CUB su i Progetti fantomatici di Marchionne

I fantomatici progetti di Marchionne: operazione chiusura dell’industria dell’auto in Italia.

Tiboni, CUB: “Per difendere occupazione e produzione, è indispensabile che Fiat sia di proprietà pubblica”. 1 dicembre. “Quella di Marchionne è un’operazione vista altre decine di volte in aziende che poi chiudono. Si sfrutta l’esistente fin che ci sono residui margini di reddito per la proprietà. Per questo, per difendere occupazione e produzione, è indispensabile che Fiat sia di proprietà pubblica” è la considerazione, senza mezze misure, di Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale CUB. La disdetta del contratto nazionale e degli accordi aziendali sono interventi per un’azienda che ha deciso di chiudere aumentando sfruttamento e riducendo le tutele e i diritti, e l’uscita da Federmeccanica indebolisce l’organizzazione padronale e non darà vantaggi alla stessa Fiat. “E’ evidente che i fantomatici progetti di investimenti di 20 miliardi di euro, i nuovi modelli da produrre a Mirafiori, a Bertone e nelle altre fabbriche, e la rinascita del marchio Alfa sono funzionali agli obbiettivi di chiusura dell’attività, così com’è una colossale balla promettere il raddoppio della produzione mentre continuano a ridursi le vendite in Italia e in Europa e oltre la metà dei lavoratori sono stabilmente in cassa integrazione”. Di vero invece c’è la chiusura di Termini Imerese, dell’Irisbus Iveco di Flumeri, la Cnh di Imola e la definitiva chiusura di Arese, e adesso, con il presunto contratto dell’auto, Fiat vuole imporre il suo potere assoluto nelle fabbriche e azzerare tutele e diritti, un’operazione inquadrabile nella nuova strategia della cosiddetta riforma del lavoro che prevede libertà di licenziamento. “Chi vuol rimanere seriamente nell’auto investe, fa ricerca e sviluppa progetti; l’esperienza ci insegna che quanto imposto dalla Fiat ai lavoratori non è servito a difendere l’occupazione e il settore auto” prosegue Tiboni “In realtà, è ben chiaro che nei progetti della Fiat non c’è il futuro per i lavoratori né per l’industria dell’auto in Italia”.

Confederazione Unitaria di Base

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