L’Italia supera la soglia dei 1.000 MW fotovoltaici installati. Almeno 600 MW quelli relativi al 2009 e altri mille se prevedono nel 2010.
Ora bisognerà spingere su ricerca e investimenti nell’industria, governando bene la riduzione degli incentivi. Sul fronte del nucleare Usa, la recente decisione di Obama avrà scarso peso sul rilancio dell’atomo. La green economy invece accelererà. L’editoriale di Gianni Silvestrini.
Il GSE sta aggiornando i dati del “conto energia” facendo fronte alla corsa alle installazioni negli ultimi due mesi del 2009. Lunedì 22 febbraio il conteggio degli impianti che complessivamente hanno già avuto accesso al conto energia era arrivato a quota 967 MW. Se vi aggiungiamo i 36 MW realizzati prima del 2006, e quindi prima dell’entrata in vigore di questa forma di incentivazione, possiamo dire che l’Italia ha sorpassato la soglia dei 1.000 MW.
Per avere i dati definitivi del solo 2009 dovremo aspettare ancora un mese, quando il GSE avrà finito di esaminare la montagna di domande pervenute, ma è molto probabile che la quota annuale supererà i 600 MW. Guardando in avanti, le nostre stime per il 2010 indicano che verranno realizzati altri 1.000 MW. Dunque, un successo italiano sul fronte delle installazioni che ci pone al terzo posto nel mondo per il 2009, dopo la Germania e gli Stati Uniti (e forse anche al secondo, prima degli Usa).
E finalmente si vede anche un risveglio sul fronte dell’industria, con notevoli investimenti in corso. Ora occorre mantenere i nervi saldi, governando con intelligenza la riduzione degli incentivi, facendo crescere la produzione di tecnologie solari, rafforzando e coordinando la ricerca in modo da poter giocare nei prossimi anni un ruolo importante nella gestione di questa strategica tecnologia.
Dal solare al nucleare. Come interpretare la decisione di Obama di rendere disponibili le garanzie governative sui prestiti per la realizzazione di due nuove centrali atomiche e inoltre di aumentare la copertura complessiva delle garanzie per il nucleare? Alla base delle pressioni sui sostegni a questa tecnologia ci sono i crescenti dubbi del mondo finanziario sulla fattibilità di un ritorno all’atomo negli Stati Uniti dopo 30 anni di assenza. Dal punto di vista politico l’ampliamento da 18,5 a 54,5 miliardi di dollari delle garanzie, che erano state introdotte da Bush, è chiaramente interpretabile come una mossa di Obama per ingraziarsi i senatori repubblicani e far così passare la legge sul clima.
Dal punto di vista pratico però l’effetto sarà minimo. Delle 26 richieste di nuove centrali presentate negli Usa dopo il 2007, ben 19 sono state già cancellate o differite per gli alti costi. Se tutto andasse bene nel 2017, più probabilmente nel 2020, avremmo due nuovi reattori in grado di generare annualmente una quantità di elettricità inferiore di un terzo rispetto a quella prodotta dai 10 GW eolici installati nel solo 2009 negli Stati Uniti. Forse qualche altra centrale si riuscirà a costruire, ma non cambierà il quadro complessivo del nucleare in Usa, considerando che almeno una decina di vecchi reattori, per i quali non vale la pena estendere la vita da 40 a 60 anni, verranno certamente chiusi.
Cambiando completamente settore, nel 2010 si inizieranno a vedere gli effetti delle notevoli risorse inserite da Obama nel pacchetto di stimolo dell’economia sul fronte delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Allora, mentre il nucleare dovrà vedersela con le banche e con l’opposizione locale, la green economy accelererà la sua corsa.
Gianni Silvestrini (direttore scientifico di QualEnergia)
23 febbraio 2010
http://www.qualenergia.it/view.php?id=74&contenuto=Editoriale