Divieto di importare petrolio russo, il poderoso autogol multiplo dell’UE

Divieto di importare petrolio russo, l’Unione Europea prepara un autogol poderoso e multiplo. Un autogol poderoso, perché l’UE è povera di risorse naturali e finora la Russia ha fornito i due terzi del petrolio importato. Non è certo nell’interesse dei cittadini europei farne a meno in nome dell’ultra atlantismo e delle pressioni USA.

Fra l’altro l’OPEC, l’associazione dei maggiori Paesi produttori di petrolio, ha risposto con un sostanziale ciaone alle sollecitazioni occidentali per incrementare la produzione. Sarebbe stata l’unica strada per consentire all’UE di sostituire almeno una parte del petrolio russo. Si è rilevala impercorribile.

Ma l’autogol dell’UE è anche multiplo. Il primo aspetto che ne moltiplica l’effetto: dato che non è possibile rinunciare al petrolio russo da un giorno all’altro, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen propone di farlo lentamente, nel giro di sei mesi. Propone inoltre di eliminare ancor più lentamente le importazioni di prodotti petroliferi russi raffinati: ci sarà tempo fino alla fine dell’anno.

Ma se l’intenzione è fare del male alla Russia colpendo le sue esportazioni, in sei mesi e poi entro la fine dell’anno la Russia ha tutto il tempo per trovare altri acquirenti. I clienti sono come il Papa: morto uno, ce n’è subito un altro. L’India sta trattando un mega contratto di importazione. Raffinerie cinesi già acquistano petrolio russo: ma sottobanco, casomai gli Stati Uniti si arrabbiassero per lo sgarbo e sanzionassero anche la Cina.

Dunque la Russia non si farà poi tanto male. Ma non solo. Un aspetto che moltiplica l’effetto autogol dell’embargo UE è dato dall’atteggiamento di Ungheria e Slovacchia, particolarmente dipendenti alle importazioni russe. L’Ungheria aveva addirittura minacciato un veto per impedire all’intera UE di proibire il petrolio russo.

Per conservare una facciata di unità europea, von der Leyen ha offerto ai due Paesi ancor più tempo – fine 2023 – per fare a meno del petrolio russo. L’Ungheria non è soddisfatta. Dice che nelle proposte di von der Leyen non esistono piani e prospettive che garantiscano la sicurezza energetica. La Slovacchia vuole ancor più tempo: tre anni.

Visto che senza petrolio russo Ungheria e Slovacchia sono davvero nei guai, non è scongiurata l’ipotesi che esse pongano il veto allo stop al petrolio russo, o che lo faccia almeno una delle due. E per l’UE sarebbe uno smacco davvero grave.

Infine, ci sono le contromosse russe: l’ultimo fatto che può moltiplicare l’effetto autogol del divieto UE di importazione del petrolio. In risposta alle sanzioni occidentali, la Russia medita di bloccare le esportazioni verso l’Occidente.

Non è ancora chiaro quali Paesi verrebbero colpiti, e nemmeno quali esportazioni verrebbero bloccate. Si saprà, pare, fra una decina di giorni. Metti che la Russia blocchi le esportazioni di petrolio all’UE. Subito,  da un giorno all’altro: senza la gradualità della proposta di von der Leyen. E che blocchi subito anche il carbone (l’UE importa dalla Russia i tre quarti del carbone) e per buona misura il gas, visto che l’UE non vuole effettuare il richiesto pagamento in rubli.

Ecco, metti che accada qualcosa del genere, anche se magari non tutte queste cose insieme. Altro che sanzioni UE alla Russia. Il poderoso autogol multiplo dell’UE assumerebbe proporzioni galattiche.

GIULIA BURGAZZI

04/05/2022

Divieto di importare petrolio russo, il poderoso autogol multiplo dell’UE – Visione TV

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