Forum Italiano dei Comunisti – 13/03/2025
Con le decisioni prese dall’Europarlamento e l’appello del fronte della guerra a scendere in piazza il 15 marzo, tutti noi abbiamo di fronte il problema di come rispondere.
Per i comunisti, la prima cosa da fare è analizzare correttamente gli avvenimenti, individuare le forze in campo e capire come rispondere.
I primi della classe, i soliti sbandieratori di sigle si sono precipitati a trovare in quattro e quattr’otto l’alternativa: scendiamo in piazza anche noi il 15 marzo.
La domanda è: e poi? A questa domanda, ovviamente non c’è risposta. Al contrario siamo inondati, a sinistra, da chattisti e commentatori che per sfogare la loro impotenza politica scrivono fiumi di parole per descrivere gli scenari di guerra. Tutto questo aumenta il caos e la confusione e certamente non aiuta.
Esaminiamo la prima questione. Come rispondere alla chiamata alle armi dell’UE e dei suoi compari italiani. Su questo c’è una battaglia in corso tra chi accetta le indicazioni di Bruxelles sul riarmo e chi invece si oppone. Questa è la principale questione che abbiamo di fronte.
I fautori della guerra lavorano con metodo e sostenere la verità nuda e cruda suscita opposizione, quindi bisogna indorare la pillola per la pubblica opinione e creare una cortina fumogena fatta di un pacifismo di difesa dall’orco russo per coprire i governi europei che cercano di attrezzarsi per continuare la guerra in Ucraina e se possibile estenderla.
Settori della CGIL, dell’ANPI, di AVS si oppongono al pacifismo di copertura di Landini, Pagliarulo, Fratoianni e Bonelli. C’è poi l’indicazione abbastanza netta di Giuseppe Conte contro il riarmo e la convocazione della manifestazione del 5 aprile che può diventare il punto di convergenza di tutti quelli che vogliono bloccare la guerra. Quindi chi ha le idee più chiare non può né deve limitarsi ad affermarle, deve essere in grado di lavorare per spostare i rapporti di forza e cercare di isolare l’avversario che tenta di confondere le idee alla gente.
Puntare invece a giocare al botta e risposta tradizionale che vede un concorso di bandierine che ritrovano il loro soggettivo protagonismo non è assolutamente un livello adeguato alla lotta che dobbiamo condurre contro la guerra e contro il riarmo. Non si tratta di opporre una data all’altra e neppure una piazza ad un’altra.
Si tratta di capire invece che le lotte contro i nostri avversari hanno bisogno del concorso di diversi fattori per risultare efficaci. La prospettiva di guerra e di riarmo che ha imboccato l’Europa dei 27 più la GB è una svolta drammatica per i popoli europei che si inserisce in una situazione in cui le guerre sono all’ordine del giorno nel mondo a partire dal Medio Oriente e dalla estrema pericolosità del bellicismo trumpiano coperto dal suo pacifismo affaristico.
L’allarme è dunque suonato per tutti e quindi anche per noi italiani che dobbiamo attrezzarci contro il governo Meloni e i partiti fautori della guerra.
C’è quindi, in conclusione, la necessità di creare una grande fronte contro la guerra, saperlo costruire e gestire. In questo senso sta lavorando il nostro Forum partendo dal presupposto che bisogna superare steccati, aggregare forze, dare indicazioni che dimostrino che siamo in grado di raccogliere le sfide del momento.
Sviluppare il movimento e non rafforzare l’ideologia del movimentismo.