“Fermiamo la febbre del Pianeta”. Con questo appello su un mega striscione, gli attivisti di Legambiente hanno attraversato in bicicletta il centro di Roma, da Piazza del Popolo a Piazza Navona, proseguendo per la scalinata del Campidoglio e via dei Fori Imperiali, fino al Colosseo. “Copenaghen chiama Roma” e il colorato gruppo di ciclisti ha risposto, chiedendo azioni concrete e immediate contro il riscaldamento globale agli amministratori capitolini e alle oltre 190 delegazioni di tutto il mondo, riunite nella capitale danese per il Vertice Onu sui cambiamenti climatici.
A Roma e nel territorio laziale si producono ben 42 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, un’enormità, circa l’8,1% del totale delle emissioni italiane, che porta il Lazio al quarto posto in Italia dopo Lombardia (16,8%), Puglia (12,8%) ed Emilia Romagna (9,4%) e consegna agli amministratori ed ai cittadini una grande responsabilità. Traffico ed energia sono i principali responsabili delle emissioni: gli automezzi privati da soli emettono ben 11 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, tre quarti delle quali (75%) provengono dal territorio metropolitano di Roma. Nel complesso ai trasporti si deve il 42% della CO2, alla produzione di energia il 34%, agli usi civili il 17%, all’industria il 5% e all’agricoltura il 2% (dati Lazio Inventario Annuale delle Emissioni di gas serra pubblicato da Enea nel 2009, con riferimento al 2005).
“Non c’è più tempo, i cambiamenti climatici stanno già portando enormi danni, serve un nuovo accordo globale e vincolante sulla riduzione delle emissioni di gas serra, ma soprattutto serve una rivoluzione nelle città con scelte ben concrete ed incisive da parte di chi amministra – hanno dichiarato Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio e Cristiana Avenali, Direttrice di Legambiente Lazio -. Gli scienziati ritengono sia necessario ridurre almeno del 40% i gas serra entro il 2020, per arrivare all’85% entro il 2050. A Roma invece le emissioni di anidride carbonica sono cresciute di almeno il 20% negli ultimi dieci anni. Servono allora scelte radicali, bisogna fermare le automobili e fare spazio al mezzo pubblico e alle bici, le fonti rinnovabili devono coprire i tetti di tutti i palazzi, ma si deve soprattutto risparmiare energia, i rifiuti devono ridursi ed essere riciclati col porta a porta in tutta la città, i parchi e l’Agro Romano devono vedere profonde azioni di forestazione piantando migliaia di alberi. Dai luoghi più noti e simbolici di Roma, lanciamo le nostre richieste all’amministrazione capitolina affinché Roma diventi davvero capofila di un nuovo modello di sviluppo ambientale ed energetico”.
Sul fronte delle emissioni non va meglio al resto della Regione: nel settore trasporti, la Provincia di Roma è seguita da quelle di Frosinone (11%), Latina (8,2%) , Viterbo (5,5%) ed infine Rieti (2,7%); nel settore energetico il polo dell’alto Lazio, tra Civitavecchia e Montalto di Castro, ha visto nel 2007 oltre 7 milioni di tonnellate di anidride carbonica prodotta, più del doppio (112%) rispetto ai circa 3,5 milioni di tonnellate assegnata ai tre impianti nell’ambito del Piano di Allocazione Nazionale stabilito sulla base del Protocollo di Kyoto. Una situazione che peggiorerà, con la riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord.
“E’ fondamentale che da Copenhagen esca un nuovo protocollo globale e vincolante sulla riduzione dei gas climalteranti, in grado di aprire nel mondo una nuova stagione di multilateralismo all’insegna dei diritti e della sostenibilità ambientale e sociale – ha dichiarato Maurizio Gubbiotti, coordinatore della Segreteria nazionale di Legambiente, in partenza per la capitale danese-. E’ anche indispensabile che il nuovo accordo preveda atti concreti e fondi per mitigare l’impatto dei mutamenti climatici su comunità e Paesi già particolarmente poveri. Non possiamo dimenticare che, come le Nazioni Unite ci mostrano ogni anno, 6 milioni di persone sono costrette a lasciare i loro territori perché resi invivibili dalle conseguenze dei mutamenti climatici, diventando profughi ambientali.”
Ad oggi si registra un aumento della temperatura media sulla superficie terrestre di circa 0,7° rispetto ai livelli preindustriali, attribuibile ad attività antropiche. Molti studi, scientificamente accreditati, confermano ormai che se non si agisce in fretta la temperatura globale salirà di oltre 1,5°C, con conseguenze irreversibili per il pianeta. Purtroppo si sono già avute le prime ‘avvisaglie’ di questo innalzamento termico: alluvioni catastrofiche, nubifragi inattesi, crescita del livello del mare come pure lunghi periodi di siccità.
Per tutta la durata del vertice di Copenhagen Legambiente realizzerà iniziative ed eventi. Nuovo appuntamento, domani, al Parco dell’Aniene per una piantumazione con 100 alberi. Sabato 12 Dicembre, tutti in piazza Farnese dalle 10.30 alle 22, con mostre, giochi, musica e prodotti tipici della “Coalizione In marcia per il Clima”.
Roma, 8 dicembre 2009