Ma, di sicuro, il messaggio col quale ci si rivolgeva alla classe lavoratrice era quello di un cambiamento sostanziale della situazione in cui viveva, e così le masse lo percepivano.

Dall’altro lato, la DC e le forze che le gravitavano attorno, pure attraversate da sensibilità e idealità diverse, convergevano senza il minimo dubbio sulla superiorità del capitalismo non solo sul piano dell’efficienza, ma persino su quello morale in quanto tutt’uno con la democrazia, mentre, al contrario, il socialismo, a loro parere, esisteva e poteva esistere solo in forme dispotiche.

Guardando ai massimi sistemi, dunque, il conflitto era radicale. Ad attenuare tale radicalità provvedevano due presidi. Il primo era la Costituzione, che segnava i confini entro i quali tale conflitto si doveva svolgere. Non mancarono da parte della DC tentativi di valicarne i limiti, ma furono respinti.

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Fulvio Grimaldi: Si riscalda l’altro fronte— Una Palestina nei Balcani?

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Si riscalda l’altro fronte— Una Palestina nei Balcani?

di Fulvio Grimaldi

In Romania, con il vincitore delle elezioni, Calin Georgescu, neutralista e antiguerra, a cui hanno annullato il voto popolare e negato il ballottaggio, è andata come NATO e UE hanno voluto. In Serbia, dall’altra parte dei Balcani “normalizzati”, ci si sta dando da fare.

Si avvicina il 26° anniversario dell’aggressione NATO alla Serbia, fase culminante della disgregazione della Jugoslavia programmata e condotta, sotto supervisione USA, da Germania e Vaticano, con supporto di forze fascistoidi locali in Croazia, Bosnia e Kosovo. Gli eventi che stanno sconvolgendo la Serbia a partire dal novembre scorso rappresentano l’ennesimo episodio di una strategia che, a partire dalla fallita “normalizzazione” postbellica della Serbia, non ha mai cessato di puntare all’obiettivo già mancato dalla Germania nazista: Serbia delenda est. Strategia UE-USA che si dipana in forma di pressioni diplomatiche, ricatti economici, conflittualità tra le entità statali o pseudostatali fabbricate dagli aggressori e, come in questi giorni, innesco di fenomeni eversivi basati su qualche settore insoddisfatto, o manipolabile, della popolazione.

Permettetimi un ricordo personale che, nel suo piccolo, è comunque indice di come, già sul finire del secolo scorso, il sistema mediatico si era compattato intorno al progetto dell’eliminazione, a fini di euro-colonizzazione, di questa anomalia politico-ideologico-sociale rappresentata, prima, dalla Jugoslavia comunista di Tito e, poi, da quella di Slobodan Milosevic, già a brandelli, ridotta a Serbia-Kosovo-Montenegro, ma pur sempre socialista e non allineata.

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comidad: Mattarella e il falso mito dell’appeasement di Monaco

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Mattarella e il falso mito dell’appeasement di Monaco

di comidad

Il 5 febbraio scorso Sergio Mattarella era all’Università di Marsiglia a intrattenere l’uditorio sul pericolo costituito dalle politiche di “appeasement”. Paragonando la situazione attuale a quella precedente alla seconda guerra mondiale, Mattarella ha affermato che l’accordo firmato a Monaco nel 1938, che riconosceva ad Hitler il controllo dei Sudeti, fu un’illusione di pace, mentre un atteggiamento di fermezza avrebbe “probabilmente” evitato la guerra. Un “probabilmente” che ha una funzione puramente retorica e poggia sul nulla, dato che proprio nulla indica che nel 1938 la Francia e il Regno Unito fossero in posizione di forza nei confronti della Germania e neppure dell’Italia. Ambrose Bierce diceva che Dio ha inventato le guerre per costringere gli uomini a studiare la geografia, e in effetti il mito dell’appeasement di Monaco si dissolve osservando la carta geografica e consultando un po’ una cronologia degli eventi storici.

Mussolini svolse il ruolo di mediatore dell’accordo di Monaco, che fu firmato nel settembre del 1938. In quel periodo l’Italia occupava militarmente l’isola di Maiorca con truppe, navi e aerei; e da quella posizione geografica non soltanto bombardava le posizioni repubblicane in Spagna, ma era anche in grado di minacciare il transito per Gibilterra, cioè la principale roccaforte della potenza britannica nel Mediterraneo. La guerra di Spagna si concluse nell’aprile del 1939, e solo allora le forze armate italiane e tedesche si ritirarono dal suolo spagnolo, cessando di insidiare Gibilterra. Non ci fu quindi nessun appeasement ma solo uno scambio.

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Enrico Tomaselli: Cosa succede in Iran

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Cosa succede in Iran

di Enrico Tomaselli

Per la Repubblica Islamica questo non è un periodo facile; anche se ormai da anni la Siria rappresentava più un peso che un vantaggio (dipendendo moltissimo dagli aiuti iraniani), la caduta del regime di Assad ha creato sicuramente dei problemi, e l’invasione israeliana del sud siriano costituisce una minaccia per Hezbollah (il più stretto alleato della regione), così come – paradossalmente – la (temporanea) fine dei conflitti in Libano e Gaza, con la conseguente sospensione degli attacchi ad Israele da parte irachena e yemenita, rilancia la pulsione di Tel Aviv a colpire Teheran.

Ma i veri elementi problematici di questa fase, si trovano in effetti proprio a Teheran, oltre che a Washington.

La rielezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, infatti, apre un periodo di incertezza, poiché – come sempre, verrebbe da dire – la posizione del neo-presidente è alquanto ambigua. Stando a quanto dichiara, Trump ribadisce la contrarietà assoluta degli USA a che l’Iran si doti di armi nucleari (pretesa che non ha alcun fondamento nel diritto internazionale), anche se sostiene di preferire la via negoziale a quella militare, per ottenere questo risultato. Il problema è che proprio Trump, durante il suo primo mandato, ritirò gli Stati Uniti dal JCPOA, il trattato con cui Teheran si impegnava a non sviluppare il nucleare militare. Ne consegue che l’intenzione della nuova amministrazione americana è quella di agitare la minaccia di un attacco preventivo, per ottenere un nuovo trattato, ancora più stringente.

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Gioacchino Toni: Machina sapiens. La fine del monopolio umano della conoscenza?

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Machina sapiens. La fine del monopolio umano della conoscenza?

di Gioacchino Toni

Nello Cristianini, Machina sapiens. L’algoritmo che ci ha rubato il segreto della conoscenza, il Mulino, Bologna, 2024, pp. 152, € 15,00

173832142634523463.jpgMachina Sapiens di Nello Cristianini contiene già nel titolo l’indicazione di una svolta epocale per l’umanità e il Pianeta di cui nessuno conosce davvero i possibili sviluppi. La convinzione dello scrittore Arthur Charles Clarke che le tecnologie avanzate risultino spesso indistinguibili dalla magia trova conferma nel fatto che oggi si tende a guardare all’intelligenza artificiale generativa come a una sorta di oracolo. Restando ancora per un istante nell’ambito del magico o del divino, si potrebbe dire, con una battuta, che se l’attingere dall’albero della conoscenza (del bene e del male) da parte dei Progenitori ha scatenato l’ira di Dio, ora i loro lontani discendenti sembrerebbero intenti a consegnare la conoscenza conquistata a caro prezzo (evidentemente senza aver imparato a distinguere il bene dal male) a una nuova divinità chiamata macchina (intelligente) rimettendosi al suo (sconosciuto) volere.

Tornando alle cose terrene, per illustrare come le macchine si stiano appropriando della conoscenza, a lungo considerata dall’essere umano una propria prerogativa, Cristianini suddivide il libro in tre sezioni dedicate rispettivamente agli scienziati, agli utenti e alle macchine, così da ricapitolare lo sviluppo nella costruzione delle macchine pensanti, il rapporto che le persone stanno instaurando con esse e, infine, quel che (presumibilmente) queste macchine sanno di noi e quello (poco) che davvero noi sappiamo di loro.

Nella prima sezione del volume l’autore ricorda come l’avvio della corsa alla realizzazione di macchine intelligenti si possa far risalire al quesito “Can machines think?” posto da Alan Turing in un suo celebre scritto – Computing Machinery and Intelligence – pubblicato nel 1950 sulla rivista accademica «Mind», Oxford University Press. Non potendo contare su una definizione scientifica univoca di “pensare”, Turing ha spostato la questione sulla possibilità di arrivare ad una macchina capace di tenere una conversazione con un essere umano facendosi passare per umana essa stessa (imitation game) senza essere scoperta. Quello che poi è stato chiamato “il test di Turing” è in pratica la messa alla prova della macchina nella sua capacità di imitare nella conversazione l’essere umano al punto tale da rendersi indistinguibile da esso.

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Eros Barone: Nei dintorni di Franco Fortini

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Nei dintorni di Franco Fortini

di Eros Barone

cityscape.jpgIl saggio di Ennio Abate, che affianca a questo titolo ‘in minore’ il sottotitolo esplicativo, Letture e interventi (1978-2024), 1 nasce da una motivazione autentica e radicale. Scrive infatti l’autore: «A chi mi chiedesse perché, tra tanti scrittori importanti, proprio Fortini abbia ricevuto stima e attenzione così prolungate nel tempo da parte mia, rispondo così. Perché più e meglio di altri ha difeso una idea di poesia, di letteratura, di politica, di visione critica e comunista del mondo che ho fatto mia. E l’ha difesa sia nel biennio politicamente esaltante del ’68-’69 sia dopo, durante la crisi degli anni Settanta (compromesso storico, uccisione di Moro, scioglimento del Pci) e fino alla sua morte avvenuta agli inizi delle attuali, devastanti guerre “democratiche” o “permanenti”». E in effetti la biografia di Fortini che risulta da questa assidua frequentazione dei suoi “dintorni” si converte, come è inevitabile ma, in questo caso, altamente augurabile, nell’autobiografia di una figura prototipica del ’68: l’intellettuale prodotto dallo sviluppo economico degli anni Sessanta, dal grande esodo verso il Nord e dalla scolarizzazione di massa, che partecipa, prima come lavoratore-studente e poi come insegnante, al “lungo Sessantotto” italiano militando nelle organizzazioni della sinistra rivoluzionaria e incontrando una figura carismatica di quella fase storica: il poeta, saggista, traduttore e insegnante Franco Fortini.

Il rischio per chi si prefigga di porre a confronto la propria esperienza letteraria, politica e culturale con quella di una simile figura era chiaramente quello di cercare di scavarsi un posticino nell’ambito della fortinologia, laddove questa rappresenta una nicchia, peraltro non priva di meriti cognitivi, che si è venuta a creare all’interno dell’università senese, così come in altri ambiti universitari si creano nicchie votate al culto di questo o di quell’autore che per qualche ragione abbia insegnato abbastanza a lungo in questo o quell’ateneo locale. Dunque, la fortinologia poteva essere una risorsa, poteva essere un pericolo.

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Franco Piperno: Innovazione tecnologica ed educazione sentimentale

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Innovazione tecnologica ed educazione sentimentale

di Franco Piperno

Estratto da Sentimenti dell’aldiqua (DeriveApprodi, 2023)

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dbc0d35be2054f889c3bca1f133ff372mv2Per ricordare Franco Piperno, pubblichiamo oggi un suo meraviglioso scritto, estratto da Sentimenti dell’aldiqua (nuova edizione DeriveApprodi, 2023). Nel testo Franco analizza con profonda lucidità i cambiamenti imposti dalla macchina informatica alla conoscenza, alle capacità cognitive umane, ai modi di pensare e comunicare. Processo che non va vissuto con la nostalgia verso una supposta natura umana immutabile, ma con la voglia di «osare stipulare un nuovo significato della parola lavoro, un altro calendario, un diverso tempo collettivo».

Le riflessioni di Franco sul rapporto tra innovazione tecnologica e capacità umane erano al centro di un altro testo che abbiamo pubblicato su Transuenze, Ascesa e crisi della tecnoscienza del capitale.

* * * *

Marx e Turing

Se, per gioco, per scrollarsi di dosso il tedio della sconfitta, scegliessimo il Frammento sulle macchine di Marx come un passo biblico, un luogo nel quale la parola risuona profetica, allora il commentario adeguato di quel testo sarebbe una esposizione concisa della teoria degli automi, ovvero la descrizione, a grandi linee, della macchina generale di Turing. L’applicazione della macchina informatica al processo produttivo conferisce a quest’ultimo il carattere della scienza naturale, di processo naturale scientificamente riprodotto; e, a un tempo, riduce il lavoro del corpo umano, il lavoro vivo a un semplice elemento di questo processo: l’organo cosciente, l’osservazione volta a evitare l’interruzione. Marx, nel Frammento, avanza la congettura che l’applicazione sistematica del sapere tecnico-scientifico alla produzione avrebbe conseguito l’esito di liberare l’operaio dalla fabbrica, rendendo così vano il misurare la ricchezza con il tempo di lavoro umano.

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Leonardo Mazzei: Tempi strani o folli?

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Tempi strani o folli?

di Leonardo Mazzei

Davvero viviamo tempi strani. Gli esempi potrebbero essere mille, ma vediamone uno curioso assai. Ieri, proprio mentre era in corso il summit parigino sull’intelligenza artificiale, la Repubblica annunciava come niente fosse che lo sviluppo dell’IA nell’Ue porterà nei prossimi 5 anni a un aumento dei consumi energetici del settore pari al 160%. Avete letto bene: centosessanta percento.

La previsione è che nel 2030 il solo consumo dei data center europei sarà pari a 287 Twh (miliardi di kilowattora). Un’enormità assoluta, un consumo pari a quello medio di 115 milioni di famiglie, superiore a quello complessivo della Spagna e piuttosto vicino (92%) a quello dell’Italia.

Ma come, da anni vige l’ossessione del risparmio energetico senza il quale il pianeta andrebbe a ramengo, da anni si smerciano solo lampadine ed elettrodomestici pensati per risparmiare qualche kilowattora, e adesso ci venite a dire che i consumi elettrici dovranno crescere all’impazzata per l’IA? E il “climate change” dov’è andato a finire?

Ora, sappiamo bene come certe ossessioni siano del tutto interessate. Sappiamo, ad esempio, come esse servano ai produttori di elettrodomestici per imporre sul mercato modelli più costosi e a obsolescenza programmata più ravvicinata. Ma, pur sapendo tutto ciò, è tollerabile che chi ci parla di cambiamento climatico anche durante una partita di calcio, nulla abbia da eccepire sull’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale?

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Francesco Cappello: Far soldi con i soldi dissociandosi dai bisogni dell’economia produttiva. Fino a quando?

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Far soldi con i soldi dissociandosi dai bisogni dell’economia produttiva. Fino a quando?

di Francesco Cappello

Mentre le borse europee crescono, i dati sull’economia reale continuano a peggiorare. In Italia si registra un declino della produzione industriale che dura ormai da due anni. I mercati finanziari operano sempre più indipendentemente dall’economia reale. I settori finanziari vedono un apprezzamento e distribuiscono utili anche quando l’economia non cresce. La remunerazione dei depositi bancari da parte della BCE e gli alti tassi di interesse hanno aumentato enormemente i profitti delle banche.

 

La borsa festeggia spinta dal settore bancario

L’Europa sta assistendo a una situazione economica paradossale in cui, nonostante i dati macroeconomici negativi e un’economia reale in difficoltà (Previsioni di crescita economica per l’Europa nel 2025: Si parla di un 1%), i mercati azionari europei, in particolare il settore bancario, stanno vivendo una crescita significativa. Questo fenomeno, osservato anche dalla stampa internazionale come il Wall Street Journal e il Sole 24 Ore, solleva interrogativi sulle dinamiche finanziarie attuali e sul ruolo delle politiche monetarie.

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coniarerivolta: Orizzonte pensione: più tu ti avvicini, più lei si allontana

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Orizzonte pensione: più tu ti avvicini, più lei si allontana

di coniarerivolta

Nell’articolo precedente abbiamo visto come il Governo è ripartito all’attacco delle pensioni, attraverso la proposta di un semestre di silenzio-assenso per la devoluzione del TFR ai fondi pensioni, collegandolo di fatto alla promessa di una maggiore flessibilità (per pochi) per andare in pensione prima.

E proprio su quest’ultimo aspetto, cioè quando poter accedere alla pensione, è ripartita silente (ma non troppo) la campagna terroristica sull’imminente nuovo aumento dell’età pensionabile reso cogente dall’aumento della speranza di vita attesa certificato recentemente dall’INPS.

Come noto, per via delle leggi Sacconi (2010) e Fornero (2011) le pensioni di vecchiaia e anticipata sono agganciate in automatico all’andamento della speranza di vita. Al crescere di quest’ultima devono crescere le soglie anagrafiche e contributive di accesso alla pensione: basta un decreto ministeriale (un atto a metà fra la sfera politica e quella puramente amministrativa) che prende atto dei dati sull’aspettativa di vita comunicati da ISTAT, mentre serve un vero e proprio intervento legislativo per bloccare tale meccanismo.

La cadenza degli scatti inizialmente triennale dal 2019 è divenuta biennale. A un primo scatto nel 2013 è seguito un ulteriore nel 2016 e ancora nel 2019 per la sola pensione di vecchiaia (la soglia di quella anticipata è stata invece bloccata al 2016 con decreto politico) portando da quell’anno l’età pensionabile di vecchiaia a 67 anni e fermo restando quella anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi (1 anno in meno per le donne).

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Edoardo Todaro: Stato di fermo

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Stato di fermo

di Edoardo Todaro

John Wainwrigth, Stato di fermo, Edizioni Paginauno, pp. 182, € 15,00

In estremo ritardo nella lettura e, soprattutto, rispetto all’uscita, ma sicuramente di stringente attualità. Oggi sono molte le iniziative e le mobilitazioni, con punti di vista e impostazioni diverse, messe in campo per contrastare la deriva autoritaria che, con il disegno di legge 1660, il governo Meloni impone rispetto al conflitto sociale, in primis le forme di lotta che si sono espresse all’interno del conflitto capitale/lavoro. A questo proposito, è bene sottolineare il rendere esplicito l’intento di questo provvedimento dichiarato da Piantedosi, il ministro dell’interno, attaccare il sindacalismo di base (sicobas in primis) e le forme di lotta praticate in particolare nel settore della logistica.

Non ci può venire non alla mente l’introduzione della cosiddetta regolamentazione del diritto di sciopero messa in campo per contrastare le lotte portate avanti dai lavoratori delle ferrovie, con l’introduzione della nota, in modo nefasto, 146/90. Dalla 146 al ddl 1660 il passo è breve: il conflitto deve essere annullato e represso. Dai lavoratori delle ferrovie a quelli della logistica. Esercitare il diritto al mettere in campo rapporti di forza a favore degli interessi di coloro che sono sottoposti allo sfruttamento, al profitto: deve essere bandito.

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Dante Barontini: Il suprematismo stronzo

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Il suprematismo stronzo

di Dante Barontini

Non è complicatissimo, in fondo, capire quale sia la postura imperiale statunitense dopo il secondo insediamento di Donald Trump. Basta non utilizzare gli schemi logici e verbali del mainstream “liberal-democratico” – che per 30 anni ha steso un velo di retorica nauseabonda su crimini e stragi di proporzioni bibliche, dall’Iraq a Gaza – e tutto diventa limpido, visibile, chiarissimo.

La situazione attuale appare confusa solo perché le vecchie abitudini servili nei confronti degli Usa stanno cercando un modo di dipingere l’attuale gruppo dirigente degli States come “un problema”, certo, ma in fondo “temporaneo”, non tale da invalidare la “narrazione” e l’immagine dell’America faro di democrazia e libertà. Se leggete i vari “Rambini” o ascoltate i molti Mentana potete farvene un’idea…

Poi però si devono leggere o ascoltare le “voci vere”, quelle che senza alcun freno vengono dall’interno della Casa Bianca. E che raccontano un’altra realtà, decisamente più brutale e sanguinaria.

L’errore da non fare è quello di prendere le varie dichiarazioni come, appunto, “solo chiacchiere” che non diventeranno fatti, oppure verranno ridimensionate.

Abbiamo visto in pochi giorni distruggere il fondamento delle relazioni internazionali, ovvero il riconoscimento pieno dell’indipendenza nazionale di tutti gli stati esistenti. Canada, Groenlandia, Panama sono trattati come asset patrimoniali che possono passar di mano a colpi di quattrini e/o di minacce.

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