Forum Italiano dei Comunisti – 25/03/2025
Gli effetti definitivi della scelta di Giuseppe Conte di rifiutare il riarmo proposto dall’UE e la decisione dei 5 Stelle di scendere in piazza il 5 aprile potranno essere valutati appienoquando il polverone suscitato dagli europeisti a prescindere si sarà depositato. Allora la situazione e i dati oggettivi potranno essere valutati meglio e si vedrà quali sono i rapporti di forza tra riarmisti e oppositori al riarmo e come su questo si configureranno gli schieramenti.
In Italia la situazione è aperta. A guidare lo schieramento dei riarmisti in nome dell’antitrumpismo e del Manifesto di Ventotene c’è il PD che cerca di coprire il progetto del riarmo europeo ‘da sinistra’, operazione però molto complessa e difficile da portare in porto senza lacerazioni. Bruxelles insegna quello che può accadere. Sul piano riarmo di 800 miliardi 11 deputati del PD su 21 si sono astenuti e i restanti hanno votato a favore. La partita dunque non è chiusa.
Intanto anche la destra si divide ed è incerta. Non c’è solo Salvini che fa il pacifista. La Meloni stessa si dibatte tra un’unità formale con gli europeisti e una sostanziale presa di distanza su riarmo e guerra in Ucraina. Niente truppe di terra italiane nel conflitto e nessun piano sugli armamenti che codifichi la linea della von der Leyen. Terrà questa linea? E’ presto per dirlo.
Il fatto nuovo è rappresentato dalla presa di posizione di Giuseppe Conte contro le politiche di riarmo e dal suo rifiuto di partecipare alla manifestazione del 15 marzo a Roma indetta dagli imperialisti ‘democratici’. E non c’è stato solo il rifiuto, ma anche la conferma della proposta di ritrovarsi in piazza il 5 aprile.
Da ciò che accadrà in questa manifestazione, cioè dal dato numerico e dalla varietà politica della partecipazione, si potranno ipotizzare quelli che saranno gli sviluppi e il peso dei 5 Stelle nella lotta contro la guerra. Sarà un impegno in grado di mettere in crisi le forze della guerra che si muovono a sinistra e condizionare il governo? Anche qui inutile cercare di anticipare le risposte, bisognerà vedere i fatti.
Ci siamo già espressi sulla manifestazione del 5 aprile sostenendo che essa poneva le condizioni per una sviluppo unitario del movimento contro la guerra e quindi non bisognava perdere l’occasione. Soprattutto abbiamo criticato la logica di quelli che, invece di costruire una prospettiva, si attardano sui vecchi schemi dei ‘duri e puri’. Il risultato vero che conta contro la guerra è riuscire a modificare nel senso giusto il corso degli avvenimenti. E per arrivare a questo risultato ci vuole il concorso di più fattori.
A Giuseppe Conte spetta il compito di scegliere una strada chiara e lineare, una strada che aumenti anche il prestigio del suo partito. A tutti quelli che hanno scelto di manifestare il 5 aprile bisogna ripetere quello che abbiamo sottolineato fin dall’inizio e cioè che il 5 aprile deve rappresentare il punto di partenza di un grande percorso contro la guerra.