[JugoInfo] Allarme a Gorizia per cinque bandiere jugoslave

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ETS – 31/03/2025

 

[slovenščina / hrvatskosrpski / italiano]
 
Allarme a Gorizia per cinque bandiere jugoslave
 
1) Bandiere jugoslave sulle finestre in corso Verdi: la provocazione a Gorizia / Jugoslovanske zastave na oknih v ulici Corso Verdi: provokacija v Gorici
2) Lettera aperta della associazione agorè al Piccolo e ai goriziani / Odprto pismo Agorè časopisu Piccolo in Goričanom
3) Lettera di Vittorio Ducoli a “Il Piccolo”
4) U talijanskoj Goriziji osvanula zastava Jugoslavije: Gradska uprava oštro osudila događaj (Glas Istre)
Vedi anche:
Bandiere jugoslave esposte a Gorizia: giallo risolto ma infuria la polemica (Francesco Fain – Il Piccolo, 30 marzo 2025)
Il chiarimento sulla Stella Rossa affissa in corso Verdi arriva dall’associazione Agorè: «Abbiamo deciso di esporre le bandiere in occasione del finissage della nostra ultima mostra»
Dalla nostra newsletter JUGOINFO, 22 Febbraio 2025: SUCCEDE A GORIZIA
1.1 – PETIZIONE: Stop alla legittimazione del fascismo / Ustavimo legitimizacijo fašizma / Spriječimo legitimizaciju fašizma
1.2 – DEMONSTRACIJE U GORICI (Vladimir Kapuralin 3.2.2025.)
1.3 – LA TARGA DEI DIPENDENTI COMUNALI “DEPORTATI DAGLI JUGOSLAVI” NEL MUNICIPIO DI GORIZIA (Claudia Cernigoi, gennaio 2025)
1.4 – GORIZIA CAPITALE DELLA CULTURA ONORA I CAMERATI DELLA DECIMA MAS (M. Salvi 19.1.2025)
1.5 – GORIZIA CAPITALE DELLA CULTURA CONFERMA LA CITTADINANZA ONORARIA A MUSSOLINI (M. Salvi 16.11.2024)
=== 1 ===
Bandiere jugoslave sulle finestre in corso Verdi: la provocazione a Gorizia
Ignoti gli autori dell’iniziativa che non ha rivendicazioni. L’amministrazione comunale: «Gesto squallido»

Francesco Fain, 29 marzo 2025
Provocazione questa sera, 29 marzo, in corso Verdi a Gorizia, dove accanto ai giardini pubblici sono apparse bandiere jugoslave con la Stella Rossa dalle finestre di un edificio.
Ignoti gli autori dell’iniziativa che non ha rivendicazioni. Parecchi goriziani hanno commentato negativamente quella che suona appunto come una provocazione.
Immediata la replica dell’amministrazione comunale: «Chiunque siano i provocatori si qualificano da sè. È uno squallido gesto di sostegno ad uno dei tre totalitarismi».
— PREVOD:
Jugoslovanske zastave na oknih v ulici Corso Verdi: provokacija v Gorici
Neznani avtorji pobude brez zahtev. Občinska uprava: »Bedno dejanje«

Francesco Fain 29. marec 2025

Provokacija sinoči, 29. marca, v ulici Corso Verdi v Gorici, kjer so se ob mestnem parku na oknih stavbe pojavile jugoslovanske zastave z rdečo zvezdo.
Avtorji pobude so neznani in brez zahtev. Številni Goričani so negativno komentirali to, kar se zdi očitna provokacija.
Občinska uprava se je nemudoma odzvala: »Kdorkoli so ti provokatorji, se opredeljujejo sami s svojimi dejanji. Gre za bedno dejanje podpore enemu od treh totalitarizmov.«
=== 2 ===
Lettera aperta di agorè al Piccolo e ai goriziani

Vorremmo qui replicare all’articoletto di Fain, sperando di riuscire a chiarire cos’è avvenuto, come abbiamo avuto modo di spiegare agli agenti della Digos che sono intervenuti ieri sera per verificare la situazione a seguito di alcune segnalazioni, senza rilevare alcun tipo di irregolarità.

Ieri sera, alle 18, avevamo programmato il finissage dell’ultima mostra di agorè, al quale avevamo invitato personalmente lo stesso Fain.
Gli autori dell’iniziativa non possono quindi essergli ignoti e non ha alcun senso sostenere che “l’iniziativa non ha rivendicazioni”, termine che peraltro un tempo veniva associato ad azioni di ben altro tenore. Il tono usato dal giornalista risulta quindi, a nostro avviso, quello sì, provocatorio e fuorviante.

Come possa sostenere che “Parecchi goriziani abbiano commentato negativamente quella che suona appunto come una provocazione” non è dato sapere. Di certo, il suo articoletto, postato senza alcuna verifica sulla natura dell’iniziativa, ha dato origine a una serie di commenti (349 nel momento in cui scriviamo), peraltro equamente suddivisi tra positivi e negativi.

Il giornalista ha poi evidenziato una sola voce, quella dell’amministrazione comunale, che avrebbe qualificato il gesto come “squallido”, senza preoccuparsi minimamente di confrontarsi con la controparte per comprenderne le ragioni. Tra parentesi, un po’ curiosamente, il sig. Sindaco si è palesato proprio ieri sera nel bar che si trova a 50 metri dalla sede di agorè.

Veniamo quindi ai fatti, che evidentemente sia il giornalista che il Sindaco ignorano.
La sede di agorè, in corso Verdi 95, non si trova in un edificio qualsiasi, ma nella vecchia sede del Municipio

di Gorizia, che qui svolse le sue attività dal 1865 al 1956, quando si trasferì a palazzo Attems. Precedentemente il palazzo aveva ospitato la Scuola Reale superiore per il commercio, che presentava sul retro un’ampia e imponente corte porticata. Di queste arcate ne sopravvivono solo tre, peraltro tamponate, la prima delle quali, a destra sulla facciata postica del palazzo, coincide con l’uscita di agorè verso la corte.
Quando affittammo il negozio di corso Verdi 95, dovemmo eseguire dei lavori di manutenzione che comportarono lo smontaggio di mobili, scaffalature e vetrina.
Fu così che trovammo, ben nascoste sotto la pedana espositiva, due cose: una vecchia scatola da scarpe e un pacchetto, accuratamente confezionato con nylon e carta velina.

La scatola da scarpe conteneva sigarette Drava e varie confezioni di tabacco, realizzate dalla Manifattura Tabacchi di Lubiana, durante l’occupazione italiana.
Nel pacchetto si trovavano invece cinque bandiere jugoslave, cucite a mano, di varie dimensioni. Ci rendemmo subito conto che tali bandiere erano state concepite per essere esposte alle cinque finestre del salone del Consiglio Comunale, al primo piano del palazzo di corso Verdi, la cui facciata è sormontata ancora oggi dallo stemma della città. Le bandiere, molto probabilmente, furono esposte durante l’occupazione della città da parte della Jugoslavia, dal 1° maggio al 12 giugno 1945.
Parlammo di tale scoperta, oltre che con i proprietari, con l’allora direttore del museo della Transalpina, facente parte della rete dei Goriški muzej, il dott. Marko Klavora. Facemmo da tramite e li mettemmo in contatto. Venne così concordato una sorta di comodato, a oggi ancora non perfezionato, secondo il quale le bandiere sarebbero divenute patrimonio della collettività ed esposte al museo.

Ma le bandiere, nel frattempo, sono state conservate da noi, almeno fino a ieri quando, in occasione del finissage della nostra ultima mostra abbiamo deciso di esporle, alla vigilia del loro ottantesimo compleanno.

Lungi da noi un’esaltazione di tale momento storico. Solo una rievocazione filologica, se proprio vogliamo un gesto artistico, tanto che per l’occasione la nostra vetrina ospitava una rassegna di documenti del periodo 1945-1946, fornitici dallo storico Giorgio Coianiz, che ricordano le posizioni delle varie organizzazioni che agirono a Gorizia in tale difficile periodo.
Questa è la storia che abbiamo raccontato a chi è intervenuto ieri sera al finissage della nostra ultima mostra. Tra questi, purtroppo, nessun giornalista.

A margine, un’importante precisazione.
Il nostro vice-presidente, Sergio Pratali Maffei, aveva affittato per due anni la sala del Consiglio Comunale, sperando di poterla recuperare e offrirla così, nuovamente, alla città. E per due anni ha cercato qualcuno che potesse condividere con lui tale auspicio, senza successo. Nel frattempo aveva elaborato un progetto di restauro, regolarmente autorizzato dalla Soprintendenza, e raccolto tutti i preventivi per i diversi interventi, coinvolgendo i migliori artigiani goriziani. L’intento sarebbe stato quello di poterla riaprire in tempo per il 2025. Non avendo ricevuto riscontri ha abbandonato il suo sogno. La proprietà gli aveva comunque lasciato le chiavi del salone, consentendogli di effettuare eccezionalmente delle visite.
Per questo ieri sera si è potuto accedere al salone, all’insaputa della proprietà, per esporre le bandiere, per un’unica volta e per poche ore, dopo ottant’anni dal loro primo utilizzo.
Associazione Agoré, 29.3.2025.
— PREVOD
iz FB strana “AVNOJ Slovenija”, 30.3.2025.

Odprto pismo Agorè časopisu Piccolo in Goričanom
Gorica, 30. marec 2025

Radi bi odgovorili na Fainov članek in upamo, da bomo lahko pojasnili, kaj se je zgodilo, kot smo že razložili agentom Digosa, ki so včeraj zvečer posredovali zaradi nekaterih prijav, ne da bi ugotovili kakršnekoli nepravilnosti.
Včeraj ob 18. uri smo organizirali zaključek zadnje razstave agorè, na katero smo osebno povabili tudi Faina.
Avtorji pobude mu torej ne morejo biti neznani in nima smisla trditi, da “pobuda nima zahtev”, izraz, ki se je nekoč povezoval z dejanji povsem drugačne narave. Ton, ki ga je uporabil novinar, je po našem mnenju prav on provokativen in zavajajoč.
Kako lahko trdi, da je “veliko Goričanov negativno komentiralo to, kar se zdi provokacija”, ni znano. Zagotovo je njegov članek, objavljen brez kakršnegakoli preverjanja narave pobude, sprožil vrsto komentarjev (349 v trenutku našega pisanja), ki so sicer enakomerno razdeljeni med pozitivne in negativne.
Novinar je nato izpostavil samo en glas, glas občinske uprave, ki naj bi dejanje označila za “bedno”, ne da bi se najmanj potrudil razumeti stališče nasprotne strani. Mimogrede, nekoliko nenavadno je, da se je gospod župan pojavil prav včeraj zvečer v baru, oddaljenem komaj 50 metrov od sedeža agorè.
Poglejmo torej dejstva, ki jih očitno tako novinar kot župan ne poznata.
Sedež agorè v ulici Corso Verdi 95 ni v kateri koli stavbi, temveč v nekdanjem sedežu Občine Gorica, ki je tu delovala od leta 1865 do leta 1956, ko se je preselila v palačo Attems.
Pred tem je v palači domovala Višja kraljeva trgovska šola, ki je imela na zadnji strani prostorno in veličastno arkadno dvorišče. Od teh lokov so ostali samo trije, zdaj zazidani, prvi od njih, na desni strani zadnje fasade palače, sovpada z izhodom agorè na dvorišče.
Ko smo najeli trgovino v ulici Corso Verdi 95, smo morali izvesti vzdrževalna dela, ki so vključevala demontažo pohištva, polic in izložbenega okna.
Tako smo odkrili, dobro skrite pod razstavnim podijem, dve stvari: staro škatlo za čevlje in paket, skrbno ovit v najlon in svileni papir.
V škatli za čevlje so bile cigarete Drava in različne embalaže tobaka, izdelane v Tobačni tovarni Ljubljana med italijansko okupacijo.
V paketu pa je bilo pet jugoslovanskih zastav, ročno sešitih, različnih velikosti. Takoj smo se zavedli, da so bile te zastave namenjene razstavljanju na petih oknih dvorane Občinskega sveta v prvem nadstropju palače v ulici Corso Verdi, katere pročelje še danes krasi grb mesta. Zastave so bile najverjetneje izobešene med jugoslovansko zasedbo mesta od 1. maja do 12. junija 1945.
O tem odkritju smo govorili z lastniki in takratnim direktorjem muzeja Transalpina, ki je del mreže Goriški muzej, dr. Markom Klavoro. Bili smo posredniki in jih povezali. Tako je bil dogovorjen nekakšen komodat, ki še ni dokončno urejen, po katerem naj bi zastave postale del skupne dediščine in bile razstavljene v muzeju.
Vendar smo zastave medtem hranili mi, vsaj do včeraj, ko smo se ob zaključku naše zadnje razstave odločili, da jih razstavimo, na predvečer njihove osemdesete obletnice.
Nikakor ne želimo poveličevati tega zgodovinskega trenutka. Gre zgolj za filološko upodobitev, če hočete, umetniško gesto, zato je naša izložba za to priložnost gostila pregled dokumentov iz obdobja 1945-1946, ki nam jih je posredoval zgodovinar Giorgio Coianiz in ki osvetljujejo stališča različnih organizacij, delujočih v Gorici v tem težavnem obdobju.
To je zgodba, ki smo jo povedali vsem, ki so včeraj zvečer prišli na zaključek naše zadnje razstave. Med njimi žal ni bilo nobenega novinarja.
Na koncu še pomembno pojasnilo.
Naš podpredsednik, Sergio Pratali Maffei, je dve leti najemal dvorano Občinskega sveta v upanju, da jo bo lahko obnovil in jo tako ponovno vrnil mestu. Dve leti je iskal nekoga, ki bi z njim delil to upanje, vendar brez uspeha. Medtem je izdelal projekt obnove, ki ga je odobrila Spomeniška uprava, in zbral vse predračune za različne posege, vključujoč najboljše goriške obrtnike. Namen je bil, da bi jo lahko ponovno odprli do leta 2025. Ker ni dobil odziva, se je odpovedal svojim sanjam. Lastnik mu je vseeno pustil ključe dvorane in mu izjemoma dovoljeval izvajanje ogledov.
Zato smo včeraj zvečer lahko vstopili v dvorano, brez vednosti lastnika, da bi razstavili zastave, zgolj enkrat in za nekaj ur, osemdeset let po njihovi prvi uporabi.
=== 3 ===
Lettera di Vittorio Ducoli a “Il Piccolo”
Egregio Direttore,

Intervengo a proposito dell’esposizione delle bandiere jugoslave ieri a Gorizia, nell’edificio che fu del Comune. Nel breve articolo che il suo giornale gli ha dedicato, l’evento viene etichettato come una provocazione, e l’Amministrazione comunale, dopo aver dichiarato che “i provocatori si qualificano da sé” parla di “squallido gesto di sostegno ad uno dei tre totalitarismi” (sic).

Al riguardo ritengo giusto sottolineare come questa sia la stessa Amministrazione che ha bocciato la proposta di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini sostenendo che “la Storia non si cancella”. Trovo quindi quantomeno contraddittorie le dichiarazioni di ieri: se la Storia non si cancella, allora non si cancella TUTTA: a rigore l’Amministrazione avrebbe dovuto ringraziare gli organizzatori per aver tenuto vivo il ricordo di un pezzo di Storia cittadina, proprio come hanno fatto loro ribadendo l’onorabilità del cittadino goriziano Mussolini.

Quanto ai “tre totalitarismi” mi permetto sommessamente di ricordare che quelle bandiere furono issate sul municipio perché i partigiani avevano vinto, e perché un popolo, guidato da un esercito di liberazione, aveva sconfitto due di tali totalitarismi, e precisamente quelli che avevano invaso, oltre al loro paese, l’intera Europa, scatenando la più immane carneficina della Storia. La Jugoslavia, come insegna la Storia vera, nel 1941 fu invasa da tedeschi e italiani, che nei quattro anni di occupazione commisero atrocità indicibili, aiutati dai fascisti locali. L’Italia creò la provincia di Lubiana, governata manu militari dal Gen. Roatta, e sia nell’attuale Slovenia sia nella nostra regione sorsero campi di concentramento dove morirono di stenti e malattie migliaia di jugoslavi. Al termine della guerra, la Jugoslavia era il paese europeo che aveva subito le maggiori distruzioni e – caso unico – si liberò senza l’intervento degli alleati. Nel dopoguerra, poi, la Jugoslavia fu tra i fondatori del movimento dei Paesi non Allineati, che cercò, anche se purtroppo invano, di far uscire il mondo dalla logica dei blocchi contrapposti e di porre le basi per una distensione duratura, oltre che aiutare i paesi in via di sviluppo. Anche solamente per il suo ruolo internazionale la storia della Jugoslavia non può essere ridotta alla squallida (questa sì) propaganda degli “opposti totalitarismi”.

Questa è la storia di quelle bandiere e del loro significato, ma forse è proprio questo pezzo di Storia del’ 900 che dà fastidio all’attuale Amministrazione cittadina: loro preferiscono i due decenni precedenti, quando l’uomo della provvidenza divenne nostro cittadino onorario.

Vittorio Ducoli
Gorizia
=== 4 ===
PROVOKACIJA?

U talijanskoj Goriziji osvanula zastava Jugoslavije: Gradska uprava oštro osudila događaj
31.03.2025
U subotu navečer, 29. ožujka, na prozorima zgrade u Corso Verdiju, u središtu Gorizije, pojavile su se jugoslavenske zastave s crvenom zvijezdom. Zastave su bile obješene poput barjaka na prozorima prvog kata zgrade smještene uz gradski park. Autori inicijative u početku su bili nepoznati, a sam čin izazvao je brojne negativne reakcije građana i brzu osudu gradskih vlasti, piše Radio Capodistria, a prenosi Index.hr.

Gradska uprava oštro je osudila događaj, nazvavši ga “bijednom gestom” i optuživši nepoznate počinitelje za veličanje jednog od povijesnih totalitarizama. “Tko god da su provokatori, sami su se razotkrili”, poručili su iz Grada.

Iako se u početku nije znalo tko stoji iza akcije, 24 sata kasnije otkriveno je da je riječ o inicijativi udruge za promicanje društvenih aktivnosti “Agorè”, koja djeluje upravo u toj zgradi i organizira izložbe i događanja.

“Odlučili smo izložiti zastave povodom zatvaranja naše posljednje izložbe”, rekli su za dnevni list Il Piccolo. “Daleko od toga da slavimo to povijesno razdoblje – riječ je o filološkoj rekonstrukciji, ako baš hoćete, umjetničkom činu”, dodali su.

Njihovo objašnjenje nije bilo dovoljno da zaustavi val polemika, osobito u kontekstu osjetljive političke klime u Goriziji, gradu koji se posljednjih mjeseci našao u fokusu medija ne samo zbog titule Europske prijestolnice kulture (GO!2025), već i zbog niza kontroverzi. Među njima su i odbijanje ukidanja počasnog građanstva Mussoliniju, rasprave o natpisu “Tito” na brdu Sabotino te proslave vezane uz fašističku postrojbu X MAS.

U tom kontekstu, mnogi su izložbu zastava doživjeli kao naivnu ili čak neiskrenu provokaciju.

“Možda bi se moglo reći da su korisni idioti, ali ne, to su jednostavno idioti”, napisala je Liga Nazionale iz Gorizije na društvenim mrežama.

Još oštriji bio je Massimiliano Lacota, predsjednik Unije Istrijana, koji je optužio gradonačelnika Rodolfa Ziberna, već ranije kritiziranog zbog X MAS ceremonije i odnosa prema Mussolinijevu počasnom građanstvu.

“Ne treba se čuditi. Ako veličate Milojku i opravdavate slavenske partizane, normalno je da se pojave jugoslavenske zastave. Moralni krivac za sve to je gradonačelnik Ziberna, nitko drugi. Upravo je taj stav ono što je doista bijedno”, poručio je Lacota.



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