Alessandro Di Battista – 20/02/2025
https://alessandrodibattista.substack.com/p/la-triste-parabola-di-un-fantoccio
Per tre anni Zelensky è stato descritto come un paladino delle libertà, un eroe, un misto tra Gandhi, Giulio Cesare, Alessandro Magno e Churchill. Hanno voluto farci credere che fosse indipendente, autonomo politicamente, che stesse davvero combattendo per i nostri valori, per i valori dell’Occidente (come no, quei valori che permettono il genocidio dei palestinesi), per la nostra stessa libertà.
Un combattente che si è immolato per la difesa non dell’Ucraina, ma dell’Europa intera.
Ovviamente erano balle. Tuttavia, le balle, per essere credute, hanno bisogno di innumerevoli spinte e spintarelle. Da qui la quotidiana e nauseante narrazione politica e mediatica.
Zelensky, il Leonida I di Sparta dei tempi moderni, per anni è stato ospite d’onore alle principali manifestazioni canore, cinematografiche e televisive del mondo. Dai Golden Globe (dove venne presentato da Sean Penn e dove disse “spero che tutti voi sarete con noi nel giorno della nostra vittoria”) al Festival di Cannes (dove chiese al cinema “di non restare muto”), alla cerimonia di consegna dei Grammy (dove chiese ai cantanti “di riempire il silenzio della guerra con la musica”), all’Eurovision 2022 (dove chiese di votare per Kalush Orchestra, gruppo hip-hop ucraino che, stranamente e contro tutti i pronostici, alla fine vinse davvero), al Festival del Cinema di Venezia, dove se ne uscì dicendo: «Viviamo in un horror, non di 120 minuti ma di 189 giorni».
Zelensky, in un certo senso, partecipò anche al Festival di Sanremo, non personalmente (grazie a Dio) ma inviando una letterina che Amedeo Umberto Sebastiani, in arte Amadeus, lesse a tarda notte, forse preoccupato di un possibile calo di ascolti. Evidentemente la stella Zelensky stava già cadendo.
Rammento che Zelensky venne addirittura scelto dal Time come persona dell’anno nel 2022. Oggi da protagonista è diventato una comparsa, non dico che ha i giorni contati, ma poco ci manca.
Per anni le sue dichiarazioni (o meglio, il suo copione) hanno occupato le prime pagine dei giornali o i primi titoli dei tg. Oggi è triste osservare la sua misera parabola. Non è mai stato un uomo indipendente, non è mai stato autonomo, di fatto non è mai stato il Presidente dell’Ucraina. Hanno deciso altri al posto suo.
Come quando, lui che voleva arrivare a un accordo con Mosca poche settimane dopo l’inizio dell’invasione russa, accettò l’offerta che non si può rifiutare fattagli da Biden e Johnson. “Vai avanti, Volodymyr, fino alla vittoria!”. Hasta la victoria, Zelensky, siempre!
Si è piegato agli ordini altrui, sacrificando il suo paese, il suo popolo per un po’ di gloria mediatica (non politica), che sarà passeggera come la sua parentesi nella Storia.
Adesso leggere gli insulti da parte di Trump fa ridere, se non ci fossero i morti da piangere. Zelensky è stato un prodotto, un fantoccio della Casa Bianca, e quella stessa Casa Bianca che l’ha creato oggi lo distrugge.
Gli USA di Biden gli hanno perdonato tutto in cambio del lavoro sporco. Gli hanno perdonato la corruzione del suo governo (e i denari dei contribuenti statunitensi finiti chissà dove), l’aver sostenuto politicamente attacchi terroristici a danno di civili russi, l’essersi circondato di neonazisti, l’aver fatto approvare una legge che proibisce al Paese di trattare con la Russia fino a che al Cremlino ci sarà Putin, l’aver zittito voci di dissidenti politici o mediatici, nonché l’aver lasciato morire in carcere il blogger Gonzalo Lira, un cittadino, tra l’altro, con passaporto americano.
“L’utile idiota” della Nato andava protetto. Oggi per la Casa Bianca non è più utile, e forse non lo è più neppure la Nato. Per questo non escludo attacchi sempre più duri fino a quando non tornerà a lottare per delle parti nelle serie tv ucraine e non certo nel mondo dei potenti. Per questo non escludo che, proprio per la morte di Gonzalo Lira, blogger lasciato morire per le sue idee (bella la storia di Kiev paladina delle libertà), gli verrà fatto pagare un prezzo. Staremo a vedere.
Che sarebbe finita male per lui e per l’Ucraina io lo sostengo da anni. Lo sostenevo anche quando in Italia destra e sinistra (Meloni e PD) lo consideravano un semidio.
Oggi la Meloni tace, non sa cosa dire. Ha scommesso sulla vittoria ucraina e su Zelensky perché quello era l’ordine di Biden. Ha scommesso e ha perso, come Biden del resto.
Oggi vorrebbe applaudire Trump ogni qual volta sbeffeggia Zelensky e magari lo stesso Lavrov quando lo ridicolizza sostenendo che avrebbe bisogno di bacchettate sulle mani, come gli scolaretti. Ma non può farlo. Perché si sputtanerebbe totalmente. L’umiliazione è cocente per Zelensky, ma ripeto, lo è ancor di più per quella schiera di politici europei che per anni ha fatto a gara per assicurarsi una photo opportunity con Zelensky, il nulla, con il maglioncino militare intorno.
Se poi Meloni, Rutte, von der Leyen & co. avessero davvero un briciolo di dignità, dovrebbero dare del collaborazionista del Cremlino, del pacifinto, del putiniano di New York a Donald J. Trump, il quale ha bollato Zelensky come comico di serie B, responsabile principale della guerra in Ucraina.
Attendiamo le prese di posizione antiamericane, i pacchetti di sanzioni contro Washington che vuole chiudere la guerra. Attendiamo, attendiamo. Anche se probabilmente quello che arriverà, dopo qualche timidissima protesta e vile silenzio, sarà l’ennesima genuflessione.
Mi auguro che i futuri Zelensky (perché ce ne saranno) abbiano imparato la lezione. Gli USA ti sfruttano e poi ti gettano via, come i piatti di plastica. L’hanno fatto a Saigon, l’hanno fatto a Kabul e ora lo fanno a Kiev.
Fanno i loro interessi, del resto. Come sempre. Sono i servi europei a non farlo. I servi europei i più miserabili del pianeta.
