Cuba: Amnesty International adotta un altro prigioniero di coscienza

Amnesty International ha adottato oggi un nuovo prigioniero di coscienza a Cuba, chiedendo al presidente Raúl Castro il suo rilascio immediato e incondizionato.

Si tratta di Darsi Ferrer, direttore del Centro per la salute e i diritti
umani Juan Bruno Zayas, che ha sede nella capitale L’Avana, arrestato nel
luglio 2009 con la falsa accusa di aver ricevuto beni ottenuti
illegalmente, imputazione che normalmente viene conciliata col pagamento
di una cauzione.

Con Ferrer, sono 55 i prigionieri di coscienza adottati da Amnesty International attualmente in carcere.

Ferrer non e’ stato sottoposto a processo e si trova in una prigione di
massima sicurezza della capitale, riservata ai condannati per reati
violenti.

‘L’accusa ai danni di Ferrer e’ chiaramente un pretesto. In realta’,
crediamo che la sua detenzione costituisca una punizione per il suo lavoro
in favore della liberta’ d’espressione a Cuba’ – ha dichiarato Gerardo
Ducos, ricercatore di Amnesty International sui Caraibi.

Sebbene l’accusa mossa nei confronti di Ferrer venga di solito esaminata
da un giudice locale, il suo caso e’ trattato direttamente dall’Ufficio
del procuratore generale e cio’ alimenta il sospetto che si tratti di una
vicenda politica. Del resto, sottolinea Amnesty International, Ferrer era
stato arrestato diverse volte in passato a causa delle sue attivita’.

‘Siamo di fronte a un altro tentativo, da parte delle autorita’ cubane, di
ostacolare il lavoro degli attivisti per i diritti umani’.

Ferrer era stato arrestato insieme alla moglie Yusnaimy, in assenza di
qualsiasi mandato di cattura, il 9 luglio 2009, poche ore prima che i due
attivisti partecipassero a una manifestazione per la liberta’
d’espressione. I coniugi erano stati interrogati per diverse ore e Ferrer
era stato ammanettato e picchiato da otto agenti, prima di essere
rilasciati.

Il 21 luglio Ferrer era stato fermato di nuovo, ufficialmente per essere
interrogato dalla polizia circa materiale edile che gli aveva confiscato
in occasione del precedente arresto. Anziche’ dirigersi alla stazione di
polizia, gli agenti lo hanno portato alla prigione di massima sicurezza,
dove e’ stato incriminato per aver ricevuto beni ottenuti illegalmente.

Ferrer ha sempre sostenuto che il materiale, due sacchi di cemento e
alcune travi, gli era stato ceduto da un collega che aveva lasciato il
paese senza completare la ristrutturazione del suo appartamento. I sacchi
di cemento e le travi erano rimasti per mesi fuori dalla porta di casa di
Ferrer, alla vista di tutti, prima che le autorita’ arrivassero a
confiscarli.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 26 febbraio 2010

 

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