Solvay, sanno tutti, si avvale in Piemonte delle complicità delle istituzioni locali, dal Comune alla Regione passando per la Provincia, a tacere i parlamenti e governi. Chi ha frequentato le aule di tribunale sa che Solvay si avvale di due dei più eminenti legali italiani esperti di diritto penale ambientale, titolari di studi in diverse regioni, assistenti di cattedra, premiati dalle riviste specializzate come “leader di mercato” e “avvocato dell’anno”, direttore della più autorevole rivista on line; perciò a maggior ragione la multinazionale belga li ha ingaggiati da anni come consulenti di fiducia di tutti gli stabilimenti. La formidabile coppia, Luca Santa Maria, l’avvocato malinconico, e Dario Bolognesi, l’avvocato sorridente, guarda con sufficienza ad Alessandria come tribunale di periferia, contando sullo stato di soggezione dei giudici al colosso. E infatti i limiti del blando capo di imputazione dell’imminente processo (il secondo) lo testimoniano. Al punto che sta riflettendo con lham Kadri, presidente di Syensqo Solvay, e con Marco Apostolo, country manager, se gli è conveniente chiedere lo spostamento del processo da Alessandria.
Ma, in aggiunta a tutti questi avvocati diretti e indiretti, ora Solvay ha messo in campo nientepopodimeno che Mario Draghi . Nessuno può stupirsi: Draghi è da sempre l’uomo della finanza e della industria, da inserire nei posti di comando, nella Banca centrale europea e nel governo eccetera. L’avvocatura di Draghi per inserire i Pfas nel suo report europeo è però segno che Solvay si sente in difficoltà. Infatti, la totalità dell’opinione pubblica italiana, comitati e associazioni, centri universitari, Arpe regionali, politici, giornali, chiede la chiusura delle produzioni Solvay di Spinetta Marengo e il divieto dei Pfas nell’uso di una sterminata pletora di prodotti industriali e di largo consumo.
Infatti, nel contempo, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia stanno spingendo per mettere al bando in Europa la produzione e l’utilizzo dei Pfas. Che sono indiscutibilmente tossici e cancerogeni per l’uomo e l’ambiente, come sancisce la letteratura scientifica internazionale, come ha dimostrato l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC. Ma di questi, non frega nulla a Draghi per dichiararsi contrario alla messa al bando dei Pfas in Europa: la competitività viene prima della salute (che a lui auguriamo di tutto cuore), si tratti di amianto o di Pfas, ovvero di 4,4 milioni di tonnellate di Pfas nell’ambiente nei prossimi trent’anni.
Non stupisce, data la natura dell’uomo (nella foto non di repertorio) che Draghi sentenzi: “Un possibile divieto imminente di una serie di sostanze pfas avrebbe un impatto sull’uso di sostanze necessarie per la produzione di tecnologie pulite (batterie, elettrolizzatori e refrigeranti per pompe di calore) per le quali attualmente non esistono alternative”.
Draghi, che di chimica pulita si intende ancor meno di economia pulita, si riferisce in particolare all’ultima creatura Pfas di Solvay, l’Aquivion, impianto da poco inaugurato a Spinetta Marengo -con i soldi dei contribuenti italiani- da Giorgia Meloni (che così spaccia il made in Italy) e da Alberto Cirio presidente Regione Piemonte (che li ha sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione). Draghi, che come Santa Maria e Bolognesi, non ambisce ad una cattedra di etica e morale, replica che ha la coscienza a posto: non è pagato per occuparsi di salute (non l’ha fatto neppure da premier per il covid) bensì della competizione nei confronti della Cina dove ci sono meno rischi di restrizioni alle produzioni Pfas, bensì, insomma, del profitto di Solvay.
A Draghi, che non sa leggere le indagini epidemiologiche (eccessi di tumori, malattie della tiroide, disfunzione immunitaria e interferenza ormonale ecc.), basta appiccicare ad Aquivion l’etichetta “ad uso idrogeno verde”, riempirsi falsamente la bocca con “transizione energetica” “energie pulite”, per serrare entrambi gli occhi sui quotidiani scarichi nell’atmosfera alessandrina, sulle ondate di Pfas nel fiume Bormida (fino al Po) e nelle falde acquifere, mentre chiudono pozzi privati e acquedotti pubblici, mentre qualunque cittadino, del sobborgo di Spinetta Marengo o del comune o della provincia di Alessandria, quando sottoposto a prelievo, rivela nel sangue presenze criminali di sostanze tossiche e cancerogene.
Per rallentare all’infinito le produzioni, Solvay si è affidata al miglior avvocato difensore europeo, e se Draghi chiama la Commissione Europea risponde sull’attenti: la “stretta” sui Pfas sarà la più “larga” possibile (18 mesi, anche 5 anni) per divieti a uso abbigliamento o imballaggio o alimentare ecc., e “larghissima” per batterie, elettrolizzatori e refrigeranti.
Consigliare a Draghi la consultazione delle quasi mille pagine dei due volumi del dossier “Pfas.Basta!” (disponibile a chi ne fa richiesta), come se egli fosse semplicemente disinformato e superficiale, è come offendere la sua malefica intelligenza.
Cum maior minor cessat. Quando c’è un difensore europeo così rilevante come Mario Draghi, un oscuro assessore alla sanità piemontese decade. Ma può sempre essere utile come imbonitore a livello locale. Così la pensava Solvay quando ha mandato Federico Riboldi in assemblea ad Alessandria. E invece, pur spalleggiato da sodali di Provincia, Asl, Arpa e Università, è stato un flop. Piangere miseria quando si tratta di investimenti sulla salute non commuove una popolazione falcidiata da morti e malati. Della quale ci si ricorda, tirati per il collo, appena nel 2022 con 340.000 euro assegnati all’Asl per un micro biomonitoraggio (120 persone) dell’area di Spinetta Marengo.
Puoi essere credibile ad annunciare un obolo di “719.000 euro che permetteranno all’Asl AL di realizzare tra il 2024 e il 2026 un progetto strategico che prevede l’aumento delle attività di salute, ambiente, biodiversità e clima, il rilancio della rete di medicina del lavoro e la ricerca attiva delle malattie professionali”? E meno male che Riboldi aveva annunciato “sono qui a metterci la faccia”. In effetti, come si vede in foto, ce l’ha rimessa (risate nell’auditorium quando ha definito il progetto “strategico”, anglicizzato perfino come “task force”).
Con quella futuribile elemosina, “cominceremo il nuovo biomonitoraggio non appena avverranno i primi prelievi per concluderlo entro 36 mesi, se possibile anche prima”, Riboldi cercava di soddisfare il mandato che Solvay gli aveva affidato: imbonire gli animi esacerbati della popolazione, prendere tempo, per favorire la dilazione dei i tempi strategici di Solvay, quegli anni che a Solvay servono per continuare a produrre Pfas senza pagare lo scotto di chiusure premature e processi.
E invece i Comitati gli hanno sbattuto in faccia: “Sai benissimo, come lo sanno bene tutte le istituzioni: da quello stabilimento, con impianti datati e ridotti a un colabrodo, non potrà mai davvero essere garantita la totale assenza di sversamenti, che siano in aria, in falda o nella Bormida.” A maggior ragione dopo aver ascoltato Riboldi, “Continuiamo a sostenere con convinzione che l’unica strada sia quello dello stop alla produzione e la chiusura dello stabilimento di Spinetta Marengo, per poter finalmente bonificare un sito martoriato da 100 anni di inquinanti multipli e poter così dare tregua a una di quelle che vengono definite ‘zone di sacrificio’, la cui popolazione ha dovuto subire fin troppe perdite in termini di salute e vite umane”.
Insomma, non è concepibile un assessore che, ancora nel 2024, non ritenga inconcepibile che persista in pieno centro abitato questa fabbrica ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale. Che lo stesso assessore senza pudore paragona -per dolo- alla Eternit di Casale Monferrato. Ma che aspetta Godot (il governo) come ogni buon Ponzio Pilato che si rispetti.
Mentre per Mario Draghi è impossibile sostituire i Pfas tossici e cancerogeni nel percorso di transizione ecologica a causa delle implicazioni economiche, invece per noi è possibile anzi necessario eliminare e sostituite questo gruppo di sostanze chimiche pericolose per la salute (vedi lo schema delle patologie). Greenpeace Italia prosegue il suo lavoro d’indagine sulla presenza dei Pfas nelle acque potabili. Partirà dalla Toscana il prossimo 23 settembre la spedizione “Acque senza veleni” che, per cinque settimane, toccherà 220 città in tutte le regioni italiane per raccogliere campioni di acqua potabile alla ricerca di Pfas. L’obiettivo dell’organizzazione ambientalista è realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione a livello nazionale. Oltre a quelle già note sollevate proprio dalle inchieste di Greenpeace, per esempio in Lombardia e in Piemonte, l’obbiettivo è identificare nuove aree colpite nel disinteresse di molte Regioni. (Leggi l’approfondimento)”.
La direttiva comunitaria 2184/2020 in Italia entrerà in vigore solo da gennaio 2026 e con un limite di 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 molecole, molto più alto rispetto a quelli che molti Paesi si sono già imposti autonomamente. In Italia, invece, manca una legge nazionale: una proposta, il DDL CRUCIOLI che ne vieta l’uso e la produzione giace da anni in Parlamento.
«Le contaminazioni storiche possono essere anche oggi fonti attive. Un terreno impregnato di Pfas può essere una fonte perenne». È quanto riportato nel copioso studio riassunto, in Corte d’assise di Vicenza, dagli ingegneri chimici Maurizio Onofrio e Amedeo Zolla al processo che vede imputati 15 manager di Miteni, Mitsubishi Corporation e Icig, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.
Per dare un ordine di grandezza, i consulenti hanno stabilito che «una goccia e mezza di contaminante dispersa, che è pari a un trentesimo di grammo, contamina con 30 nanogrammi un litro d’acqua». Le dichiarazioni dei due consulenti sono quanto mai attendibili, quali ammissioni, in quanto essi sono addirittura nominati dagli imputati.
Le loro drammatiche conclusioni valgono tanto per il polo chimico Miteni di Trissino che per quello Solvay di Spinetta Marengo, con l’aggravante per quest’ultimo che a Vicenza la fabbrica è chiusa mentre ad Alessandria quotidianamente sono aggiunti altri veleni in acqua e aria, che neppure la magistratura sembra determinata a fermare tramite la chiusura degli impianti.
La legge è uguale per tutti.
Prima direttore operativo, poi addirittura amministratore delegato, Luigi Guarracino è stato responsabile degli scarichi idrici che da Trissino hanno contaminato i Comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova. In concorso con altri 15 manager e dirigenti dell’ex Miteni, è accusato di disastro innominato nell’ambiente e avvelenamento delle acque, con tutte le migliaia di ammalati e morti annesse e connesse.
In tribunale a Vicenza si è dichiarato innocente: “Sono a posto con la coscienza”. Che coscienza ha? Quando lo accusai pubblicamente di dolo per la Solvay di Spinetta Marengo, una quindicina di anni fa, mi scriveva: lei mi accusa, non mi conosce, prendiamo un caffè insieme. Ma mi faccia il piacere.
Se l’era già cavata per il rotto della cuffia nel processo Solvay di Bussi. Poi finalmente ha subìto nel 2019 una condanna in Cassazione per il disastro Solvay di Spinetta Marengo. Una condanna lieve (1 anno e 8 mesi) perché non gli è stato riconosciuto il dolo. Il sottoscritto era invece d’accordo con la Procura generale e chiedeva 11 anni per dolo.
Tratta da “Ambiente Delitto Perfetto”, clicca qui lo stralcio della mia “Memoria di replica in Corte di assise d’Appello di Torino” riguardante appunto la posizione processuale di Luigi Guarracino.
La rivista “Altroconsumo” ha condotto un’analisi sul territorio nazionale alla ricerca di 30 sostanze perfluoroalchiliche prendendo in esame un totale di 38 fontanelle pubbliche disseminate in 34 città da Nord a Sud. Sul sito viene fornita anche una precisa mappa, così da poter individuare esattamente le aree specifiche, oltre alle arcinote situazioni di emergenza (clicca qui).
Allarmante la situazione PFAS per lo stato delle acque potabili a Terni e Narni. Secondo l’ARPA, la Conca Ternana, è toccata massivamente dall’inquinamento sistematico dei propri pozzi, con il 60% delle stazioni di monitoraggio interessate dal fenomeno e addirittura il 72% dei campioni ‘positivi’. Ai fini del bioaccumulo, per i residenti occorre anche osservare come i pozzi locali registrino generalmente la presenza non di una, ma di plurime sostanze chimiche associate ai PFAS (fino a cinque diverse), vicenda che rende ancor più inquietante l’intero fenomeno. Sono svariate decine di migliaia i cittadini ternani e narnesi interessati dalla contaminazione da PFAS delle acque potabili, vicenda finora sconosciuta. Infatti, per quanto il report ARPA Umbria sia recuperabile on line, nessuno ne ha mai divulgato gli inimmaginabili contenuti, con la popolazione del tutto ignara di cosa stia bevendo. “Italia Nostra” ha intanto presentate nuove denunce alla Magistratura a riguardo dello stato di saluto delle acque.
“Al bando dei Pfas in Italia dobbiamo provvedere noi con una iniziativa dal basso” Rete Ambientalista. Dunque, al bando dei Pfas in Italia dobbiamo provvedere noi con una iniziativa dal basso: con una azione inibitoria popolare, una class action giudiziaria, che imponga la chiusura immediata delle produzioni Pfas inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo, l’unica produttrice di Pfas in Italia. Si tratta di tagliare la testa al toro, agire alla radice per estirpare la ramificazione velenosa, eliminare le produzioni a monte per eliminare a valle l’uso dei Pfas ormai onnipresenti in tutte le industrie nazionali. Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro, la nostra Lista è disponibile per sostenere questa ambiziosa iniziativa. Quanti dei 40mila che da anni ci seguono, soprattutto quanti Movimenti, quante Associazioni, sono disponibili?
L’ “invisibile” TFA nell’esistenza nebulosa della Solvay di Spinetta Marengo, tra processi e class action.
Non sono bastati due volumi (disponibili a chi ne fa richiesta), stiamo scrivendo un terzo sempre con lo stesso titolo “Ambiente Delitto Perfetto”, aggiornato di disastri ambientali che hanno causato migliaia di vittime e sono finiti nelle aule dei tribunali, per sfociare però in archiviazioni, assoluzioni, prescrizioni. Delitti perfetti.
Aggiorneremo con i processi Pfas di Vicenza e Alessandria e dell’Ilva di Taranto. Nonché con un viaggio dal Nord al Sud nelle inchieste sull’ambiente svenduto, sulle quali ci anticipa questo servizio su Il Fatto Quotidiano (clicca qui) per quanto riguarda le ecatombi dell’Eternit, della Caffaro, della Miteni, delle Solvay, della discarica di Malagrotta, della Montedison di Bussi, di Montedison e Pertusola a Crotone, del quadrilatero della morte Priolo Augusta Melilli Siracusa, delle raffinerie Eni di Gela, delle raffinerie sarde Saras e Sarroch.
I PFAS sono diffusi in tutto il globo: nell’aria, nel cibo, nell’acqua, nel suolo, in decine di prodotti di largo consumo e anche in centinaia di luoghi nel Veneto e vicini a noi (Laghi di Revine e Farra di Soligo, Follina, Susegana, etc) come è stato rilevato dall’ARPAV recentemente al link: https://www.qgiscloud.com/davide_ttk/PFASLAND_GIS_22
Cliccato il link, cliccare con la punta del mouse i puntini che appaiono sulla mappa e si apriranno le schede con le quantità di PFAS rilevate in quel dato punto e la data del rilevamento.
Giornata studio di “Casa Comune” su Migranti Ambientali – Come Riconoscerli . La giornata intende, attraverso la voce di alcuni esperti e attraverso il confronto diretto, mettere in evidenza tutti gli elementi utili, anche da un punto di vista legale, affinché possano emergere degli indicatori necessari ad affiancare la battaglia per il riconoscimento dello status di migrante ambientale, elemento essenziale per l’emersione dai circuiti dell’illegalità e necessario a riconoscere i diritti delle persone migranti senza i quali non potrebbero avere accesso alle strutture sanitarie, alla casa, all’istruzione e al lavoro.
In allegato il materiale per la divulgazione. Clicca qui per iscriverti.
Alberto Peruffo, storico ambientalista, alpinista e attivista contro i PFAS, è stato condannato al pagamento di euro 400 per “imbrattamento” (art 639 codice penale). Si è accanito contro il vetro che protegge la Gioconda? Peggio: ha “deturpato”… un preziosissimo pilone di sostegno della cabinovia Freccia del Cielo a Cortina con la scritta a piccoli caratteri gialli con colore lavabile “non torneranno i larici” (nella foto). L’atroce reato è stato consumato nel corso della molto partecipata (quasi una associazione a delinquere) manifestazione organizzata dalle associazioni ambientaliste contro la costruzione della nuova pista da bob olimpica a Cortina.
Contro il maxi progetto della discarica di Riceci, nuovo presidio dei cittadini e dei comitati locali che da anni si battono per la salvaguardia del territorio – Associazione Diversamente, Marea Verde, Lupus in Fabula, Urbino contro la discarica, Rifiuti Zero e Everyone Group . Clicca qui.
La sentenza storica della Corte internazionale di giustizia(ICJ) ha stabilito che “gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, e il regime ad essi associato, sono stati creati e vengono mantenuti in violazione del diritto internazionale”. La corte ha stabilito che gli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale includono “l’evacuazione di tutti i coloni dagli insediamenti esistenti” e il pagamento di una restituzione a tutti coloro che sono stati danneggiati dalla sua occupazione illegale.
Il presidente israeliano Netanyahu ha liquidato con aria sprezzante la sentenza della corte affermando che “la nazione ebraica non può essere un occupante nella propria terra”. Questa è esattamente la posizione che la corte aveva respinto, stabilendo che l‘invasione militare e l’occupazione dei Territori Palestinesi Occupati da parte di Israele nel 1967 non gli davano il diritto di insediare lì il proprio popolo, annettere quei territori o renderli parte di Israele.
Forse nessuna crisi incarna più chiaramente il fallimento dell’ONU e del sistema internazionale dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, invasi nel 1967 per 57 anni. Nello stesso momento in cui gli Stati Uniti hanno armato Israele fino ai denti, hanno posto il veto a 46 risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU che richiedevano a Israele di rispettare il diritto internazionale, chiedevano la fine dell’occupazione o la creazione di uno stato palestinese, o ritenevano Israele responsabile di crimini di guerra o di insediamenti illegali.
A fronte di questo stato di cose, alcuni ricercatori tentano una risposta alla domanda: Il mondo può salvare la Palestina dal genocidio israelo-americano? (clicca qui).
Vladimir Putin: “Missili occidentali ad alta precisione e a lungo raggio possono colpire solo usando satelliti e militari Nato. Questo significherà che i paesi della Nato sono in guerra con la Russia. Riceverebbero adeguata risposta”. (Continua)
Cioè, se dovesse accadere il peggio, difficilmente le armi russe comincerebbero con il colpire il Kentucky, il Minnesota e la Virginia. Bensì, Veneto, Toscana, Sardegna eccetera (dove sono le Basi Usa) sono obiettivi più vicini e più urgenti da eliminare. Clicca qui.
“Io” proseguì don Mariano “ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre
Messaggio di pace e salute a 40.199 destinatari da Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro tramite RETE AMBIENTALISTA – Movimenti di Lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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