Forum Italiano dei Comunisti

“Lo spirito di rivincita non paga” – il comportamento della sinistra ‘rivoluzionaria’ il 5 Aprile

Forum Italiano dei Comunisti – 15/04/2025

 

Le solite volpi della sinistra ‘rivoluzionaria’ si sono riunite per fare stragi di galline, cioè rifarsi dello scacco del 5 aprile quando, astutamente, avevano eretto un palco a poche decine di metri dal luogo in cui Conte parlava a 100.000 persone. In questo raduno di volpi si è deciso infatti di fare una nuova manifestazione ‘nazionale’ contro la guerra.

Il fatto che si scenda in piazza contro la guerra è sempre cosa buona, ma in questo caso siamo in presenza di qualcosa di diverso. Infatti ciò che effettivamente anima gli organizzatori della nuova manifestazione non è lo spirito di chi, analizzando tutti i dati della situazione, decide di dare il suo contributo, in modo onesto e obiettivo, facendo avanzare tutto il fronte contro la guerra. No, ci troviamo invece ancora una volta nella stessa logica del 15 marzo quando si è voluto scendere in piazza in modo ‘antagonistico’ finendo ovviamente nell’indifferenza. Ora, dopo la sconfitta del 5 aprile, costoro rilanciano proponendo una manifestazione nazionale che non andrà oltre il già visto in occasioni come questa. E cioè un ‘movimento’ in piazza che cerca di dimostrare che esiste ed è capace di allontanare lo spettro di Conte. Quindi la pace è solo una copertura rispetto al vero obiettivo che è appunto Giuseppe Conte e cercare di oscurane il ruolo.

Domandiamoci: perchè fare un’operazione del genere verso un esponente politico che si è dichiarato contro il riarmo e contro la prosecuzione della guerra in Ucraina e su questo ha portato in piazza circa 100.000 persone? A chi giova veramente questa operazione?

Per andare al sodo, se le cose stanno in questo modo, è ora di affrontare due questioni dirimenti sull’analisi di un aspetto importante della politica italiana. Una riguarda il giudizio sul ‘movimento’ e il suo ruolo effettivo e l’altra è capire se ci troviamo di fronte a una svolta politica che ci obbliga a modificare parametri ormai superati nel modo di affrontare lo scontro.

La prima questione: fare i conti con il carattere di questo ‘movimento’. E’ ormai chiaro che ci troviamo di fronte allo zoccolo duro di un radicalismo che si avvita su se stesso e ripropone, senza fare passi in avanti, un unico modo di affrontare la situazione: scendere in piazza in ogni occasione rovesciando completamente il rapporto rispetto alle questioni reali. Quello che conta non è la capacità di esprimere un momento di lotta autentico, che si confronta col tessuto reale per incidere sugli orientamenti di massa. Ci troviamo di fronte, al contrario, a un’area ghettizzata che usa le motivazioni del suo agire per dare risalto a una soggettività di gruppi che non avendo una strategia politica vivono e si alimentano in questo modo.

La domanda è dunque questa: è arrivato o no il momento di fare i conti politicamente con questa realtà che nel senso comune appare solo come una radicalizzazione ideologica rispetto alle contraddizioni che la società effettivamente esprime? Esiste un altro modo per dare corpo alle lotte politiche e sociali che non sia di pura ghettizzazione?

Nel dare una risposta non si tratta di fare contrapposizioni tra chi è più a destra e chi più a sinistra, si tratta invece di andare all’analisi dei risultati di certi comportamenti. Questi ci dicono che il modo di fare che l’antagonismo esprime è un modo avanguardistico di gestire la conflittualità politica e sociale, passando sopra ai rapporti di forza reali invece di capire come si esprimono le contraddizioni in profondità e da lì partire per definire una strategia.

Se prendiamo come riferimento i tentativi elettorali degli ‘avanguardisti’, dobbiamo constatare, con gli ultimi dati, che siamo più o meno allo 0,9%. Significherà pure qualcosa o no? Che cosa rappresentano quindi effettivamente questi gruppi nel corpo della sociatà italiana? Soprattutto quale ruolo giocano? Cerchiamo di capire la questione in termini oggettivi e al di fuori di romanticismi ideologici.

Questo apre la strada anche alla discussione su come cambiare rotta.

 

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