Forum Italiano dei Comunisti – 02/04/2025
Man mano che si avvicina la scadenza del 5 aprile, data della manifestazione contro il riarmo indetta da Giuseppe Conte, si va delineando lo schieramento delle forze in campo, il loro ruolo e la loro effettiva funzione.
Quando ci siamo posti il problema del 5 aprile siamo partiti da una considerazione molto semplice: come contrastare chi, a livello di governo, ma anche di opposizione, spinge al riarmo e alla guerra e come si possono effettivamente combattere queste forze. Da qui scaturiva la conclusione che uno schieramento molto vasto che vedesse Conte come referente più credibile era l’obiettivo di tutti quelli che la guerra vogliono combattere. Chi può essere contro questo richiamo all’unità e alla mobilitazione? Quali alternative ci sono che siano più efficaci e incisive?
Un dibattito serio e sereno avrebbe dovuto esserci, ma non c’è stato e nella mischia sta spuntando invece la coda del diavolo che spiega ciò che sta accadendo. Sapevamo che il primo ostacolo, dopo la chiamata alle armi del 15 marzo, era la logica del ‘botta e risposta’ tipica di coloro che agiscono senza un obiettivo politico e vanno avanti con logiche di gruppo. Puntualmente questo rischio si è ripresentato. Quando la sinistra liberal-imperialista ha convocato la manifestazione di piazza del Popolo a Roma il 15 marzo, è scattata la risposta del qui e subito. Gli effetti di quella scelta si sono dissolti in poche ore, mentre Conte riusciva a mantenere l’attenzione politica sulla scadenza del 5 aprile e in appoggio ad essa si andavano pronunciando molti settori della sinistra. Il rischio per chi ha scelto la guerra e il riarmo cominciava, a quel punto, ad essere evidente. Non si trattava più di fronteggiare qualche manifestazione di piazza dei soliti noti, ma la crescita di un fronte politico e parlamentare che poteva assumere forza e rappresentanza. Bisognava dunque correre ai ripari. A destra c’è stata l’operazione di Calenda che a nome dei liberal-imperialisti ha assunto il ruolo di testa di ariete per attaccare frontalmente il Movimento 5 Stelle e saldare la componente più schierata in senso oltranzista del PD, dall’altra si è dato il via ad un lavorio che frenasse il consenso a Conte a sinistra e a questo ha pensato principalmente Landini, il segretario della CGIL.
Ma il rischio Conte, nonostante tutto, è rimasto intatto. Insieme anche alla possibilità che la saldatura della sua posizione con un più vasto movimento contro la guerra possa determinare un nuovo clima in Italia e aprire nuove e più pesanti contraddizioni negli schieramenti politici favorevoli alla guerra.
In vista di questa prospettiva qualcuno sta certamente studiando con attenzione i possibili ‘effetti Conte’ e a questo alludiamo quando diciamo che nel contesto della mischia si intravede la coda del diavolo. A questo proposito, una cosa ci incuriosisce, ed è il motivo per cui qualcuno insiste, con rimarchevole impiego di risorse, a delegittimare proprio la scadenza del 5 aprile creando specchietti per le allodole alternativi a Conte. Pensar male, come ben si sa, è peccato, ma l’idiozia politica ha un limite e rispetto al 5 aprile in certi ambienti che si definiscono di sinistra è stato ampiamente superato.
Questo ci spinge dunque a ripuntualizzare la situazione e riaffermare i nostri obiettivi. Da una parte l’importanza che attorno alla posizione di Giuseppe Conte si crei un forte e unitario schieramento contro il riarmo, la guerra e le sirene dei liberal-imperialisti, dall’altra combattere chi, a sinistra, è abituato a vedere il proprio ombelico e non la realtà.