“L’acqua non è di Rocchetta”

Non basterebbe un libro per raccontare questa storia di resistenza popolare che vede schierati gli abitanti di Gualdo Tadino – quindici mila residenti, tra Gubbio e Assisi, in provincia di Perugia – contro l’intero potere economico e politico locale tra cui la Spa Rocchetta.


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CON UNA CERTA ABILITÀ
Ascoltare straordinarie storie di ribellarsi facendo, leggere brani di un libro, scambiare abbracci e auguri di Natale, mangiare cibo buono in un luogo accogliente e sorprendente, un pezzo di campagna dentro Roma. La Taverna comunale di martedì 20 dicembre alla Tenuta della Mistica – nell’azienda di agricoltura biologica di Capoadarco – si annuncia come una serata speciale. E per chi ha scelto di chiamarsi Comune (dal latino cum-munus, mettere in comune, dove munus rimanda a un dono da dare) è il momento di donare una sorpresa a tutti i partecipanti

 

ROCCHETTA SI FA BELLA, MA L’ACQUA NON È SUA
Non basterebbe un libro per raccontare questa storia di resistenza popolare che vede schierati gli abitanti di Gualdo Tadino – quindici mila residenti, sulle falde dell’Appennino, tra Gubbio e Assisi, in provincia di Perugia – contro l’intero potere economico e politico locale: la Spa Rocchetta, la Regione, il Comune e anche i sindacati coalizzatisi nel pretendere il rinnovo con ampliamento per altri venticinque anni della concessione per la captazione dalle sorgenti del monte Rocchetta della famosissima acqua minerale che fa fare “plin plin”. Nuovi pozzi, trincee e tubature a cielo aperto in cambio di 22 nuovi posti di lavoro negli impianti di imbottigliamento…
PAOLO CACCIARI

PENSARE IN MODO DIVERSO LA POLITICA
Scambiare la libertà che le donne vanno faticosamente conquistando, a cominciare dalla vita di ogni giorno, con la volontà di sopraffazione del maschio appartiene ancora una volta all’immaginario maschile, ricorda Lea Melandri. È una trappola che ha una lunga storia ma emerge oggi anche nei film della Disney (come Oceania, definito “film femminista”, dove lei è una eroina e lui un bamboccione, che finisce di rafforzare l’idea sbagliata secondo cui le femministe vorrebbero un mondo di donne forti e uomini deboli). Quello che invece i movimenti delle donne negli anni Settanta hanno iniziato a sperimentare – ad esempio con l’autocoscienza – è una critica a tutte le form e di potere, è pensare differentemente la politica, cioè “portare l’attenzione sulla soggettività di ognuna, attraverso la relazione con le altre donne, intendere la libertà come processo di liberazione (presa di coscienza) dalla complicità profonda con il pensiero maschile…”
LEA MELANDRI

L’IRRUZIONE DEL “FEMMINILE” L.M.

LE GRANDI ISOLE DI BARCELLONA
Prima si tratta di abbandonare le opere faraoniche e il primato dell’investitore privato e del turista come referenti del business cittadino. Poi si tratta di limitare la presenza del traffico su gomma riempiendo la città di verde e soprattutto di grandi isole pedonali, le Superillas, pensate insieme ai cittadini. Fantascienza? Quelli di Barcelona en Comú dicono di no
FRANCESCA COMOTTI

INDICAZIONI UTILI SUL REDDITO PER TUTTI
Erogare un sussidio come diritto e senza condizioni, abolire la povertà, sburocratizzare lo stato sociale, socializzare le difficoltà individuali, non considerare risolutiva la crescita economica, garantire libertà nell’uguaglianza… Le ragioni del reddito per tutti hanno basi e riferimenti validi e perfino storici
UGO CARLONE

DECOLONIZZARE LA PALESTINA
La fondazione dello stato israeliano nasce da una «pulizia etnica pianificata» che ha prodotto milioni di rifugiati, gli unici che, ha sottolineato ironicamente, vogliono ritornare al loro Paese ma a cui l’Occidente glielo impedisce. Pappé propone quindi di «decolonizzare» la Palestina e di riportarla al centro del dibattito politico internazionale
ROBERTO PRINZI

LA LORO FRENETICA ANSIA DI PSEUDO MODERNITÀ
“Chi decide per noi cosa dobbiamo insegnare, quante ore là e quali materie qua, è piccolo piccolo quando, obnubilato dal presente, dal ciò che conta ora, qui, subito, si affretta a rincorrerlo in una frenetica ansia di pseudo modernità – scrive Claudia Fanti, maestra -, proponendo qualcosa di già scaduto, che non ha bellezza… Invece la mente dei nostri grandi Piccoli non si accontenta di materia facile… Amano riflettere insieme sulla lingua, mettere ordine, studiare insieme, recitare, danzare, misurarsi nell’espressione orale, se l’adulto li lascia provare e scoprire l’arte della narrazione e dell’esposizione… Si esaltano nell’ascolto di brani musicali… Saranno un futuro straordinario se cresciuti in libertà e responsabilità, nel riconoscimento delle emozioni, se non li si opprimerà in rigidi schemi di organizzazione di contenuti e tempi contingentati da programmazioni asburgiche. Pensare in grande è dare spazio, spazi e tempo, tanto tempo, all’infanzia… “
CLAUDIA FANTI

CI VUOLE IL TEMPO CHE CI VUOLE QUADERNO DI COMUNE

SE I BAMBINI RIBALTANO LA CITTÀ
Infanzia alla Ribalta giunge alla sua terza edizione. Questa rete, nata nel 2013 dall’unione delle forze e dei saperi di associazioni, realtà e soggetti che da anni si impegnano nel campo dell’educazione e lottano per costruire una scuola sempre più “pubblica, laica e solidale”, vuole continuare a crescere e a coinvolgere. Nuovo Cinema Palazzo, Movimento di Cooperazione Educativa, Cemea del Mezzogiorno, La Rete delle Scuole Popolari di Roma, Zalab e Slurp invitano educatori, insegnanti, genitori e appassionati a partecipare a una serie di incontri tematici costruiti a partire da alcuni dei temi più discussi e problematici per chi oggi lavora e vive nella scuola. Come superare la cecità ; e la noia dei libri di testo? Che strumenti usare per costruire classi accoglienti nonostante la violenza che circonda le bambine e i bambini? Si possono utilizzare ancora oggi, nelle classi pollaio, metodologie diverse per imparare a leggere e a scrivere? Riusciamo a resistere insieme, a portare avanti la scuola del fare e dei laboratori anche se le riforme il tempo pieno l’hanno distrutto? Cinque domeniche, cinque pomeriggi di laboratori, incontri, presentazioni di libri e visone di documentari
R.C.

LA TAVERNA DELL’ASILO NEL BOSCO
Abbiamo indossato un paio di scarpe comode pronte a sporcarsi con un po’ di fango, appuntato il nome della strada da raggiungere, avvolto i biscotti e il ciambellone fatti in casa e siamo partiti. La Taverna comunale all’asilo nel bosco di Ostia è cominciata così, con la consapevolezza che quell’angolo di campagna romana non è solo un asilo per cinquanta bambini ma un riferimento importante per una comunità in cammino con tanti e tante, non solo a Roma. Di certo è stata una giornata bellissima, tra laboratori, cibo buono, bella gente e tante idee (qui un breve racconto e molte foto)
R.C.

 

 

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