La vittoria del Sì al referendum e la sconfitta della destra alle regionali

Il 70% dei voti al SÍ, con una partecipazione di votanti che è andata oltre il 50% e il fatto che in Toscana, in Campania e in Puglia le liste della destra sono state sconfitte apre indubbiamente scenari diversi da quelli catastrofici descritti dai media di regime e da un nugolo di ‘personalità’ che si sono mobilitate per far prevalere il NO nonostante l’approvazione quasi unanime in parlamento della legge sulla riduzione del numero di deputati e senatori.

E’ vergognoso che in questa gazzarra si sia mischiata tra gli altri un’associazione come l’ANPI che da molti anni era sembrata un possibile punto di coagulo di una sinistra democratica non omologata.

Ora però che la manovra di usare il referendum come clava contro il governo Conte e mantenere il potere delle camarille è stata sventata, per cogliere appieno i frutti dei risultati delle urne bisogna delineare i nuovi necessari passaggi della battaglia tra liberisti e conservatori di destra e le forze antiliberiste.

Uno dei terreni su cui si svolgerà il confronto è quello del sistema elettorale, che deve diventare proporzionale e con l’indicazione delle preferenze per evitare sia elezioni manipolate coi sistemi maggioritari, sia le nomine a tavolino di chi sarà eletto.

Oltre a questo però il risultato elettorale deve essere l’occasione per chiarire i termini di una strategia politica sulla quale bisognerà muoversi nel prossimo futuro. Questa strategia deve tenere conto di come si è configurato oggi lo scontro politico in Italia dopo la formazione del governo Conte. Da una parte abbiamo una destra a guida Lega-FdI e le forze liberiste organizzate nella Confindustria e nei centri del potere mediatico, dall’altra un governo riformista dentro cui i Cinque Stelle svolgono un ruolo positivo importante.

In questo contesto per fare avanzare un programma antiliberista legato alle esigenze popolari bisogna saper individuare il nemico principale. Mettere sullo stesso piano la destra e il governo Conte è un errore che non possiamo permetterci, così come lo è stato il travisamento della realtà con cui gruppi che si dichiarano alternativi e di sinistra, dimostrando grande immaturità politica, hanno scambiato la riduzione dei parlamentari per un attacco alla democrazia. Contro queste posizioni è ormai arrivato il momento di condurre una battaglia politica a fondo che è una delle condizioni per far crescere nella nuova situazione un movimento politico popolare e di classe che contribuisca, da una posizione di autonomia, alla lotta contro la destra e la logica liberista e imponga l’attuazione della Carta costituzionale, che è la base per la costruzione di una società non basata sul profitto e può rappresentare un passaggio per ulteriori cambiamenti dell’assetto sociale.

Come abbiamo detto alla vigilia del referendum, non vogliamo condurre una guerra di religione, ma non possiamo permettere che una ‘sinistra per Salvini’, come è stata efficacemente chiamata, continui a seminare confusione nelle nostre file. Tutte le energie della sinistra devono oggi essere utilizzate per rafforzare la linea antiliberista operando affinchè l’economia italiana esca dalla crisi con un indirizzo sociale preciso a favore dei ceti popolari e lavorando con più determinazione e chiarezza sugli obiettivi che sono da tempo alla base della nostra prospettiva politica.

Nei prossimi mesi si tratterà di verificare gli indirizzi del governo Conte sulle questioni di politica economica e internazionale, che non sono affatto scontati dato che i liberisti, che agiscono come una quinta colonna anche all’interno della maggioranza e del governo, cercano continuamente di rialzare la testa sfruttando le deficienze e le difficoltà che, in una situazione come l’attuale, necessariamente si manifestano.

Non c’è niente di scontato dunque nell’evoluzione della situazione, ma certo è che l’esito del voto ha consolidato la nostra prospettiva e ci rende più ottimisti sul futuro.

Fronte Politico Costituzionale
21 settembre 2020

http://aginform.org/

 

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