Scandalizza i Comitati e le Vittime il processo Solvay di Alessandria

Rassegna – 28/06/2025

Scandalizza i Comitati e le Vittime il processo Solvay di Alessandria.

Pene fino a 17 anni nella storica sentenza “Miteni” di Vicenza. Sono le stesse condanne che nel 2010 la procura di Alessandria (procuratore capo Michele Di Lecce, sostituto Riccardo Ghio) aveva chiesto per il management per il reato di avvelenamento doloso delle acque. Solvay era stata graziata con una mite condanna per colpa.
Il nuovo capo della procura (Enrico Cieri), benchè Solvay a Spinetta Marengo avesse per un altro decennio reiterato il reato (anzi peggiorando il disastro ambientale e sanitario), e ignorando 11 miei esposti che chiedevano di intervenire per dolo, Cieri (sostituto procuratore: Eleonora Guerra) infine ha addirittura rinviato a giudizio Solvay solo nel 2024 e con un blando capo di imputazione per colpa: a carico di due direttori privi di potere decisionale, assolvendo cioè il management e privando dei risarcimenti miliardari le Vittime  e la Bonifica.
Dunque, il capo di imputazione del processo bis di Alessandria scandalizza, e ancora più il pasticciaccio del patteggiamento in corso con il Gup (Andrea Perella). Il tutto è raccontato, giorno per giorno, in “Ambiente Delitto Perfetto” (di Lino Balza e Barbara Tartaglione, prefazione di Giorgio Nebbia) disponibile a chi ne fa richiesta.
Per sapere di più sulla storica sentenza del processo di Vicenza:

Per il principio di precauzione, vietare tutti i Pfas senza eccezioni.

L’associazione ambientalista Pan Europe, che raggruppa esperti da tutto il mondo e che da tempo si batte per il divieto a tutti gli PFAS , ha invitato la Commissione Europea a non attendere gli oltre 18 mesi necessari alla valutazione ECHA, ea vietare immediatamente i 32 pesticidi con PFAS ancora legali in Europa, evitando così che essi continuino a fare danni per molto tempo.
A sua volta, la Germania, attraverso il Federal Office for Chemicals (BfC) del Federal Institute for Occupational Safety and Health (BAuA), la German Environment Agency (UBA) e il German Federal Institute for Risk Assessment (BfR) ha inoltrato all’agenzia europea preposta, la European Chemicals Agency o ECHA, un dossier a sostegno della sua richiesta di dichiarare l’acido trifluoroacetico o TFA agente tossico per la sicurezza e per il feto , categoria 1B, in quanto previsto dai regolamenti sulle sostanze chimiche.
Il TFA , una catena ultracorta, è uno dei metaboliti più comuni di diverse molecole della famiglia degli PFAS. Proviene da perdite industriali, ma anche dai pesticidi, e dai fitofarmaci, o rilasciato in atmosfera da alcuni gas refrigeranti, ormai è ritenuto “very persistent, very mobile”, perenne e ubiquitario, responsabile del 76% della contaminazione delle acque.

Percorso Pfas nelle scuole.

Carissimi,
Sul Sito, vi seguo sempre con ammirazione, e agli studenti del Veneto raccontano sempre la lotta che sostenete in Piemonte. Vi invio i due report finali del lavoro condotto con i pfas nelle scuole.
A itinerario educativo finito, ringraziamo la stampa indipendente che ci ha seguito in quest’anno scolastico, credendo nel nostro lavoro Pfas con le nuove generazioni.
Donata Albiero.

Batterie mangia Pfas. Senza illudersi.

Un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha individuato alcuni ceppi di batteri ( Micrococcus , Rhodanobacter , Pseudoxanthomonas e Achromobacter) in grado di scomporre, degradare, “mangiare” i Pfas, molecole killer tossiche e cancerogene il cui legame carbonio-fluoro (CF) è talmente robustissimo da essere praticamente indistruttibili nell’ambiente e negli anni (il tempo di dimezzamento del PFOA nel suolo è stimato in 92 anni). Per la loro persistenza e la capacità di bioaccumularsi negli organismi, sono stati denominati “forever Chemicals”.
Le attuali tecnologie (filtri a carbone attivo, osmosi inversa, incenerimento, ossidazione chimica) raccolgono o separano i PFAS anziché distruggerli, generando residui contaminati e decisamente costosi da smaltire, e sono di per sé costose e ad alto consumo energetico. Si stima che la bonifica nell’Unione Europea potrebbe costare fino a 2.000 miliardi di euro in 20 anni (un patto di smettere di subito a produrle).
Ebbene, qualora dimostrata la loro innocuità sugli organismi umani, e passando dalla teoria sperimentale dei laboratori universitari alla realizzazione pratica, i batteri sarebbero, tutt’al più, una soluzione futuribile per quanto riguarda suoli e falde acquifere contaminate, se non utopica pensando che lo studio Greenpeace ha dimostrato che il 79% dei campioni di acqua potabile raccolti in Italia risultava contaminato da PFAS. A tacere che “Altroconsumo” ha realizzato un’indagine sulla quantità di acido trifluoroacetico (Tfa) presente nell’acqua che sgorga dalle fontanelle e dalle “casette dell’acqua” di 10 località italiane Piemonte, Toscana) nelle quali sono presenti anche le sorgenti di alcune acque minerali, precedentemente analizzate.
Comunque, la soluzione batteri appare del tutto impraticabile per quanto riguarda sangue e organi umani contaminati, a contrastare l’ecatombe di tumori, disfunzioni endocrine e ormonali, diabete colestrolo eccetera . L’eccidio può interrompersi solo con la messa al bando dei Pfas in tutti i settori industriali, dal packaging alimentare al tessile, dall’industria elettronica a quella aerospaziale, per finire con la farmaceutica.

Matteo Salvini: “La prima centrale nucleare fatela nella mia Milano, nel mio quartiere, a Baggio”.

Sul nucleare le idee del governo (ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin) erano precise nel fatto di data: “Per il 2029 il rilascio del provvedimento di autorizzazione unica e per il 2039 la messa in esercizio del deposito nazionale”. Poi proponeva di realizzare non uno, ma tre depositi per le scorie nucleari, uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud. Però, dell’elenco delle 51 aree idonee presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) ad ospitare il Deposito Nazionale, non è stata presentata alcuna autocandidatura da parte degli enti territoriali, né di destra né di sinistra.
Insomma, il Governo Meloni vuole riaprire le centrali nucleari ma non riesce nemmeno a gestire in maniera seria ed efficace la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi presenti attualmente nel nostro Paese (oltre 32.000 metri cubi a media bassa intensità) e del combustibile delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse inviate in Francia e in Gran Bretagna per il suo riprocessamento, e che deve rientrare . Più di recente, Pichetto, dopo che a ottobre 2024, aveva proposto di ammodernare e ampliare i siti esistenti (22) in attesa del deposito , ha parlato della convinzione ormai maturata che fossero necessari più depositi.
Ad esempio, nell’ex centrale nucleare di Caorso , in provincia di Piacenza, Sogin (società del governo) ha iniziato (vedi la foto) la demolizione della copertura del deposito temporaneo di rifiuti radioattivi denominato Ersma. La fine della ristrutturazione del deposito è prevista entro dicembre 2027, mentre la messa in esercizio, al termine dei collaudi, è programmata nel primo semestre 2028. La struttura potrà ospitare fino a 2.100 metri cubi di rifiuti radioattivi di bassa e media attività esclusivamente dai lavori di dismissione della centrale di Caorso, tra i quali quelli che arriveranno dalle future operazioni di smantellamento dei componenti del reattore nucleare.
Dunque, anche se è stata individuata la sorta delle scorie radioattive, la corsa al nucleare è ufficialmente iniziata con il governo che ha presentato il suo “Programma Nazionale per il nucleare sostenibile” : piccoli reattori nucleari sul medio termine, per poi concentrarsi nella ricerca sulla fusione nucleare sul lungo termine. Ebbene, i piccoli impianti modulari di terza e quarta generazione (americani e cinesi) sono una tecnologia tutt’altro che alla portata di mano. Mentre è decisamente futuristico l’obiettivo di realizzare un impianto a fusione nucleare entro il 2050: la ricerca sul campo è, al momento, uno stato davvero primordiale.
Ovviamente non si punta sugli impianti di energie rinnovabili: fonti di energia sostenibili e non esauribili per produrre energia, principalmente elettrica o termica. Queste fonti includono l’energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica e da biomasse.

Il serial killer colpisce ancora decenni dopo la sua messa al bando.

La sostanza più temuta per la salute umana è ancora oggi considerata l’ amianto (o asbesto). La Lombardia è la prima regione per numero di malattie professionali legate all’amianto. Tra il 2022 e il febbraio 2024, in Lombardia le strutture sanitarie hanno segnalato telematicamente 1.838 casi di mesotelioma e tumori polmonari riferiti a pazienti impegnati in settori con rischio esposizione amianto come l’edilizia, l’industria metalmeccanica e metallurgica. La maggior parte, pari al 32%, è stata rilevata nella provincia di Brescia; seguono la Città metropolitana di Milano con il 23% e, di poco sotto, la Bergamasca con il 22%.
In Lombardia, in poco più dell’ultimo biennio, si è arrivato alla segnalazione telematica di 1.838 casi di mesoteliomi e tumori polmonari. Per esattezza il 40% delle segnalazioni proviene da reparti ospedalieri, il 58% da strutture ospedaliere in cui ha sede una Unità operativa ospedaliera di medicina del lavoro e il restante 2% da medici di base. Il mesotelioma nel periodo considerato è segnalato il doppio rispetto al tumore polmonare: nel 2022 il 69% contro il 31%, nel 2023-inizio 2024 il 67% contro il 33%. Se si considera un arco di tempo che va dal 2000 al 2023, emerge che in Lombardia sono stati segnalati 15.024 casi sospetti. La diagnosi di mesotelioma maligno è stata considerata certa per 6.839 casi (pari al 80,7%) e probabile per 601 (pari al 7,1%).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro hanno stimato che oltre il 70% dei decessi per tumori di origine professionale, a livello mondiale, è riconducibile all’esposizione all’amianto.
L’Inail ha considerato i dati sulle malattie professionali amianto correlate nel quinquennio 2019-2023: sono in media 1.269, ovvero il 6% del totale di 19.918. Mediamente, ogni anno, i decessi dovuti a queste malattie sono il 40% (501 casi). In Italia, nel 2021 sono stati registrati 1.409 nuovi casi di persone con mesotelioma, pari al 43% del totale dei tumori professionali, il numero più alto di tutta l’Europa.
Tra il 2010 e il 2020, ogni anno in Italia, sono decedute per mesotelioma in media 1.545 persone (1.116 uomini e 429 donne) per un totale di quasi 17.000 casi. La mortalità per mesotelioma in Italia ha avuto un andamento crescente dal 1980 (messa al bando), con un picco atteso nei prossimi anni.
Le terapie disponibili possono rallentare la progressione del mesotelioma e migliorare la qualità della vita, ma la guarigione completa è rara (sopravvivenza tra 6 e 18 mesi).
(PS IL RICAVATO DEI LIBRI, DISPONIBILI A CHI NE FA RICHIESTA, EDITATI SUL NOSTRO SITO WWW.RETE-AMBIENTALISTA.IT È INTERAMENTE DEVOLUTO ALLA RICERCA PER LA CURA DEL MESOTELIOMA).

Cento anni di veleni non sono bastati.

La Regione Liguria ha indicato Cengio in Valbormida , con Cairo Montenotte e Vado Ligure, come possibile sede per un inceneritore (pardon, termovalorizzatore) dove bruciare i rifiuti: la Liguria produce 326 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno.
I sindaci interessati finora hanno detto no, ma qualcuno, forse intenerito dalle compensazioni, pare vacilli.
Vado Ligure , a due passi da Savona, la centrale a carbone – chiusa nel 2016 dopo un’inchiesta giudiziaria – secondo uno studio epidemiologico del Cnr avrebbe causato quasi quattromila morti.
Cairo Montenotte , il capoluogo della Valbormida con 40 mila abitanti, il paesaggio è ancora ingombro degli scheletri di fabbriche chimiche – come la Ferrania – ormai abbandonate. Qui abbiamo ancora l’Italiana Coke. Il benzopirene ancora all’inizio del 2025 ha mostrato limiti superiori fino a 13 volte ai valori obiettivo.
Cengio , l’Acna ha chiuso nel ’99 (dopo un secolo di lotte contro acido solforico, dinamite, gas tossici per la guerra d’Abissinia, defolianti per il Vietnam, poi coloranti) ma la bonifica di Eni Rewind non è nemmeno finita.
Clicca qui , tratto dal “manuale” di Michele Boato “Quelli delle cause vinte”, il capitolo di Lino Balza “I contadini, con un secolo di lotte, salvano la Val Bormida dall’Acna”.

Più microplastiche nelle bottiglie di vetro che in quelle di plastica.

La determinazione che le bevande contenute nelle bottiglie di vetro sono contaminate da più microplastiche (da 5 a 50 volte) di quelle all’interno di bottiglie di plastica e lattine di metallo, è stato un team di ricerca francese guidata da scienziati dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (ANSES). Gli scienziati spiegano che, probabilmente, le microplastiche si staccano da minuscoli graffi (non visibili a occhio nudo) che si creano quando vengono stoccati i tappi per sigillare le bottiglie. Secondo gli autori dello studio prevenire questa contaminazione è semplice: si può usare un metodo che soffia aria sui tappi, che successivamente devono essere puliti con acqua e alcol, prima di chiudere le bottiglie. Ciò ridurrà del 60% la contaminazione da microplastiche.
Un recente studio condotto da scienziati dell’Università di Agraria e Forestale dello Zhejiang (Cina) ha evidenziato che microplastiche e nanoplastiche innescano ossidazione, infiammazione, morte cellulare, neurodegenerazione e altri danni e lesioni, che sono associati a cancro, malattie muscolari e altre patologie. Le microplastiche onnipresenti rendono i batteri resistenti ad antibiotici comuni. Bloccano i vasi sanguigni del cervello come coaguli di sangue. È stato calcolato che ogni anno inaliamo e ingeriamo fino a mezzo chilogrammo di plastica.

Basta violenza contro i disabili.

«È di queste ore l’ennesima drammatica notizia di violenze commesse a danno di persone con disabilità in una comunità del Piemonte, che ha portato all’arresto di sette operatori sociosanitari e di uno psicoterapeuta. A questo punto è naturalmente fondamentale che la responsabilità di questi abusi siano comminati esemplari, ma è altrettanto urgente promuovere e allargare la riflessione, per indagare sulle cause strutturali che rendono possibili gli abusi…
Le famiglie, o lo Stato, pagano cifre elevatissime : tra i 5.000 e 10.000 euro al mese per ogni ospite, a seconda delle necessità assistenziali. Ma chi controlla davvero come vengono spesi questi soldi? Chi verifica concretamente la qualità della vita all’interno delle strutture? Come operaia in concreto i Servizi presenti sul territorio? Che ruolo hanno le Associazioni di familiari? Chi ascolta le famiglie quando denunciano situazioni di abuso o maltrattamento?

Boicottaggio prodotti israeliani.

Coop Alleanza 3.0, la più grande tra le cooperative di consumatori del sistema Coop, toglie dai suoi supermercati alcuni prodotti israeliani e vende la Gaza Cola, i cui ricavati servono a raccogliere fondi per la popolazione palestinese.
Ma qual è la storia di questa rivoluzionaria bevanda? La Gaza Cola è stata prodotta da un gruppo di palestinesi, guidati dall’attivista dei diritti umani e regista Osama Qashoo.
Il ricavato dalle vendite viene utilizzato per finanziare un progetto in loco e quello scelto da Qashoo è la ricostruzione dell’ospedale Al Karama, nel nord della Striscia.
“Non si può rimanere indifferenti – spiegano dalla cooperativa – davanti alle violenze in corso nella Striscia di Gaza e al blocco degli aiuti umanitari.”

10.000 operai indagati.

Il successo delle due manifestazioni a Roma contro il riarmo, così come della protesta operaia a Bologna, è dimostrato non solo dalla partecipazione della gente. Ma anche e soprattutto dall’agorafobia del sistema mediatico e del governo, che fanno di tutto per svuotare le piazze. Il dl Sicurezza ha svelato tutta la sua follia alla prima prova su strada, anzi su tangenziale: quella occupata pacificamente per 1,5 km l’altroieri dai metalmeccanici per il nuovo contratto. La zelante Questura ha comunicato che “i dimostranti verranno denunciati, anche alla luce del nuovo dl Sicurezza in materia di blocchi stradali”: quello che punisce chi manifesta su strade o ferrovie con la galera fino a un mese se è da solo e fino a 2 anni se gli organizzatori sono più persone.
Come i 10 mila operai di Bologna, che ora vanno identificati e indagati uno a uno, poi avvisati della fine-indagini per poter chiedere di essere interrogati e citare testimoni, poi convocati per l’udienza preliminare (in un palasport o in uno stadio, capaci di contenere 10 mila imputati ei loro difensori), e così per i processi di primo, secondo e terzo grado, che si concluderanno – in caso di condanna – con qualche giorno o mese di carcere a testa, ovviamente finto: fino a 2 anni c’è la condizionale e comunque le pene fino a 4 anni si espiano ai domiciliari o ai servizi sociali. E, almeno per chi non ha fatto nulla di male, è meglio così: sennò basterebbe un solo processo a mandare in tilt le carceri già affollate, aggiungendo 10 mila detenuti agli attuali 62.500. Senza contare tutti gli altri sit-in su strada o ferrovia con migliaia di persone, che potrebbero raddoppiare o decuplicare la popolazione carceraria. Immaginate poi quanti poliziotti, cancellieri, impiegati, pm e giudici dovranno occuparsi di questi processi inutili, rubando tempo, uomini e fondi a una Giustizia già ridotta a macchina trita-acqua che non riesce più a garantire le condotte pericolose.
Però non tutto il male viene per nuocere: se il governo è così ossessionato da chi protesta e dissente, vuol dire che ne ha paura.

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