Newsletter n.15 dell’11 aprile 2025
È uscito Resistenza n. 4/2025
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Editoriale
Antifascismo e lotta di classe ai tempi della fase terminale e catastrofica della crisi
Sono passati quasi vent’anni da quando, nel 2008, è iniziata la fase terminale e catastrofica della crisi generale del capitalismo.
Se vent’anni sembrano molti – e in effetti lo sono rispetto alla vita di un singolo individuo – in realtà sono pochi rispetto ai tempi richiesti dai grandi cambiamenti storici.
Possiamo decidere se soffermarci sul fatto che in vent’anni le cose sono solo peggiorate oppure su quanto e come gli ultimi vent’anni abbiano creato le condizioni del cambiamento epocale che abbiamo di fronte.
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Cresce la confusione. La situazione è eccellente
Nel nostro paese c’è una folta schiera di intellettuali, di sinceri democratici e di organizzazioni politiche e sindacali che producono un pregevole lavoro di denuncia degli effetti della crisi. Questo è molto positivo: la gravità della situazione è entrata a far parte del senso comune corrente.
Tuttavia, c’è un risvolto negativo: senza uno straccio di soluzione e senza una linea per praticarla, la sovrabbondanza di denuncia finisce per alimentare rassegnazione e disfattismo.
Senza un piano d’azione per far fronte positivamente alla situazione e una linea per attuarlo, le masse popolari sono alla mercé della classe dominante e non possono che subirne l’iniziativa. In questa condizione non è possibile parare efficacemente i colpi, figuriamoci contrattaccare!
Il regime di controrivoluzione preventiva
Non è democrazia borghese e non è moderno fascismo. Cosa distingue il regime di controrivoluzione preventiva dalla democrazia borghese e dal fascismo?
Il futuro dell’Italia non dipende dalla Ue
L’introduzione dei dazi per le merci europee verso gli Usa, con cui Trump pretende di “pareggiare il conto” rispetto ai dazi già in vigore sulle merci Usa per il mercato della Ue, rinfocola la propaganda europeista a reti unificate. Il la lo ha dato Ursula von der Leyen in persona, che ha già annunciato un contropiano “di rappresaglia”.
Nel momento in cui scriviamo, quali siano le forme e il contenuto di questa rappresaglia non è dato a sapere, ma non è questo il punto. Il punto è che a reti unificate viene descritta una situazione inaspettata (figuriamoci!) e catastrofica nei confronti della quale non c’è altro da fare che sperare.
Sperare che i dazi di Trump non penalizzino troppo le aziende italiane e sperare in una rinnovata spinta all’unità dei gruppi imperialisti europei per tenere testa agli Usa.
Clima da fine impero. Il punto sulla situazione politica
Il governo Meloni è assillato da cinque questioni di cui non riesce a venire a capo.
Avere o non avere un proprio piano d’azione fa una sostanziale differenza.
Chi ha un piano d’azione lavora per attuarlo e, attuandolo, costruisce la prospettiva su cui far avanzare la sua linea.
Chi non ha un piano lavora principalmente sul contro (e il per è una prospettiva lontana e aleatoria) e la sua azione è spesso inficiata dall’assillo di doversi distinguere da tutti gli altri che lavorano anche loro sul contro per non perdere posizioni, influenza ed egemonia (sic!).
Prendiamo come spunto la manifestazione del 5 aprile a Roma indetta dal M5s contro le spese militari, il riarmo e l’economia di guerra. Mentre scriviamo, la manifestazione non si è ancora svolta, ma ha sollevato una serie di “polemiche” che, se da una parte fanno emergere chiaramente gli avvitamenti in cui è invischiato “chi non ha un piano”, dall’altra permettono di trattare alcune questioni politiche particolarmente importanti in questa fase.
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Leggi anche l’articolo dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa:
Le masse popolari non vogliono la guerra! Dalla piazza dei 100mila del 5 aprile
La particolarità di questa piazza, però, non sta solo nei numeri. Sta innanzitutto nella dimostrazione che quando un centro abbastanza autorevole per le masse popolari, in questo caso il M5S, riesce a tradurre in termini di mobilitazione le aspirazioni, i sentimenti e le rivendicazioni diffuse delle masse popolari, allora la partecipazione delle masse popolari supera di gran lunga le previsioni, le aspettative e anche le intenzioni degli stessi promotori.
La piazza del 5 aprile non è stata, infatti, principalmente la piazza che doveva portare acqua al mulino delle vere o presunte “manovre del M5S e di Conte” ma una mobilitazione che a Conte e al M5S pone adesso una contraddizione in più: proseguire nell’abbraccio mortale al Pd oppure dare seguito e prospettiva alla piazza del 5 aprile e alle parole d’ordine giuste che l’hanno animata?
Vento di riscossa. Dalle piazze dei metalmeccanici del 28 marzo
Il 28 marzo abbiamo partecipato alle manifestazioni che i sindacati dei metalmeccanici, Fiom, Uilm e Fim hanno organizzato in occasione dello sciopero per il rinnovo del contratto collettivo nazionale.
La Fiom ha comunicato un’adesione con picchi del 90%, ma parlando con gli operai abbiamo raccolto valutazioni contraddittorie: tenendo come riferimento la propria zona qualcuno confermava quelle stime, mentre altri le ridimensionavano sensibilmente. Ma, più che i numeri, riteniamo molto importanti i contenuti e le idee che abbiamo raccolto in quelle piazze.
La mobilitazione dei metalmeccanici è un motore acceso, in questa fase la benzina che lo muove è la lotta per il rinnovo del contratto, ma nella parte più cosciente e avanzata esiste la consapevolezza del ruolo che la classe operaia può e deve avere nella più generale lotta politica in corso nel paese.
D’istruzione pubblica. Intervista ai registi Federico Greco e Mirko Melchiorre
Federico Greco e Mirko Melchiorre stanno lavorando a D’istruzione pubblica, il terzo capitolo della “trilogia sul neoliberismo” iniziata nel 2017 con Piigs e proseguita nel 2022 con C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando.
Piigs e, soprattutto, C’era una volta in Italia sono diventati per centinaia di comitati e organismi popolari, organizzazioni sindacali e circoli uno strumento politico di aggregazione, discussione e organizzazione.
Partendo proprio da questo aspetto è nata l’idea dell’intervista che, come vedrete leggendo, è “incompiuta”, nel senso che non si conclude con risposte assertive, ma con un ragionamento aperto su cui tornare sopra e da sviluppare. Anche per questa disponibilità a ragionare collettivamente ringraziamo Federico e Mirko.
Edizioni Rapporti Sociali – Nuova pubblicazione
Estratti dalla Presentazione. Un libro giusto nel momento giusto. Per i comunisti così come per quei lavoratori avanzati e quei sinceri democratici decisi a farla finita con il vortice di guerra, miseria e devastazione dell’ambiente in cui siamo immersi. E per vari motivi: qui ne indico solo alcuni.
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Agenzia Stampa Staffetta Rossa
Pacchetto sicurezza. Ribellarsi ovunque all’armata BrancaMeloni!
Le mobilitazioni dell’ultimo anno confermano che il boicottaggio e la sistematica violazione delle leggi antipopolari e securitarie sono la principale arma per fare carta straccia dei provvedimenti antipopolari e reazionari del governo, la lotta contro le misure repressive è un rivolo della più ampia lotta contro il governo Meloni e il suo programma di guerra, lacrime e sangue. E tanto più il governo Meloni con le sue misure antipopolari seminerà vento, tanto più sarà travolto dal vento della riscossa popolare.
Il governo Meloni pagherà cara e amara la forzatura sul ddl 1660 se le organizzazioni delle masse popolari, i loro sindacati, partiti e coordinamenti sapranno rendere anche questa misura carta straccia. Se sapranno difendere i diritti democratici praticandoli e quindi violando ogni divieto anticostituzionale.
Una politica coi “controdazi”. Orientarsi contro la disinformazione di regime
In questi giorni è in corso quella che il circo mediatico della borghesia ha definito la “guerra dei dazi”. Gli Usa hanno imposto al mondo la politica dei dazi reciproci, ovvero hanno imposto tariffe uguali a quelle che vari stati imponevano loro negli scambi commerciali. Questo ha scombussolato il mercato delle speculazioni di borsa e innescato una serie di risposte di vari governi e paesi. Tra questi la risposta della RPC che ha annunciato dazi del 84% verso gli Usa, i quali li hanno alzati addirittura al 104%.
Democrazia eversiva. Marine Le Pen e un esempio dalla Francia
La mandata di elezioni eterodirette e di colpi di stato che sta andando in scena nei paesi europei prosegue a grandi falcate. Con la condanna a 5 anni di ineleggibilità Marine Le Pen è stata messa fuori dalla corsa per le prossime elezioni in Francia. La Le Pen è condannata per appropriazione indebita di fondi europei, vale a dire per aver svolto (lei e altri membri del partito) mansioni nazionali con lo stipendio destinato a mansioni europee. Al di là del merito della vicenda – e del fatto che la Le Pen è una reazionaria e nazionalista che ha ben poco a che fare con gli interessi della classe operaia e delle masse popolari – il dato importante è la celerità con cui viene applicata la pena di ineleggibilità, senza attendere il giudizio d’Appello. In questo modo la Le Pen – data per favorita – sarà esclusa dalle presidenziali del 2027. Per altro anche France Insoumise, il partito di Melenchon, è sotto inchiesta per la stessa motivazione e nel prossimo periodo potrebbe incappare nella stessa sorte. Ciò dopo il golpe post elezioni con cui Macron ha impedito a France Insoumis di andare al governo.
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Maglia per l’80° anniversario della vittoria della Resistenza
1945 – insorgemmo per la Liberazione / 2025 – insorgiamo per la rivoluzione
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454
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